Una vecchia statistica aveva dimostrato che a votare in gran parte per i “razzisti” del Fronte nazionale di Jean Marie Le Pen (così almeno all’inizio venivano definiti dal mainstream francese), non erano i francesi doc, ma i “migranti francesizzati”.
Personalmente ne ho conosciuti parecchi. E cercando di comprendere tale atteggiamento, tale postura mentale con conseguenti effetti culturali e politici, ho capito che le loro scelte (ad esempio, quelle degli italiani di Parigi e Lione), rispondevano a una logica rovesciata. Non la comprensione di chi dopo di loro stava facendo il medesimo percorso di integrazione (marocchini, algerini, tunisini) e quindi, indulgenza, inclusione, allargamento delle frontiere.
Ma, al contrario, profonda ostilità e difesa di quel posto al sole conquistato a fatica (lavoro, casa, sanità, Welfare), “compromesso” dai nuovi arrivati. Un’ostilità rafforzata dalla percezione di un’altra profonda ingiustizia: i migranti di prima generazione, degli anni Cinquanta, Sessanta, hanno dovuto rispettare le regole. I nuovi le trasgrediscono per definizione (criminalità, spaccio, devianze varie). Questa è l’origine dell’equazione naturale “migranti-pericolo”.
Una netta differenza rispetto ai francesi nati da sempre in Francia, tranquilli del loro status, del loro territorio e pertanto meno preoccupati delle ondate migratorie.
Passando dalla Repubblica transalpina al Regno Unito, assistiamo allo stesso teorema. Che non riguarda unicamente gli elettori, ma che si estremizza, radicalizza se addirittura l’ex migrante integrato conquista posizioni di prestigio istituzionale. In pratica, diventa più realista del re. Quanti italiani di origine votano o dirigono il partito repubblicano? Dovrebbero stare tutti con i liberal o radical Usa (modello-Obama). Ma tant’è.
Prendiamo il caso di Rishi Sunak, nuovo premier inglese. Di origini indiane, “britannizzato” nel nome del Commonwealth. E’ conservatore e dell’ala più dura. Uno che non scherza. Combatte il gender nelle scuole, esclude i trans dalle gare sportive e vuole trasferire i migranti clandestini in Ruanda. Apriti cielo. Se fosse stato un premier italiano sarebbe stato internato o massacrato.
Ma c’è un ma, che manda in cortocircuito la narrazione della sinistra: è uno che si è fatto da solo e poi non è bianco, etnicamente britannico. Ecco il motivo per cui ancora non ha subìto in patria e non solo, quello che subiscono tutti coloro che non accettano il pensiero unico progressista e laicista.
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