di Americo Mascarucci

“O Franza o Spagna purché se magna” è il motto attribuito al fiorentino Francesco Guicciardini, che fu ambasciatore presso la corte di Spagna, diplomatico e condottiero al servizio del Papato, per giustificare i cambi di alleanze.

Oggi non si tratta più di scegliere se essere alleati di Parigi o di Madrid a seconda delle convenienze, ma come difendersi dagli attacchi concentrici che arrivano dal governo francese e da quello spagnolo all’indirizzo di quello italiano. Eh sì, perché Francia e Spagna sembrano non digerire la presenza a Roma di un governo di destra guidato da una donna, Giorgia Meloni, definita di estrema destra pur appartenendo in Europa alla famiglia dei conservatori e non a quella dei lepenisti.

Ma andiamo per ordine. Da Parigi è arrivato l’attacco di Stéphane Séjourné, presidente di Renaissance, il partito di centrosinistra fondato e guidato da Macron, che ha definito “ingiusta, inumana e inefficace” la politica migratoria dell’Italia. Un attacco in verità rivolto in direzione dell’estrema destra francese guidata da Marine Le Pen che sembra aumentare nei sondaggi in vista delle elezioni europee del 2024 a scapito del partito di governo che è invece sempre più impopolare. In pratica il leader francese ha attaccato suocera, cioè Meloni, per colpire nuora, ovvero Le Pen che sta guadagnando consensi cavalcando le proteste di piazza contro il governo Macron. Ma non solo, in qualche modo l’avvertimento è indirizzato anche all’estrema sinistra di Mélenchon che sta guidando l’opposizione sociale anti-Macron e che in qualche modo viene accusata di fare così il gioco della destra. Ma come detto Meloni e Le Pen non fanno parte della stessa famiglia, sono due destre diverse, al punto che il referente italiano della leader francese è stato sempre Matteo Salvini e non l’attuale premier.

Da Madrid invece l’attacco porta la firma della ministra del Lavoro spagnola, Yolanda Diaz, che ha bocciato i provvedimenti dell’esecutivo in tema di lavoro. In Spagna a fine anno si terranno le elezioni politiche e tutti i sondaggi danno vincente il centrodestra a scapito dei socialisti, e in forte crescita anche Vox il partito di destra considerato l’equivalente spagnolo di Fratelli d’Italia. Si teme una possibile saldatura fra Popolari e Vox in vista della formazione di un futuro governo anche se fra i due partiti la concorrenza elettorale è molto forte. Da qui quindi l’attacco al governo Meloni, da parte di una ministra proveniente dalla sinistra più radicale e movimentista (una sorta di versione spagnola di Elly Schlein). Per giunta anche in Spagna in questo periodo ci sono le elezioni amministrative in importanti città e il risultato nei Comuni in qualche misura sarà propedeutico poi a quello nazionale.

Tanto in Francia che in Spagna temono che l’effetto Meloni possa estendersi anche in Europa premiando i partiti della destra, ragione per cui da parte delle sinistre c’è il tentativo di screditare il lavoro del governo italiano.

Davvero sgradevole questa intromissione di Paesi stranieri nelle vicende italiane, un’abitudine in verità che soprattutto i francesi non hanno mai perduto, visto che si sta ripetendo un copione già visto quando al governo c’era Berlusconi. E’ da anni che la sinistra quando si trova all’opposizione chiede aiuto agli alleati europei; era successo anche in occasione delle ultime elezioni politiche, quando Enrico Letta in visita in Germania ottenne l’investitura da parte dei socialdemocratici tedeschi con tanto di attacchi alla destra “fascista” italiana.

Ma come ha reagito Meloni? La premier italiana è intervenuta da Praga dove ha incontrato il primo ministro ceco Petr Fiala il cui partito appartiene alla famiglia dei Conservatori europei, la stessa di Fratelli d’Italia. Non è un mistero per nessuno che Giorgia Meloni punta a rafforzare, in vista delle prossime elezioni europee, il fronte dei conservatori con l’obiettivo di poter creare con i popolari europei una nuova maggioranza di centrodestra nel Parlamento di Strasburgo senza più i socialisti. Il tour a Praga ha anche questo obiettivo che naturalmente spaventa le sinistre europee preoccupate di una possibile riuscita del progetto, visto che i partiti della famiglia socialista, e gli alleati centristi alla Macron, sono pressoché in crisi ovunque.

“Utilizzare la politica degli altri governi per regolare i conti interni non è l’ideale dal punto di vista della politica e del galateo – ha detto Meloni riferendosi agli attacchi francesi – Evidentemente c’è qualche problema che il governo francese deve risolvere, ma non credo che sia un problema che hanno con noi. Evidentemente c’è qualche problema di tenuta del consenso che bisogna affrontare”. E non è un caso che gli attacchi contro il governo italiano, da Parigi sono iniziati contestualmente allo scoppio delle tensioni sociali causate dalla riforma delle pensioni del governo Macron che stanno infiammando le piazze. E si sa, quando la sinistra è a corto di argomenti e in forte crisi di popolarità rispolvera puntualmente il pericolo fascista.

“A me non risulta che ci siano problemi bilaterali tra Italia e Francia – ha detto ancora Meloni – devo presumere che siano delle discussioni legate alla politica interna. È l’unica spiegazione sensata che vedo. Non credo che sia molto proficuo utilizzare le relazioni internazionali per risolvere i propri problemi di politica interna, ma ognuno fa le scelte che vuole fare”.

Stesso discorso per ciò che riguarda gli attacchi della Spagna: “Mi pare che sia la stessa dinamica – dice la premier –  perché si cita il governo italiano e si fa riferimento ai partiti dell’opposizione interna”. Secondo Meloni le critiche della ministra del governo socialista di Pedro Sanchez dimostrano che non si “conosce bene la situazione, visto che in Italia si è segnato il record storico di occupati e di contratti stabili. Forse non si conosce bene il lavoro che sta facendo il governo italiano, ma ripeto, è una dinamica che francamente è poco sensata se non per difficoltà interne che si hanno e per la quale si utilizzano altri governi. Ma la cosa non mi preoccupa particolarmente: se in Europa c’è molta gente che parla di noi è perché il nostro lavoro lo stiamo facendo molto bene”.

Che gli attacchi di Francia e Spagna siano un boomerang se ne è accorto anche il leader di Azione Carlo Calenda che ha commentato: “Ho sempre preso posizione a difesa del governo italiano quando è stato attaccato da membri di governo degli altri Paesi europei, perché non è un buon modo di collaborare: se si deve dire una cosa la si dice quando ci si incontra nei bilaterali. L’attacco, per esempio, della ministra spagnola, o l’attacco del ministro francese di qualche giorno fa sono errori invece e non si fa politica in questo modo”.

Ma a pensarci bene quello che stanno facendo i centrosinistri francesi o i socialisti spagnoli, è né più né meno quello che fanno anche le sinistre italiane, vedi ad esempio il Pd, che hanno sempre il vizio di attaccare il governo italiano denigrando Paesi come l’Ungheria o la Polonia, specie quando si tratta di migranti o di diritti Lgbt. Un tempo l’accusa che veniva mossa alla destra italiana era di essere filo Putin, ma da quando Meloni ha sposato l’atlantismo duro e puro e il sostegno pieno ed incondizionato all’Ucraina ancora prima di andare al governo, il gioco non ha funzionato più e si è dovuto riscrivere il copione.

Appare evidente quindi come contro il governo italiano sia in atto una strategia d’attacco chiaramente indirizzata in vista delle elezioni europee del prossimo anno. Cinque anni fa il pericolo era rappresentato dai sovranisti modello Salvini-Le Pen, oggi invece dai conservatori di cui Giorgia Meloni è forse il massimo esponente a livello europeo. Un modello cui guardano i partiti della destra europea che come detto i sondaggi danno in crescita un po’ ovunque, parallalamente invece ad una crisi di consenso delle sinistre. Il rischio che gli equilibri in Europa possano spostarsi a destra è sempre più concreto,ragione per cui in Francia e in Spagna, e presto forse anche in Germania, è partito il piano d’attacco.

E’ dunque probabile che quelli arrivati da Parigi e Madrid siano in realtà soltanto gli assaggi di una strategia destinata ad intensificarsi con l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale europeo. Segno di una sinistra, moderata o radicale, sempre più sull’orlo di una crisi di nervi.

Fonte:

Di BasNews

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