Uno dei misteri dell’evoluzione è come possano esistere imbecilli di tale forza da pensare che i russi possano aver sabotato e minato i propri gasdotti. Eppure il potere vive proprio di questo sorta di consenso ipnotico e comatoso: l’immagine che apre questo post è una satira fin troppo garbata della parte di popolazione assente dal ragionamento. . In realtà tutta la storia del Nord stream 1 e del Nord stream 2 sono talmente intrecciate con la vicenda della “conquista” dell’Ucraina da parte dell’impero da togliere qualsiasi dubbio su chi sia il vero autore degli attentati. A questo proposito, poiché la conoscenza è il miglior antidoto alla pervicace idiozia della volontà. idiozia sarà bene, fare un po’ la storia di questo gasdotti per ricavarne non soltanto gli indizi di colpevolezza, ma per mostrare come l’atteggiamento europeo così eccessivamente servile nei confronti degli Usa sia stata la chiave di volta dell’attuale rovina del continente.

Dunque tutto nasce nell’aprile 2005 quando con l’accordo tra l’allora Cancelliere tedesco  Gerhard Schröder e il presidente russo Vladimir Putin si decise di dare vita al Nord Stream 1 il cui operatore, Nord Stream AG, era formato da Gazprom con il 51%,  le società energetiche tedesche Wintershall ed E.ON (15,5% ciascuna), l’olandese Gasunie e il fornitore di energia francese Engie (9% ciascuna).con lo scopo preciso di evitare il più possibile il passaggio del gas attraverso l’Ucraina. L’anno precedente infatti le elezioni presidenziali a Kiev videro  uno spostamento dell’asse geopolitico del Paese verso l’occidente creando una crisi del gar tra Mosca e l’Ucraina. Tale  conflitto  riguardava il prezzo che l’Ucraina pagava per le importazioni di gas russe, le tariffe per la trasmissione successiva del gas russo all’Europa occidentale e sudorientale e il volume annuale di trasmissione: in quanto parte dell’ex Unione Sovietica, l’Ucraina fino al 2005 aveva  continuato ad acquistare gas russoa prezzi ben al di sotto dei livelli del mercato mondiale. Inoltre, riceveva  alcune delle consegne gratuitamente in cambio dell’inoltro negli altri paesi europei. Con l’allontanamento del governo ucraino dalla Russia sotto il presidente Viktor Yushchenko e gli sforzi del Paese per diventare un membro dell’UE e della NATO, la Russia ha chiesto che il prezzo che l’Ucraina ha dovuto pagare per le forniture di gas russe fosse adeguato al prezzo del mercato mondiale. Nel corso del conflitto sorto tra i due paesi, si sono verificate ripetute interruzioni delle consegne in Ucraina e una riduzione dei volumi di produzione verso l’Europa occidentale, il che ha portato a colli di bottiglia e guasti alla fornitura in alcuni paesi.

Salta agli occhi che la politica tedesca, ma europea in genere riguardo al gas erafin dall’inizio  profondamente contraddittoria e ipocrita perché da una parte appoggiava il passaggio di Kiev dalla parte euro . Nato, dall’altro però si parava le spalle cercando di aggirare l’Ucraina come area di passaggio del gas. Da notare in tutto questo che la benevolenza occidentale per l’Ucraina si traduceva in raddoppio del prezzo dell’energia. Ma tant’è, mica agli Usa interessa davvero qualcosa dell’Ucraina e degli ucraini.  Ad ogni modo nel 2011 il Nord Stream 1 , sia pure in mezzo a una lunga serie di ostacoli posti direttamente dagli Usa o da essi innescati con altri Paesi del Baltico provocati,  entrò in funzione. Ma poco dopo tutto il nodo si ambiguità  e doppiezza che abbiamo già visto all’opera si ripropose tale e quale: nel giugno 2015, un anno dopo Euromaidan e la violenta cacciata del presidente ucraino Viktor Yanukovych, voluto anche dall’Europa con la Germania in prima fila accanto alla Nuland, le società Gazprom, Royal Dutch Shell, E.ON, OMV ed Engie firmarono  n accordo per aggiungere altri due gasdotti. il Nord Stream 2 e l’estensione del gasdotto del Mar Baltico. Insomma l’Ucraina portata sugli scudi era in realtà considerata un luogo del tutto insicuro per il transito energetico il che dimostra che già a certi livelli si sapeva che il Paese sarebbe stato usato come carne da cannone. Tanto che il Ministero dell’Interno tedesco scrisse nel 2018:  “Lo spostamento delle forniture di gas dall’UGTS [sistema di transito del gas ucraino] ai gasdotti del Mar Baltico aumenterà la sicurezza energetica dell’Europa sostituendo i gasdotti e le stazioni di compressione di fabbricazione sovietica che necessitano di ammodernamento con attrezzature nuove e moderne. Inoltre, non vi è alcuna possibilità di interruzioni di consegna dovute agli stati di transito”.

Questo era il pensiero generale che oggi viene nascosto e negato: ma nell’aprile 2017 , cinque società energetiche europee hanno firmato un accordo di finanziamento con Nord Stream 2 AG, una consociata interamente controllata da Gazprom con sede in Svizzera:

  • Wintershall Dea (Germania, maggioranza di proprietà di BASF)
  • Engie (Francia)
  • OMV (Austria)
  • Shell (Regno Unito/Paesi Bassi)
  • Uniper (allora ancora una controllata E.ON, dal 2020 partecipata a maggioranza dal gruppo energetico finlandese Fortum)

Gazprom ha assunto il 50 per cento dei costi di finanziamento del progetto da 10 miliardi di euro, le altre società il 10 per cento ciascuna. Il nuovo gasdotto avrebbe avuto la capacità non solo di eliminare la necessità dell’Ucraina come paese di transito per rifornire l’Europa di gas russo, ma anche di consentire una riduzione delle forniture attraverso il gasdotto Yamal-Europa. Le autorità di Berlino approvarono  il trasferimento attraverso la parte tedesca del Mar Baltico all’inizio del 2018 e i  lavori di costruzione iniziarono  nel maggio dello stesso anno. Il completamento era  previsto entro la fine del 2019. Tuttavia, poiché Finlandia, Svezia e Danimarca non avevano ancora approvato la rotta dei  attraverso le rispettive parti delle loro acque sovrane., Washington fece di tutto per ritardare e sabotare la costruzione, facendo pressione sui singoli Paesi , pressioni a cui si aggiunsero anche quella della Commissione europea che com’è noto è interamente al servizio degli Usa , quella della Polonia e ovviamente dellì’Ucraina.  

Ad ogni buon conto esistono innumerevole dichiarazioni di parte americana nelle quali si considera il Nord Stream 2 come il male fatto gasdotto. La prima risale al 2017 ed è di Trump al momento di firmare il Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act, in pratica un provvedimento si sapore terroristico: “È politica degli Stati Uniti continuare (…) ad opporsi al gasdotto Nord Stream 2 in quanto dannoso per la sicurezza energetica dell’Unione Europea, lo sviluppo del mercato del gas nell’Europa centrale e orientale e il settore energetico riforme in Ucraina. Il governo degli Stati Uniti dovrebbe dare la priorità all’esportazione delle risorse energetiche degli Stati Uniti per creare posti di lavoro americani, sostenere alleati e partner degli Stati Uniti e rafforzare la politica estera degli Stati Uniti”. Significativo che sia il cancelliere austriaco, sia il, ministro degli esteri tedesco avevano aspramente criticato questi atteggiamenti  e il  Countering Act che era una vera e pria ferita aperta nel diritto internazionale, anche ammesso che ne rimanda qualcosa. Più avanti, poche settimane prima dell’operazione russa in Ucraina  il Dipartimento di Stato americano dichiarò che il Nord Stream 2 sarebbe stato fermato . Un portavoce dichiarò il 26 gennaio: “Voglio essere molto chiaro: se la Russia invaderà l’Ucraina in un modo o nell’altro, allora il Nord Stream 2 verrà interrotto. Non entrerò nei dettagli.”.

Ecco adesso almeno abbiamo i dettagli. Vorrei far notare che nel giro di pochissimi anni si è passati dall’esaltazione di una struttura che avrebbe liberato il continente  dalle insidie e dalle incertezze di un europa orientale in fermento e ancora carica di antiche ossessioni, alla sua demonizzazione. Questo non accade con le idee e le prospettive, accade solo con gli ordini che vengono dall’esterno e a cui nessuno riesce a dire la magica parola no.

Fonte:

Di BasNews

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