Iniziamo la nostra nota con un articolo del New York Times, che ha pubblicato con grande evidenza la notizia che il missile che ha fatto strage in un mercato di Kostiantynivka, 15 i morti e oltre trenta i feriti, non è stato sparato dai russi, ma dagli ucraini. L’eccidio era stato attribuito ai russi e la notizia aveva fatto il giro del mondo, data la sua gravità e gratuità, rinfocolando l’indignazione nei confronti di Mosca.

La strage del mercato di Kostiantynivka: la smentita del NYT

Al solito, a nulla erano valse le smentite dei russi, che ora trovano conferme inusuali sul New York Times. Un incidente, ovviamente, secondo la ricostruzione del giornale della Grande Mela: sarebbe stato un errore della contraerea ucraina impegnata a contrastare i missili russi.

Giorni prima, dopo aver accreditato con sicurezza la responsabilità ai russi, lo stesso giornale scriveva: “L’attacco ha offuscato la visita senza preavviso del Segretario di Stato Antony J. Blinken a Kiev, la capitale ucraina, avvenuta nello stesso giorno, una delle visite di più alto livello da parte di un funzionario statunitense dalla visita del presidente Biden del febbraio scorso“.

In realtà, la strage non ha offuscato affatto la visita di Blinken, riferita puntualmente dai media mainstream, anzi la drammatizzazione provocata dall’eccidio gli ha dato maggiore risalto.

Si è ripetuto, cioè, quanto avvenuto nel corso della visita del presidente americano del febbraio scorso, quando Biden e Zelensky si produssero in una passeggiata per le vie di Kiev mentre all’intorno suonavano a distesa le sirene d’allarme della contraerea.

Uno show a uso e consumo mediatico, perché i russi non lanciarono alcun missile su Kiev: sarebbe stato da pazzi visti i rischi di innescare uno scontro globale e, peraltro, sul punto si erano precedentemente accordati con il Consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan, come ebbe a riferire egli stesso.

La drammatizzazione serviva a evidenziare ancor più la malvagità dei russi e a giustificare il sostegno dell’America all’Ucraina, cementandolo in un abbraccio indissolubile.

Non si vuole intendere che l’errore di mira della contraerea ucraina in occasione della visita di Blinken sia stato voluto, ma è certo che sia stato sfruttato allo stesso fine.

Inutile aggiungere che gli ucraini si sono peritati di non rivelare il loro errore, accreditando al solito la responsabilità dell’eccidio ai russi. Anzi, il consigliere più autorevole di Zelensky, Mikhail Podolyak, rispondendo a una richiesta di avviare un’indagine sull’accaduto, aveva replicato con sdegno: “Perché dovremmo indagare? Per noi è tutto ovvio”.

La forzatura della propaganda ucraina, per usare un eufemismo, per una volta è stata disvelata al mondo. Tale forzatura è istruttiva per capire cose del passato e per usare la dovuta cautela nel futuro.

Messaggi a Zelensky

Resta da capire perché il New York Times abbia rivelato l’incidente di percorso, dal momento che normalmente evita di disvelare certe magagne a motivo del suo ingaggio nella campagna propagandistica (come annunciava un articolo del media newyorkese all’inizio della guerra).

Insomma, l’articolo di ieri appare fuori registro, da cui la sua rilevanza. Ma per capire perché il giornale della Grande Mela ha affondato il colpo occorre tenere presente la tempistica. La nota è stata pubblicata il giorno in cui Zelensky si trovava a New York per tenere l’atteso intervento all’Assemblea generale dell’Onu.

Inoltre, la sua agenda prevedeva anche un incontro con Biden, un bilaterale niente affatto formale, anche perché il presidente ucraino negli ultimi tempi ha dato segni di insofferenza verso gli alleati.

Infatti, ha minacciato esplicitamente l’Europa di provocare un’ondata di terrorismo nel caso di un ripensamento sul sostegno incondizionato verso Kiev e ha dimostrato insofferenza anche verso i suoi tutori d’Oltreoceano, lamentando uno scarso ausilio alla controffensiva e altro (tra le lamentele, anche la mancata consegna di missili a lungo raggio).

Il media della Grande Mela pubblicando la notizia del missile sul mercato, non certo gradita a Kiev, in un momento tanto fatidico sembra che abbia voluto recapitare un messaggio a Zelensky in nome e per conto del potere americano, o almeno di un certo potere.

E il messaggio è chiaro: non deve tirare troppo la corda. Sono i padroni d’oltreoceano a dettare la linea, a lui sta attenersi a essa senza infastidire. Certo, Biden all’Onu ha dispiegato un discorso in linea con la propaganda, ma un conto sono le parole, un conto i fatti.

Va ricordato che gli interessi degli Stati Uniti spesso “si allineano, ma non per questo coincidono con gli interessi ucraini”, come avvertiva uno studio della Rand Corporation. Un refrain che riecheggia spesso nelle analisi Made in USA.

Se un burattino tira troppo i fili che lo sostengono e lo fanno muovere, questi si spezzano e il burattino non ha più ragion d’essere. Zelensky è avvertito.

A margine, un cenno sull’intervento di Zelensky all’Onu, Nel riferirne, Dagospia strilla: “Zelensky parla (tra gli applausi) all’Assemblea generale dell’Onu”. Lo strillo si riferisce a un lancio dell’Ansa che spiega come Zelensky sia stato applaudito “prima dell’intervento”.

Notizia corredata da un video che riporta il discorso del presidente ucraino, che però appare monco dell’applauso previo e che si conclude con un’inquadratura ristretta a un gruppo di presenti intenti ad applaudire.

Ma appare più che istruttivo un altro video, più completo, che mostra l’aula alla quale si è rivolto il presidente ucraino, che è praticamente vuota (vedi al minuto 14.50 e seguenti). Altro piccolo segnale diretto a Zelensky. Stavolta a mandarlo è stato il mondo.

fonte:

Di BasNews

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