di Francesco Tallarico

Il blocco dei paesi europei, che sostengono l’Ucraina nella guerra contro la Russia, comincia a frantumarsi. E sono proprio i paesi dell’est europeo – che sulla carta dovrebbero avere più acredine nei confronti della Russia per i trascorsi relativi all’Urss e al Patto di Varsavia – a guidare la fronda.

Il primo paese dell’est europeo, aderente all’Ue, che si è affrancato fin da subito dalla politica della Nato di sostegno all’Ucraina nella guerra contro la Russia, è stata l’Ungheria di Viktor Orban. Il leader ungherese non ha mai aderito alle sanzioni imposte dall’Occidente alla Federazione Russa ed ha sempre invitato Nato e Russia a cercare una soluzione pacifica del conflitto in corso.

Poi è stata la volta della Polonia, che aveva sempre sostenuto l’Ucraina, sia mediante l’invio di armamenti, sia dando ospitalità sul proprio territorio ai profughi ucraini. Fino a quando, quest’estate la Polonia ha dichiarato che non avrebbe più fornito armi o altri generi di aiuti all’Ucraina. Questo voltafaccia polacco è dovuto alla questione del grano. A causa della chiusura della navigazione nel Mar Nero disposta da Putin, il grano ucraino non poteva più essere trasportato sulle navi container. Perciò l’Ucraina ha cominciato a trasportarlo via fiume o via terra verso l’Europa occidentale. Con la conseguenza che la commercializzazione del grano polacco (e anche di quello romeno) veniva seriamente danneggiata.

Ma, la batosta più sonora al gruppo di paesi sostenitori dell’Ucraina contro Mosca è arrivata domenica scorsa dalla Slovacchia. Le elezioni in Slovacchia le ha vinte l’ex premier socialdemocratico filorusso Robert Fico, raggiungendo la maggioranza relativa del 23,3%, seguito dai centristi di Slovacchia progressista che si sono fermati al 18%. Subito dopo la vittoria elettorale Fico ha dichiarato: “Basta armi a Kiev”, oltre a un possibile uso della forza a difesa delle frontiere. Secondo il leader slovacco, il suo paese ha problemi più importanti da risolvere dell’Ucraina. Tra i primi a congratularsi con lui per l’ottimo risultato è stato proprio il premier ungherese Viktor Orban. La botta è pesante, considerato che Ungheria e Slovacchia sono paesi confinanti con l’Ucraina ad ovest.

Come se non bastasse, c’è stata la figuraccia di Zelensky davanti all’Assemblea generale dell’Onu, che ha riservato al presidente ucraino un’accoglienza molto tiepida. Per non parlare dello scivolone di Biden con il Congresso Usa proprio sulla questione degli aiuti all’Ucraina. Poiché infatti il debito pubblico statunitense ha sfondato la cifra astronomica di 33 mila miliardi di dollari, si profilava lo “shutdown”, cioè il blocco totale di tutta la spesa pubblica degli Usa. Con un accordo in extremis tra Biden e lo speaker repubblicano della Camera Mc Carthy si è evitato lo shutdown ma con la clausola che fosse stralciato dal bilancio l’aiuto finanziario all’Ucraina. Insomma, come si dice, per l’Ucraina piove sul bagnato.

Fonte:

Di BasNews

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