Federico Giusti 

A proposito dei rinnovi contrattuali nella Pubblica Amministrazione

In vista delle elezioni europee è assai probabile la sottoscrizione dei contratti nei 4 comparti in cui è suddivisa la Pubblica amministrazione, un buon biglietto da visita per il Governo in vista delle urne di fine primavera.

Come  consuetudine si diffondono cifre sui futuri aumenti senza mai discernere tra paga base, salario accessorio, omettendo di dire che nella spesa preventivata sono incluse anche le indennità di vacanza contrattuale già erogate con la modica cifra di circa 11 euro mensili.

La intera discussione contrattuale è comunque fuorviante, si  calcolano i rinnovi con il codice Ipca che esclude dal costo della vita i consumi energetici dai quali sono arrivati, proprio negli ultimi anni, i principali rincari.

Con il Trattato di Maastricht del Febbraio 1992 nasce questo nuovo indice di riferimento al fine di adottare una misura della inflazione comune ai paesi Ue.

L’Ipca dovrebbe comunque verificare la convergenza economica dei vari Paesi membri facendo riferimento a  un paniere di beni e servizi tenuto conto delle particolarità di ogni Stato Ue oltre a regole comuni. Di fatto il codice Ipca ha determinato le politiche di austerità salariale i cui effetti sono stati accentuati in Italia più di ogni altro paese della UE ma di questo non si parla da lustri.

Poi potremmo anche estendere il ragionamento alla miseria della indennità di vacanza contrattuale e alle disparità esistenti tra i vari comparti della Pa fino alla contrattazione di secondo livello.

Ma torniamo ai rinnovi soffermandoci su quello degli Enti locali destinato a 403.633 dipendenti  divisi tra Regioni, Province, Comuni  e con aumento medio lordo previsto attorno a 118 euro al mese.

Maggiori dettagli e cifre aggiornate arriveranno a giorni dopo l’esame del Ministero dell’Economia ma se guardiamo al costo reale della vita e alla cifra netta da percepire siamo certi di non sbagliare nell’asserire che i salari perderanno ulteriore potere di acquisto

Le tempistiche non sono ancora chiare ma i comparti della Sanità e degli Enti territoriali per una volta potrebbero essere sottoscritti prima degli statali non avendo percepito, a fine anno 2023, l’anticipo degli aumenti nella forma di indennità di vacanza contrattuale rafforzata.

Sole 24 Ore Enti locali rifletteva giorni or sono sulla scarsa attrattività degli Enti locali al cospetto dei Ministeriali con salari decisamente inferiori, situazione annosa ma da sempre avallata anche dai sindacati firmatari di contratto.

L’erosione del personale pubblico  (negli enti locali siamo passati da oltre 467 mila unità del 2016 agli attuali 403.633 ) investe la sanità e non solo gli Enti locali, la sola risposta credibile per il sindacato potrebbe essere quella di equiparare questi stipendi ai livelli di altri comparti pubblici ma una scelta del genere aumenterebbe la spesa pubblica e sappiamo quanto siano sensibili alla ragion di stato i sindacati firmatari.

E quindi  l’Aran, in accordo con Cgil Cisl Uil e la galassia del sindacalismo autonomo (ma talvolta anche Usb che alla fine i contratti sovente li firma ),  cercheranno di recuperare qualche spicciolo con il solito welfare integrativo indispensabile anche per indebolire la previdenza pubblica e scambiare porzioni di salario con servizi e benefit. In questi mesi numerosi enti locali di piccola entità hanno ridotto gli spazi assunzionali per problemi di bilancio, le assunzioni previste dal Pnrr sono a tempo determinato e finalizzate al raggiungimento degli obiettivi, ergo non incrementeranno le assunzioni a tempo indeterminato: E per chiudere non saranno ostacolate le campagne denigratorie contro i dipendenti pubblici  da cui scaturisce malcontento e sfiducia della cittadinanza.

Sullo sfondo del rinnovo contrattuale si intravedono già i problemi irrisolti ; bassi stipendi, indennità destinate solo ad alcune figure professionali, incremento della contrattazione di secondo livello su materie poco rilevanti, mancati fondi per la formazione.

Sono lontani i tempi nei quali il rinnovo di un contratto nazionale era anche occasione per una nuova politica assunzionale capace di riportare gli organici degli enti locali ai livelli di almeno 10 anni or sono, per accrescere il potere di acquisto e di contrattazione,  per rivedere in maniera equa gli inquadramenti professionali stanziando fondi per la formazione e indicando obiettivi raggiungibili per l’accrescimento, qualitativo e quantitativo dei servizi.

E quanto accadrà nei prossimi mesi non è certo una inversione di tendenza rispetto alle politiche di indebolimento del pubblico a mero favore del privato. Ovviamente con l’assenso dei sindacati firmatari

fonte:

Di BasNews

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