di Fabrizio Poggi per l’AntiDiplomatico

A conclusione dell’incontro con Recep Erdogan a Soci, Vladimir Putin ha dichiarato che lo scorso 17 luglio la Russia si era vista costretta a ritirarsi dal cosiddetto “Accordo sul grano”, la Black Sea Grain Initiative – che prevedeva l’opportunità offerta a Kiev di esportare frumento da tre porti ucraini – ma che è pronta a rinnovare l’accordo, non appena verranno realizzate tutte le clausole, che invece erano rimaste inevase, praticamente sin dall’inizio dell’accordo, sottoscritto il 22 luglio di un anno fa. 

«Ci avevano semplicemente obbligato a prendere la decisione di ritirarci dall’accordo», ha detto Putin, dal momento che «i paesi occidentali rifiutano di adempiere le condizioni previste dall’accordo. È evidente che la fine dell’accordo non ha influito sui mercati alimentari globali. Noi saremo disposti a rianimare l’accordo sul grano. E lo faremo immediatamente, non appena saranno adempiuti tutti gli accordi». Il presidente russo ha aggiunto che nel giro di 3-4 settimane, Mosca comincerà la fornitura gratuita di frumento a sei paesi africani.

Nel corso dell’incontro col presidente turco, tra gli altri argomenti trattati (ma è stato evitato il tema della consegna a Kiev, a dispetto degli accordi, degli azoviti precedentemente detenuti in Turchia, su cui Mosca avrebbe avuto qualcosa da ridire) Putin ha anche detto che la Russia potrebbe fornire il proprio gas a paesi terzi attraverso la Turchia e che è probabile la prossima conclusione di un accordo per la realizzazione di un hub del gas russo in Turchia. Il fatto è che non cessano tuttora i tentativi ucraini di attaccare i gasdotti “Turkish stream” e “Blue stream”, che portano il gas russo in Turchia; i nostri vascelli, ha detto Putin, «sorvegliano quei gasdotti, mentre essi [gli ucraini] li attaccano di continuo, anche con l’utilizzo di droni, che partono da porti ucraini. Ci si deve accordare su tutto: anche sul fatto che nulla di simile non dovrà più avvenire e che le promesse fatte alla Russia saranno rispettate». Ma, quali erano le clausole della “Black Sea Grain Initiative che, non attuate, avevano convinto Mosca a non prorogare l’accordo per la quarta volta?

Al momento del ritiro dall’accordo, Mosca aveva ricordato che nel 2022 erano stati firmati a Istanbul due accordi interconnessi: la “Black Sea Initiative” sull’esportazione di prodotti agricoli ucraini e ammoniaca russa, e il Memorandum Russia-ONU sulla normalizzazione delle esportazioni russe di prodotti agricoli e fertilizzanti. L’obiettivo dichiarato dall’ONU era quello di garantire la sicurezza alimentare globale, ridurre la minaccia della fame e aiutare i paesi bisognosi in Asia, Africa e America Latina. Allo scopo, era stato individuato un corridoio marittimo umanitario, e il Centro di coordinamento congiunto (JCC) a Istanbul operava registrando e ispezionando le navi destinate all’esportazione dei prodotti agricoli.

Oggi, ha detto Putin a Soci, vediamo benissimo che Kiev utilizza quei corridoi marittimi a scopi militari: «mentre la Russia ha assicurato in maniera precisa le garanzie di sicurezza di navigazione nel quadro dell’accordo, l’altra parte ha utilizzato i corridoi umanitari per portare attacchi terroristici contro obiettivi civili e militari russi». D’altra parte, ha ricordato ancora una volta Putin, in un anno di operatività dell’Accordo, ai paesi considerati bisognosi – Etiopia, Yemen, Afghanistan, Sudan, Somalia – non era andato che il 3% (meno di un milione di tonnellate) sugli oltre 32 milioni totali di prodotti esportati, mentre oltre il 70% (26,3 milioni di tonnellate) aveva preso la via di paesi con livelli di reddito medio-alto, UE compresa. Lo scorso luglio, il Ministero degli esteri russo aveva anche denunciato come i paesi europei acquistino grano ucraino a prezzi di dumping e, una volta lavorato, lo rivendano «come prodotto finito ad alto valore aggiunto. Gli occidentali guadagnano due volte, sia sulla vendita che sulla lavorazione del grano. Inoltre, USA e UE speculano sui prezzi, creando una carenza artificiale di merci, e spingono i prodotti agricoli russi fuori dai mercati mondiali attraverso l’imposizione di sanzioni unilaterali illegali». Per quanto riguarda il Memorandum Russia-ONU, non è mai entrato in vigore e anzi si sono ripetuti nuovi pacchetti di sanzioni UE alla Russia, così da impedire pagamenti bancari russi, assicurazioni e logistica dei trasporti, forniture di pezzi di ricambio  e attrezzature per produzione agricola e fertilizzanti ecc. Non riattivato nemmeno il collegamento di Rosselkhozbank al SWIFT. Rimaste in larga parte bloccate in vari paesi di transito le forniture gratuite di fertilizzanti minerali russi ai paesi più poveri sotto egida ONU. Non rispettata la riattivazione del condotto Togliatti-Odessa per l’ammoniaca, prevista da entrambi gli accordi di Istanbul: lo scorso 5 giugno, il regime golpista di Kiev aveva fatto saltare in aria il condotto. Non paghi delle sanzioni in vigore, The Wall Street Journal scrive ora che USA, Gran Bretagna e UE intendono far pressione sugli Emirati Arabi Uniti, perché Abu Dhabi cessi le forniture alla Russia di merci – microprocessori per computer, componenti elettronici e altri prodotti “a doppia destinazione” – che potrebbero aiutare Mosca nel conflitto in Ucraina.

E a proposito del conflitto, Putin ha dichiarato che nella cosiddetta controffensiva ucraina non si è verificato «uno slittamento, ma si tratta di una disfatta. In ogni caso, a oggi appare proprio così. Vedremo cosa si verificherà in futuro, spero che sarà così anche in futuro». Allo stesso tempo, il presidente russo ha detto che Mosca non ha mai rifiutato colloqui per l’Ucraina e nemmeno oggi li rifiuta, anche se nessuno ha discusso con la Russia di nuove iniziative di pace. Con l’intermediazione turca, ha detto Putin, era «stata raggiunta un’intesa, ci sono stati progetti di documenti, concordati tra delegazioni russe e ucraine»; purtroppo, poi, «l’Ucraina ha mandato tutto in discarica» e dopo «semplicemente nessuno ci è più tornato sopra».

In conclusione, nota ColonelCassad, sembra che i colloqui del 4 settembre, debbano in realtà porre la parola fine all’Accordo sul grano, perlomeno alle condizioni iniziali, mentre pare più probabile un accordo russo-turco in base al quale Mosca, attraverso la Turchia, fornirà un maggior volume di frumento ai paesi più poveri. Le condizioni «citate da Putin, per cui la Russia potrebbe tornare al precedente Accordo, appaiono irrealizzabili, mentre Ankara non dispone di alcuna leva per poter assicurare quelle condizioni, stante la contrapposizione USA». Così che, unici veri effetti dei colloqui di Soci, potranno essere un maggiore sviluppo degli scambi russo-turchi (si parla di circa 100 miliardi di dollari); continuerà l’import, vitale per Mosca, “sottobanco” di merci attraverso la Turchia; ed è molto probabile la futura realizzazione di un’altra centrale atomica russa in Turchia. 

Fonte:

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-vertice_di_sochi_cosa_hanno_deciso_putin_e_erdogan_sulla_black_sea_grain_initiative/45289_50717/

Di BasNews

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