Si firma Ememem, ma nessuno conosce la sua vera identità: si tratta di uno street artist che ha deciso di non svelarsi. Francese, di Lione, con passione e instancabile entusiasmo, offre moltissimi vantaggi agli spazi urbani: trasforma buche e crepe, nell’asfalto, in vere e proprie opere d’arte, grazie a mattonelle, maioliche e tant’altro. I suoi interventi, sin ora effettuati in molti Paesi d’Europa e non, sono quasi sempre effettuati di notte. La tecnica utilizzata, chiamata da lui stesso “flacking” (termine che deriva da “flaque”, che in francese significa pozzanghera) prevede la riparazione dei difetti di un ambiente urbano, attraverso la creazione di veri e propri mosaici. L’arte, dunque, di “accogliere” un danno, impreziosendone le fratture, e dando loro valore, bellezza.Con il crescere della popolarità, gli apprezzamenti, nei riguardi dell’artista, sono aumentati a dismisura: le autorità del nono arrondissement di Lione, gli hanno commissionato sei opere, mentre la prestigiosa Gallerie Italienne di Parigi, ha inserito, nell’anno 2021, diverse sue opere in una mostra denominata “Ceramics Now”.
In Italia, Ememem ha realizzato alcune opere anche a Milano e Torino, e recentemente, si è fatto conoscere in Basilicata. Attraverso l’ottima idea dei coordinatori del progetto ‘I Genii del Vulture’- e con la fattiva collaborazione dell’amministrazione comunale di Rionero in Vulture- l’artista è approdato nella cittadina fortunatiana, effettuando straordinarie operazioni, tra cui quella presso la Fontana dei Morti, presso Villa Catena, e nei pressi del vicoletto Emanuele Gianturco. Il tutto ha reso entusiasti e orgogliosi i tanti lucani che lo hanno sempre seguito e apprezzato.

Come e quando nasce la tua grande passione verso il flacking?

La mia passione verso il flacking nasce con esso, è la mia “ossessione”, che io stesso ho creato: si tratta di una parola inventata per descrivere le mie intervenzioni artistiche, quelle selvagge. Il tutto è nato intorno a suoni latini e tequila bum bum, una sera d’estate del 2016. In quell’anno ho avvertito, dentro di me, di essere stato davvero fortunato: trovai me stesso. Il flacking è il risultato di esperienze non solo artistiche.

Il tuo primo mosaico?

Il mio primo mosaico è nato per amore, per conquistare una persona speciale. Lo creai in Svizzera, in due giorni di tempesta, che mi bloccarono in casa.

Perché hai deciso di mantenere l’anonimato?

Mi piace immaginare me stesso come una foglia su un albero, come un nano da giardino, come un vicino di casa che non si conosce. Mantengo l’anonimato per lasciare spazio a infinite possibilità.

Sei stato definito come “il poeta del marciapiede”. Quali emozioni ti dona la consapevolezza di saper donare bellezza?

Spero di donare il dubbio, di creare una ‘rottura’, un imprevisto. Oggi, molti si interessano al flacking, è magnifico. È incredibile poter condividere qualcosa che nasce da una grande solitudine.

Quali materiali usi maggiormente?

La ceramica industriale e artigianale è la materia che uso e recupero di più.

Tra i tanti, qual è stato l’apprezzamento più bello?

“What the fu**!”

La tecnica del flacking si ispira al “kintsugi”, l’arte giapponese di riparare la ceramica con l’oro.
I tuoi lavori creano uno spunto di riflessione profondo: è possibile ‘riparare’, allo stesso modo, l’anima dell’essere umano?

Ritengo che per alcuni sia possibile ‘riparare’ l’anima, per altri no: penso che non ci siano regole. L’anima umana è un flusso creato dal nostro vissuto, ognuno di noi ne conserva uno diverso. Ogni essere umano è unico, irripetibile. Alcuni vorranno ‘ripararsi’, altri no.

Un tuo pensiero sulla Basilicata e sulla comunità rionerese

I lucani sono persone con il cuore tra le mani. Il mio incontro con la Basilicata, e con Rionero in Vulture, è stato intenso. Spero di tornare presto, e auguro a tutti un “buon bitume” sotto le scarpe.

Carmen Piccirillo

Di BasNews

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