Quando si è sconfitti, uno dei modi per uscirne fuori minimizzando i danni è quello di ridefinire la vittoria in maniera che essa rassomigli talmente alla sconfitta da poter essere confusa con quella. Ne parlo perché in qualche modo è una tecnica della persuasione nuova e permessa dalla proprietà totale dei media, come si è potuto constatare durante la pandemia dove tutte le definizioni scientifiche precedentemente accettate sono state stravolte per dare spazio alla sagra della peste e dei salvifici vaccini.
La stessa cosa ora accade con l’ Ucraina dove si cerca una strada per nascondere ai cittadini occidentali la realtà e anche la debolezza del potere dal quale essi si sentono sovrastati. Adesso per esempio si comincia a dire che il regime di Kiev non dovrebbe tentare di riconquistare territorio dalla Russia perché questo non è più un indicatore di vittoria. Che non bisogna immaginare una guerra di logoramento contro la Russia poiché non offrirebbe garanzie di successo, che Zelensky dovrebbe smettere di essere così russofobo e che insomma la vera vittoria consisterebbe nel resistere a oltranza, magari mettendoci di mezzo colloqui di pace, per conservare un rimasuglio di Ucraina occidentalizzata.
Ora è sempre più evidente che si vogliono fare i conti senza l’oste che in questo caso è Putin, ma anche il minimo indispensabile di sicurezza strategica per Mosca e si pensa di coinvolgere il Cremlino in falsi colloqui tipo Minsk ed appare evidente che il concetto di vittoria occidentale è diverso da quello del resto del mondo o della Russia, ma rassomiglia piuttosto ad un congelamento del conflitto quando i rischi e i costi cominciano a superare i vantaggi attesi. Insomma mettere un punto prima del disastro. È qualcosa di folle a ben pensarci, ma in questo momento può reggere come narrazione di emergenza fondamentalmente perché la Russia non ha alcun interesse a distruggere in fretta e aumentando le sue perdite, ciò che resta delle forze ucraine, perché deve in qualche misura incorporare i nuovi territori già conquistati dove è in corso una gigantesca ricostruzione e le altre aree russofone dalle quali caccerà i nazisti, ovvero Odessa e le altre città della costa.
La Russia deve costruire e non distruggere che è la ben nota specialità della Nato e può anche permettersi che un sinedrio di idioti possa far passare la sconfitta per vittoria agli occhi dei suoi sudditi. Alla fine le narrazioni non vincono le guerre.