Ieri c’è stato un doppio anniversario, quello dell’ 11 settembre 1973 che vide il golpe americano contro Allende in Cile e quello del 2001 compiuto dagli Usa contro i propri cittadini. E’ inutile nascondersi dietro un dito e fare gli ubbidienti che non danno retta al cosiddetto complottismo: perché per trent’anni e passa ogni coinvolgimento della Cia nel  colpo di Stato contro il leader cileno è stato assolutamente negato, salvo poi ammettere ogni cosa e in tutti i articolari  con quell’orgoglio ottuso che è un ingrediente  indispensabile nella cucina geopolitica di Washington. E finirà così anche per la distruzione delle torri gemelle dove nemmeno una riga della versione ufficiale ha senso. Ma al di là di questo appare finalmente chiaro che queste due date così lontane tra di loro nel tempo e nello spazio, appartengono in realtà a una medesima logica e a una stessa storia.

Nel 1973 gli Usa dovevano impedire che il Cile uscisse fuori dal recinto di mungitura e sfruttamento dove si trovavano tutte  le nazioni latino – americane e l’elezione in Cile di un presidente che si ispirava la comunismo fece scattare il piano golpista. Ma questa a questa dimostrazione del classico imperialismo si aggiunse anche il l’esperimento dei Chicago Boys, ovvero dei neoliberisti che cominciavano a pesare molto in Usa, per mostrare all’opera i loro concetti economici. Era una cazzata assoluta visto che comunque con un’economia guidata e controllata poteva dimostrare ben poche cose e tuttavia l’esperienza con Pinochet e la liberazione degli squali di mercato fu considerata un brillante successo. Erano stati piantati i semi di una visione sociale ed economica basata essenzialmente sulla disuguaglianza e non ci misero molto a svilupparsi, Se non che ci si rese conto che il successo conseguito in Cile aveva bisogno di un Pinochet per funzionare perché la democrazia avrebbe resistito a un paradigma della disuguaglianza. Si doveva avere un controllo della popolazione e toglierle le libertà conquistate.

Ma non si poteva importare a Washington che poi rappresenta l’occidente complessivo un generale sudamericano carico di medaglie per guerre mai fatte, ma nemmeno il lobbista della porta accanto in funzione di uomo forte o una sorta di dinastia presidenziale come quella in formazione dei Bush e dei Clinton e dei personaggi che componevano la loro corte dei miracoli. No, il nuovo Pinochet del neoliberismo non doveva essere qualcuno che si  poteva anche odiare e rovesciare, doveva essere un dittatore immateriale, fatto di paura e di emergenze in nome delle quali cancellare molte  delle libertà di base di cui vivono le democrazie. All’ inizio del secolo la paura immediatamente disponibile era quella del cosiddetto terrorismo, ovvero qualcosa di fabbricato artificialmente dagli Usa in origine per combattere l’Unione Sovietica e poi per seminare caos dove pareva  opportuno: così ecco che arrivano gli aerei di linea contro i grattacieli del Wtc. Orrore, terrore e infine il patriot Act con cui si cominciarono ad estendere i controlli oltre i limiti costituzionali, ma ovviamente per difendere la sicurezza delle persone. Ci si aggiunse anche una guerra del tutto insensata in Afghanistan per non far nuotare la narrazione ufficiale dei terroristi di Osama, poi (forse) ucciso da Obama,  nel vuoto assoluto: la guerra testa asseverava in qualche modo la tesi ufficiale e dava anche il destro di far diventare normale ciò che era pensato per l’emergenza.

Quindi diciamo che i due 11 settembre appartengono al medesimo filone di presa del potere da parte del neoliberismo e dei suoi oligarchi, due esperimenti di controllo sociale condotti ovviamente con mezzi diversi, ma con un fine identico, prima limitato al Cile, poi agli Usa e al mondo, visto che gli Stati Uniti pensavano che nessuno avrebbe strappato loro il dominio universale. Sarebbe stato elegante che anche la pandemia fosse iniziata l’11 settembre del 2019 quando in effetti il virus nuovo di laboratorio  già circolava. Ma si vede che non ci hanno pensato anche perché si sperava di arrivare al capitolo finale e non a un’ulteriore tappa.  Non è stato così e oggi i signori del caos e della guerra  sarebbero in migliore posizione se il potere americano non si fosse fatto affascinare dalle stronzate sull’Heartland, frutto di un mitomane e dal  loro cultore, Brzezinski, un polacco con una grande confusione in testa tra realtà e fantasie sarmatiche che incubano da sempre a Varsavia. La favola  che conquistando l’Ucraina si sarebbe strappato per sempre l’Heartland  alla Russia è la ragione per cui ora l’occidente sta subendo una sconfitta epocale senza avere la testa per pensare in modo quanto meno abbastanza lucido per non abbandonarsi a teorie di sconcertante vacuità.

Così quest’anno i due 11 settembre si saldano con la fine prossima del globalismo: ci sarà  un 11 settembre anche per costoro.

Fonte:

Di BasNews

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