Sappiamo fin troppo bene che più cattive sono le intenzioni, più vengono vestite con i panni delle buone e così quella che potrebbe pare una buona notizia si rivela invece pessima. Mi riferisco al fatto che Pfizer e Moderna dopo miliardi di vaccinazioni e profitti stellari  abbiano annunciato – bontà loro – l’intenzione di avviare studi clinici sui più noti e frequenti effetti collaterali dei loro sieri genici ossia le infiammazioni cardiache che colpiscono soprattuttto, i bambini, gli adolescenti e le persone più giovani. Da una parte si potrebbe salutare con qualche soddisfazione il fatto che termina il tentativo di negare qualsiasi conseguenza più grave di un malessere passeggero, dovuta ai cosiddetti vaccini, ma dall’altra è visibilissima l’intenzione delle due multinazionali di non lasciare libero il campo alla ricerca indipendente ancora rimasta. Pfizer e Moderna si fanno avanti con tutto il peso dei loro soldi, delle loro strette relazioni sia con le burocrazie sanitarie sia con l’Università, con l’insieme insomma dei loro conflitti di interesse per cercare di minimizzare una realtà che è sotto gli occhi di tutti.

Anzi a partire dalla formazione del campione – finora 250 persone affette da miocardite – si può intuire sin da ora quale sarà lo scopo ultimo della ricerca: la chiave di lettura sta nel fatto  che i ricercatori “confronteranno questo pazienti con un sottogruppo di pazienti con sindrome infiammatoria multisistemica pediatrica, nota anche come MIS-C, associata all’infezione da Covid”.  Visto che durante tutto il 2022 e per quasi metà del 2021 si è tentato di attribuire al Covid stesso ciò che invece andava addebitato ai vaccini ( e il confronto tra il  2020 e  il 2021 -22 parla chiaro) non si può non sospettare che la partecipazione di Pfizer e di Moderna preludano quanto meno a una minimizzazione di un problema che non si può più nascondere nemmeno con l’ausilio di tutti i media: Paul Burton, chief medical officer di Moderna, ha riconosciuto che gli scienziati non sono sicuri di cosa stia causando i potenziali problemi cardiaci del vaccino Covid. ” Non lo capiamo ancora e non esiste un buon meccanismo per spiegarlo”, ha ammesso a NBC News. Del resto  il Cdc americano già nel luglio dell’anno scorso aveva pubblicato un n rapporto in cui si affermava: “È stato osservato un aumento del rischio di miocardite nei vaccinati con mRNA COVID-19, in particolare nei maschi di età compresa tra 12 e 29 anni “. Se questa era la conclusione di una struttura ampiamente collusa con i produttori dei vaccini si può essere certi che la realtà è molto più inquietante. A cominciare dal fatto che nonostante queste evidenze si è continuato a vaccinare gente sempre più giovane.

Non è nemmeno un caso che questa ricerca sia stata annunciata quando è diventata chiarissima la scarsa propensione delle popolazioni a sottoporsi ad altre dosi e si è quindi passati dalla fase del negazionismo assoluto al riconoscimento dell’esistenza di qualche problema, tanto per non perdere del tutto la faccia  la faccia e fare in modo che il problemi appaiano marginali. Per Pfizer e Moderna che hanno presentato studi clinici ampiamente manipolati per poter ottenere l’autorizzazione di emergenza, senza che le burocrazie sanitarie si accorgessero della cosa, la realtà non è certo un problema.

Fonte:

Di BasNews

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