di Giuseppe Picciano

In Italia i malati cronici sono circa 22 milioni, ma a sei anni dall’approvazione dell’accordo Stato-Regioni sul Piano nazionale per la cronicità, nei programmi elettorali dei partiti l’attenzione sul problema ancora troppo residuale, mentre l’utilizzo del Fascicolo sanitario elettronico stenta ancora ad affermarsi, nonostante i passi avanti nella digitalizzazione portata avanti durante la pandemia Covid. È quanto emerge da un’indagine dell’Osservatorio permanente assistenza pazienti non-Covid.

Il rapporto. L’indagine è stata realizzata da Salutequità, un’associazione per la valutazione delle politiche per la salute. Secondo il documento, l’80% delle regioni ha meno del 50% dei documenti indicizzati nel Fascicolo sanitario elettronico. Nel secondo trimestre del 2022 solo in Sicilia (19%), Umbria (27%) e Valle d’Aosta (57%) ci sono medici che aggiornano il Fascicolo con il profilo sintetico del paziente.

Inoltre, il 73% di pazienti cronici-oncologici conosce il fascicolo sanitario elettronico, ma solo il 37% lo utilizza. Il Piemonte è la prima Regione ad aver aggiornato la programmazione per attuare il Piano nazionale cronicità, inserendo indicatori concreti per misurare la telemedicina nella presa in carico delle persone con malattie croniche. «Chiediamo al nuovo Parlamento e al prossimo governo – sottolinea Tonino Aceti, presidente di Salutequità – di rilanciare il Piano Nazionale della Cronicità attraverso un suo finanziamento specifico nella prossima Legge di Bilancio, un suo aggiornamento che tenga conto delle innovazioni intervenute durante la pandemia e della traiettoria tracciata dal Pnrr, nonché mettendo in campo un’attenta e rigorosa attività di monitoraggio nei confronti delle Regioni per la sua attuazione in tutto il paese. Se infatti è il PNRR a creare le infrastrutture per l’assistenza territoriale, è altrettanto vero che è il Pnc a definire i processi assistenziali per la presa in carico dei malati cronici e per questo il suo rilancio è irrinunciabile. La sanità digitale, sulla quale il Pnrr investe importanti risorse, dovrebbe dare un significativo apporto per migliorare le risposte da parte del nostro Servizio sanitario nazionale alle persone con cronicità».

Le proposte al Governo. Salutequità ha dunque elaborato e indirizzato 6 proposte al governo che verrà per migliorare sia l’assistenza ai pazienti cronici sia la Sanità digitale.

  1. Aggiornare il Piano Nazionale Cronicità, viste anche tutte le novità intercorse rispetto alla sanità digitale, modificando gli obiettivi e le azioni prioritarie in esso previste, nonché l’elenco delle patologie della parte seconda (restano fuori patologie molto impattanti come sclerosi multipla, psoriasi, cefalea cronica, Saos (Sindrome delle apnee ostruttive nel sonno), poliposi nasale, asma anche nell’adulto.
  2. Definire le tariffe specifiche per tutte le prestazioni di telemedicina; inserire la telemedicina ufficialmente nei Livelli essenziali di assistenza e misurarla nel Nuovo Sistema di Garanzia. Ciò permetterà di renderla strutturale, aggiornata e adeguatamente finanziata e sostenibile anche oltre il Pnrr.
  3. Definire i criteri di valutazione e rimborsabilità delle terapie digitali per renderle una vera risorsa e integrarle con il processo di digitalizzazione in atto.
  4. Misurare gli esiti della telemedicina anche con un aggiornamento del Programma nazionale esiti, guardando a dimensioni come equità e qualità di vita di pazienti e assistenti familiari, sulle esperienze di ricovero del paziente, impatto sul territorio, umanizzazione.
  5. Assicurare che gli investimenti del Pnrr per la telemedicina non generino disparità tra pazienti affetti da diverse patologie (privilegiando solo alcune patologie a discapito delle altre) e che incentivino il dialogo tra professionisti e paziente. Creare meccanismi incentivanti l’integrazione informativo/gestionale sociale e sanitaria, attualmente solo una possibilità.
  6. Rivedere da subito i Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali indicando (dove-per chi-quando) come sono consigliate le prestazioni di telemedicina e supportando i clinici nelle valutazioni sulle modalità erogative (tele o tradizionali), anche considerando aspetti importanti per la medicina di genere come mostrano le esperienze di alcune regioni (es. farmaci e gravidanza in ambito dermatologico e per patologie auto-immuni) e ambiti clinici complessi, come quello carcerario.

Fonte:

Di BasNews

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