Si chiude oggi a Soci il Festival Mondiale della Gioventù che è stato uno straordinario spettacolo che dimostra come la Russia stia diventando il Paese a cui guarda con speranza il Sud del mondo finora rapinato e umiliato dall’occidente. Nello scenario incredibile del parco delle scienze e delle arti annidato tra montagne innevate e il  Mar Nero – realizzato per le olimpiadi invernali del 2014, mentre gli Usa e la signora Nuland ( in realtà Nudelman)  stavano addestrando i cecchini di piazza Maidan – sono giunti oltre 20.000 giovani provenienti da oltre 180 nazioni, asiatici, africani e latinoamericani, così come dissidenti assortiti provenienti dal “giardino” occidentale ossessionato dalle sanzioni e dalla censura. Tra loro decine di educatori, dottorandi, attivisti del settore pubblico o della cultura, atleti, giovani imprenditori, scienziati, giornalisti, così come adolescenti dai 14 ai 17 anni, per la prima volta al centro di un programma speciale, “Insieme nel futuro”. Queste sono le generazioni che costruiranno l’avvenire comune del pianeta, non quelle che si accalcano davanti ai negozi di telefonini o quelle che si fanno attrarre da nazisti degenerati come Schwab o folli come Gates.

Non meno di 300.000 giovani da tutto il mondo hanno fatto domanda per venire al festival, quindi, selezionarne poco più di 20.000, tra quelli che già spiccano per impegno nei loro Paesi è stata una vera impresa. Dopo il festival, 2.000 partecipanti stranieri si recheranno in 30 città russe per uno scambio culturale. Esattamente quello che Xi Jinping definisce “scambi tra le persone”. E difatti l’idea di una piattaforma per persone giovani, impegnate e molto organizzate, attratte dai valori che la Russia esprime ha permeato l’intero festival,  in netto contrasto con le pubbliche relazioni artificiali e ossessionate dalla “società aperta” espressione assolutamente bugiarda poiché propone un modello unico e rigido, incessantemente venduto dalle solite fondazioni egemoniche del Nord America. Putin che ha tenuto il discorso di apertura è stato  piuttosto tagliente nelle sue parole – riportate da Pepe Escobar – e  ha sottolineato come vi sia una chiara distinzione tra i cittadini del mondo, compreso il Nord del mondo, e la plutocrazia occidentale intollerante ed estremamente aggressiva, mentre la Russia, si presenta come uno stato-civiltà multinazionale e multiculturale, che per principio accoglie tutti i cittadini del mondo.

Insomma ancora una volta si delinea uno scontro tra modelli, uno che aspira ad  essere realmente inclusivo e l’altro, quello occidentale, che fa dell’inclusività un pretesto per mantenere viva l’arroganza  di fondo che esprime, proponendo modelli obbligatori che spesso non sono altro che un ribaltamento dei precedenti. Non è un caso che mentre a Soci si svolgeva il festival della gioventù la Nato ha lanciato l’ennesima esercitazione miliare questa volta comprendente le forze delle nazioni scandinave:  alla fine il piano della guerra e della prepotenza è quello che caratterizza un Occidente ormai privo della capacità di comprendere il mondo che lo circonda e tira botte da orbi in giro. Per esempio al festival è stata lanciata da un intellettuale indiano,  l’idea di una multipolarità asiatica che recuperi e valorizzi le differenze di questo enorme continente che peraltro raccoglie i due terzi dell’ecumene umano, una prospettiva assolutamente al di là delle semplicistiche categorizzazioni occidentali. Quelle che lo stanno trascinando a fondo.

fonte:

Di BasNews

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