Piccoli uomini, scorie velenose di un impero in dissoluzione, gente abituata a creare e gestire il terrorismo, pensano di fermare la storia ammazzando prima la figlia di Alexander Dugin e ora un notissimo corrispondente di guerra che ogni giorno scriveva dal fronte del Donbass vittima di un attentato al tritolo in un bar di San Pietroburgo. La cosa ha suscitato il giubilo di Kiev, ma certamente è stato studiato e preparato dai servizi occidentali che hanno bisogno come il pane di questo sangue per dimostrare che il cadavere di un Paese ucciso per i loro scopi, è invece ancora vivo. Ma mentre attendono ai loro miserabili compiti, la storia va avanti su altre dimensioni come per esempio con  la decisione dell’Opec + di diminuire la produzione di petrolio che ha immediatamente fatto alzare i prezzi, decisione   che potrà avere non poche conseguenze in un momento di estrema volatilità economica.  La prima di queste conseguenze è che il petrolio russo degli Urali è andato oltre i fatidici 60 dollari del folle price cap, inventato a Bruxelles, anzi da Draghi, su ordine di Washington quando l’elite americana ancora non sospettava fino a che punto sarebbe arrivata la perdita di influenza sulll’Arabia Saudita, sul medio oriente in generale e  sull’India . Del resto l’amministrazione americana aveva insistito nel fissare il prezzo massimo del petrolio russo a 60 dollari proprio perché quella cifra  non avrebbe significativamente limitato la quantità di petrolio immesso dalla Russia sui mercati e dunque nessuno avrebbe violato le sanzioni o rifiutato le medesime visto che comunque il prezzo di mercato era inferiore.

In ogni caso  per l’Europa che compra petrolio russo attraverso l’India e anche attraverso la Cina  non c’è il problema di mostrare alle proprie opinioni pubbliche malversate dai media mainstream, la calata di braghe rispetto alle proprie stesse sanzioni e il fatto di continuare a finanziare Mosca e la sua operazione in Ucraina, mentre dall’altra parte spende miliardi per sostenere il regime nazista di Kiev , così come del resto brucia altri miliardi e tormenta i propri cittadini con la menzogna  climatica mentre compra gas americano di fratturazione che non soltanto è il metodo di estrazione più devastante pe l’ambiente, ma il cui bilancio in termini di Co2  e molto più alto dell’uso diretto del carbone.  Tuttavia la decisione dell’ Opec sulla riduzione della produzione di oro nero e il successivo rialzo dei prezzi ha mandato all’aria questa cupole di menzogne perché non appena il crudo degli Urali ha sfondato i 60 dollari  immediatamente il Giappone si è dissociato dalle sanzioni e ha ufficialmente fatto sapere di continuare a comprare petrolio russo come del resto ha continuato a comprare  gas russo in quantità anche superiori al passato nonostante si sia associato alle sanzioni (senza tuttavia inviare armi pesanti all’Ucraina). il motivo è che il Sol Levante ha bisogno di quel petrolio. Punto.  Gli Usa devono ingoiare il rospo perché Tokio è un pilastro fondamentale sullo scacchiere asiatico e dopotutto non basta far assassinare un ex leader di grande prestigio, come Shinzo Abe,  favorevole a una politica più autonoma dagli Usa, per arrestare un processo storico. Immaginiamo cosa succederebbe se anche i Paesi europei fossero costretti a fare questa scelta, senza  la via d’uscita delle triangolazioni o senza il cappio al collo degli Usa che vendono il loro gas a un prezzo tre volte maggiore rispetto al prezzo che fanno sul loro mercato interno.

E’ chiaro che di fronte a una scelta senza scampo e senza possibilità di scappatoie l’alleanza anti russa finirà per frantumarsi anche perché se si dovesse davvero fare senza il petrolio che proviene dagli Urali e dalla Siberia, i prezzi aumenterebbero vertiginosamente e questo tra l’altro in un momento  in cui le riserve Usa sono completamente azzerate e non possono compensare gli aumenti. come è stato farro nei mesi scorsi.  Del resto la Russia fa parte dell’ Opec e non sè affatto opposta all’idea di diminuire la produzione per sostenere i prezzi: a Mosca sanno che l’unità occidentale è costruita sulla cartapesta delle imposizioni  statunitensi, basta un po’ di peso in più per far crollare la costruzione.  Oggi la bandiera russa sventola sul centro di Bakhmut, mentre i nazisti e le truppe Nato sono intrappolate come ratti nei quartieri occidentali della città, ma  le opinioni pubbliche occidentali sono sottoposte al lavaggio del cervello in merito a una fantomatica offensiva ucraina di primavera che semmai ci sarà non avrà alcuna possibilità di successo: a quel punto si vedrà se qualcuno vorrà continuare a fornire armi a Kiev o dirà finalmente basta a questa insensatezza suicida.

Fonte:

Di BasNews

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