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di Americo Mascarucci

Come promesso il governo ha smantellato l’impianto del reddito di cittadinanza e lo ha riformulato secondo una logica anti-assistenziale. Modificandone sotto certi aspetti anche la natura; non più sussidio di mantenimento ma incentivo temporaneo finalizzato all’inserimento nel lavoro.

La misura bandiera del Movimento 5Stelle era stata introdotta dal governo gialloverde, dopo che i pentastellati alle politiche del 2018 avevano ottenuto il 32% dei consensi, facendo bottino di voti al Sud proprio con la promessa di un sussidio statale. La Lega non fu mai d’accordo fino in fondo con l’introduzione della misura, ma il Conte 1 fu il frutto di un contratto di governo fra Di Maio e Salvini ed il Carroccio per portare a casa quota 100 e i decreti sicurezza, alla fine fu costretta a votare il reddito.

Ricordiamo tutti Di Maio affacciato sul balcone di Palazzo Chigi che insieme agli altri ministri grillini festeggiava l’abolizione della povertà? Un meccanismo quello del reddito di cittadinanza che ha finito subito con l’incepparsi, sia perché è mancato il ruolo fondamentale di controllo e coordinamento demandato ai centri per l’impiego, sia perché è prevalso il tipico vizio italico, quello secondo cui essere mantenuti è sempre meglio che lavorare. In più si è visto come il reddito si sia trasformato in un incentivo al “lavoro nero” da parte di chi alla fine ha ritenuto conveniente tenersi stretto il sussidio di Stato.

La stretta operata dal centrodestra è a dir poco radicale perché di fatto stravolge completamente il meccanismo ed anche in maniera drastica.

La manovra di bilancio aveva ridotto da 12 a 8 mesi la durata del sussidio a partire dal 2023 per circa 860 mila beneficiari, senza minori o anziani a carico, in grado di lavorare. Successivamente le mensilità sono scese a 7. Ma il vero colpo di scena è arrivato con gli emendamenti che sono stati approvati in Commissione Bilancio.

Il più drastico, quello che ha provocato le maggiori polemiche, lo ha presentato Maurizio Lupi e ha di fatto introdotto l’obbligo di accettare qualsisi offerta di lavoro, pena la perdita del reddito. Fino ad oggi infatti il beneficio si perdeva rifiutando almeno due offerte ritenute “congrue” e la congruità era stabilita sulla base di alcuni specifici requisiti: il posto di lavoro non doveva trovarsi a più di 80 Km dal domicilio, doveva essere raggiungibile in un tempo massimo di 100 minuti con i mezzi di trasporto e l’offerta doveva tenere conto delle esperienze già maturate in passato dal lavoratore. Requisiti che ora sono venuti meno, con l’obbligo di accettare qualsiasi offerta di lavoro. Del resto la posizione del governo è chiara: chi vuole lavorare non si mette a misurare i Km o a ragionare se l’offerta sia o meno rispondente alle esperienze maturate, chi vuole lavorare accetta tutto, specie se si trova in condizioni economiche svantaggiate tali da necessitare dell’aiuto dello Stato.

Per il leader del Movimento 5Stelle Giuseppe Conte, si tratterebbe di “follia pura”. “Hanno fatto saltare il concetto di congruità che è fondamentale per tutelare la dignità del lavoro e degli studi – ha attaccato – Qui non riguarda il reddito di cittadinanza: dire che i più indigenti devono accettare qualsiasi proposta significa distruggere l’ascensore sociale”. Tutti concetti che possono anche avere un senso, ma sta di fatto che da mesi ci sono settori economici e produttivi che denunciano l’impossibilità di assumere personale, soprattutto a tempo determinato, perché i percettori di reddito pretendono di lavorare in nero. E allora, di quale ascensore sociale stiamo parlando se il mantenimento statale è ritenuto più sicuro di uno stipendio?

Altro punto centrale riguarda il piano educativo, visto che fra i percettori del reddito ci sono anche tanti giovani, soprattutto al Sud, che non hanno completato le scuole dell’obbligo. E sappiamo tutti che al Sud la dispersione scolastica è un fenomeno largamente diffuso. Altra novità sostanziale dunque riguarderà la condizione essenziale per i giovani di età compresa fra 18 e 29 anni che non hanno completato il ciclo della scuola obbligatoria, di iscriversi a percorsi formativi e funzionali all’adempimento dell’obbligo.

Secondo i dati Istat riportati dal quotidiano La Stampa, il fenomeno dell’abbandono scolastico continua ad essere molto diffuso in Italia con cifre davvero allarmanti, soprattutto nella fascia di età compresa fra 18 e 24 anni. Anche per questo il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha introdotto una misura in base alla quale la quota per l’alloggio prevista in caso di abitazione in affitto, sarà trasferita direttamente ai proprietari delle case.

Restano tuttavia da mettere a punto altri tasselli, perché se è vero che il percettore di reddito dovrà accettare qualsiasi offerta di lavoro, è però altrettanto vero che questa dovrà quantomeno rispettare principi basilari di tutela della dignità del lavoratore. Insomma, sappiamo bene quanto sia diffuso il fenomeno dello sfruttamento e quanto i lavoratori, specie quelli a tempo determinato, siano facilmente ricattabili da lavoratori senza scrupoli, che magari li assumono per tre ore al giorno, finendo poi per sfruttarli l’intera giornata con la promessa di pochi spiccioli aggiuntivi in nero sulla busta paga. Zone d’ombra queste che dovranno essere dissipate se non si vuole aumentare ulteriormente il mercato del lavoro nero e del precariato senza diritti.

Su questo punto è intervenuta la ministra del Lavoro Maria Elvira Calderone che ha assicurato un intervento in merito: “Su questo reinterverremo con un decreto con cui metteremo i puntini sulle “i” su quelle che sono le condizioni per gestire le politiche attive, ritorneremo sul tema nel mese di gennaio” ha assicurato confermando che comunque l’offerta che non si può rinunciare dovrà contenere criteri di “accettabilità”. Tutto adesso starà nel definirli.

Come detto l’assegno sarà erogato per 7 mesi e non per 8 come aveva stabilito il testo approvato dal Consiglio dei ministri. Così, fatti due conti, si risparmierebbero oltre 200 milioni in più rispetto alle previsioni iniziali, facendo salire così il tesoretto ricavato dai soldi tolti al reddito a quasi un miliardo di euro.

Fonte:

Di BasNews

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