di Angele Mulibinge

La Chief Technology Officer di OpenAI, ha annunciato tramite un’intervista con il Wall Street Journal che Open AI sta per lanciare un nuovo progetto, che prenderà il nome di “ Sora”. Il rilascio è previsto per la fine dell’anno e consentirà a milioni di utenti di realizzare video ultra realistici a partire da semplici testi. Quello che non tutti sanno che esiste già una prima versione di Sora, che però è riservata ad una stretta nicchia composta da artisti, designer e registi.

Lo scopo di OpenAI è quello di rendere la nuova tecnologia disponibile a tutto il pubblico del web entro il termine del 2024, con l’aggiunta di nuove funzionalità al fine di aumentare la concretezza e il realismo delle scene. Inoltre la ormai nota collaborazione con Shutterstock permetterà ad OpenAI di utilizzare dati pubblici o concessi in licenza per addestrare il modello di intelligenza artificiale di Sora.

Nonostante vi sia una forte e positiva curiosità collettiva per questa nuova tecnologia, persistono preoccupazioni riguardo al suo possibile uso improprio, in particolare per la diffusione di disinformazione e notizie false.

Per queste motivazioni OpenAI adotterà, con tutta probabilità, misure preventive simili a quelle già in uso per DALL-E, come la non generazione di immagini di personaggi pubblici e l’apposizione di filigrane nei video per distinguerli dalla realtà.

Queste precauzioni, come è stato sottolineato da vari esperti tech, si rivelano cruciali anche alla luce delle prossime elezioni presidenziali americane del 2024. Inoltre nonostante i costi energetici significativi, OpenAI si impegna a mantenere il prezzo di Sora competitivo, simile a quello di DALL-E.

Questo lancio segna un’importante evoluzione nell’ambito dell’intelligenza artificiale generativa, mostrando capacità di avanzamento rapide e impressionanti. Ciò che ha suscitato maggiormente polemica è l’origine dei dati che sono stati utilizzati ( e vengono utilizzati tutt’ora) per il training di Sora.

La chief Technology Officer non è riuscita a fornire risposte abbastanza esaustive, in quanto si è limitata a dire che i dati in questione provengono da fonti pubbliche oppure ottenute con normale licenza, sfruttando soprattutto la partnership tra OpenAI e Shutterstock.

Non bisogna dimenticare però che “Sora”, fin dai primi tempi di progettazione è finito nel mirino del Garante della privacy italiano. 

Gli elementi su cui l’Autorità a tutela della privacy vuole fare luce sono molteplici, tra cui: le modalità di addestramento dell’algoritmo di Sora, il tipo di dati raccolti ed elaborati dal modello di AI (nello specifico , il Garante vuole capire se vi siano dati personali), le fonti adoperate per l’elaborazione delle istruzioni testuali, il ricorso a categorie di dati sensibili, come credenze religiose, convinzioni filosofiche, appartenenze politiche, dati genetici e sanitari, informazioni sull’orientamento sessuale.

Ancora, il Garante vuole vederci chiaro sulla conformità al regolamento europeo di protezione dei dati personali e verificare che le informative agli utenti e le modalità utilizzate per spiegare come vengono usati i dati siano adeguate alle previsioni del pacchetto di norme.

In sintesi ciò che preme all’autorità è chiarire la base giuridica del trattamento dei dati. Il principio è lo stesso per cui nel 2023, quando ChatGPT aveva iniziato a conquistare un sempre maggior numero di utenti, aveva spinto il Garante a intimare l’alt al trattamento delle informazioni degli utenti e a chiedere una serie di aggiustamenti e integrazioni per allinearsi al Gdpr.

fonte:

Di BasNews

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