Leggendo i titoli di siti e giornali ci si accorge che siamo ancora in pieno dopoguerra quando la potenza dei vincitori era indiscutibile e nasceva quel senso di inferiorità che ci ha portato poi al punto di essere una colonia dentro una colonia. Infatti c’è tutta un’atmosfera da awanna ganassa whats american boi adesso che alcuni aerei hanno bombardato le postazioni degli Houti in Yemen, proprio come se da un momento all’ altro i marines dovessero sbarcare e prendere in quattro e quattr’otto il Paese. Oh le vecchie foto da guerra del golfo che ritornano a inumidire gli occhi comandi Nato dopo tanti anno di frustrazioni e di sconfitte. Ma nulla di tutto questo ha un senso nella realtà anche perché gli americani subirebbero enormi perdite cui non sono più abituati: questa azione ha un significato solo dentro il narcisismo patologico di Washington e il desiderio dell’amministrazione americana di apparire forte e determinata, ma nella sostanza si può dire “è una storia raccontata da un idiota, piena di rumore e furia, che non significa nulla.” Innanzitutto come hanno osservato diversi analisti dopo il bombardamento da parte di Stati Uniti e Regno Unito di obiettivi Houthi nello Yemen, questi due Paesi canaglia sono diventati di fatto “ partecipanti diretti alla guerra a Gaza” il che apre scenari più complicati anche per Israele.
Visto che il bombardamento è avvenuto proprio mentre la Corte internazionale di giustizia affronta l’ammissibilità dell’atto di accusa presentato dal Sudafrica secondo cui Israele sta commettendo un genocidio a Gaza, intervenire in questo modo e proprio in questi giorni in Yemen significa di fatto prendersi gioco della Corte e dire a tutto il mondo facciamo quello che vogliamo. Un atto di superbia che costerà molto caro agli idioti che lo hanno ideato.
In effetti c’è da domandarsi che significato militare può avere questo bombardamento? Quanti depositi di missili o di droni Houti sono stati distrutti? La risposta è quasi ovvia: praticamente nessuno: Antony Blinken ha informato i leader di Turchia, Grecia, Giordania, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita sul piano americano di colpire lo Yemen e quali sono le probabilità che nessuno abbia passato tali informazioni allo Yemen? Praticamente zero e ciò ha permesso con tutta probabilità agli Houti di cambiare le loro postazioni di tiro. Perciò è difficile che questo bombardamento porti a un significativo degrado delle capacità missilistiche e dei droni yemeniti, ma radunerà una parte maggiore del mondo arabo e musulmano dalla parte degli Houthi. Aumenterà inoltre il rischio che adesso vengano prese di mira non soltanto le navi in qualche modo legate a Israele, ma anche quelle statunitensi e britanniche. D’altro canto è importante ricordare che le navi occidentali non possono bombardare a volontà e per lungo tempo perché dovranno rifornirsi di missili e di bombe: dovranno abbandonare il Mar Rosso prima di dover salpare per un porto, come Dubai, dove le navi appoggio, di solito cacciatorpediniere, possono sostituire i tubi missilistici VLS vuoti.
Di fatto insomma questi attacchi sconsiderati e inutili sono un nuovo fallimento della diplomazia americana, con un attacco di cui sono stati avvisati da tempo alcuni Paesi, ma non il Congresso, come prescriverebbe la Costituzione Usa facendo passare improvvisamente il Paese dalla strategia di dare priorità alla fine della guerra in Yemen al coinvolgimento degli Stati Uniti contro i ribelli che controllano lo Yemen. Tutto sembra casuale e senza uno scopo definito, anzi lo è come tutta la politica neocon.
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