di Massimo Spread

Diciamocelo, non è che il governo Draghi abbia mai brillato per attenzioni nei confronti del Meridione. Composto quasi esclusivamente da ministri provenienti da Roma in su, ha affrontato gli storici ritardi del territorio e le vergognose arretratezze in ogni campo dell’economia e del vivere sociale (infrastrutture, sanità, diritto allo studio, potremmo finire lo spazio dell’articolo solo andando avanti con la lista) solo perché era obbligato dall’Europa e dai vincoli imposti dal Next Generation Eu.
Detto questo, a giudicare dai programmi di destra, sinistra, centro e quella cosa inclassificabile che tuttora sono i grillini l’impressione è che dopo il 25 settembre le cose andranno persino peggio.
Partiamo dai programmi del trio Meloni Berlusconi Salvini, che secondo gli ultimi sondaggi al Sud promette di prendersi tutto o quasi, accaparrandosi 68 dei 75 seggi dell’uninominale. La capa di FdI ha annunciato che intende abolire il Reddito di cittadinanza il quale, piaccia o no, fa più o meno arrivare a fine mese oltre un milione e mezzo di persone, molte delle quali hanno come unica alternativa la disoccupazione o lavori da poche centinaia di euro al mese. Berlusconi continua a spingere sulla flat tax che, come è noto, beneficia i redditi alti, certo piuttosto rari ad Acerra, Enna e Matera. Salvini infine, che sembra abbia ormai abbandonato le velleità di fare della Lega un partito nazionale, ha promesso di portare in regalo ai suoi governatori del Nord quella autonomia differenziata che drenerebbe i già scarsi fondi statali riservati al Sud in comparti fondamentali come le infrastrutture, la sanità e l’istruzione.
E Letta e Calenda? Non pervenuti. Il segretario del Pd sta giocando la sua campagna tutta sui temi civili, agitando lo spettro fascista nel caso la Meloni dovesse arrivare a Palazzo Chigi, mentre il leader di Azione non sapendo mediare tra le “alleate” Gelmini (che da ministro l’autonomia differenziata ha cercato di approvarla) e la Carfagna (del tutto contraria), preferisce far finta che sotto i Parioli l’Italia semplicemente non esista. Proprio la Carfagna ha chiesto oggi su Twitter a Salvini se intende o no confermare il 40 per cento delle risorse del Pnrr al Sud, stanziate a fatica dall’esecutivo Draghi, nell’indifferenza del suo stesso partito.
Quanto a Conte, il leader grillino ha puntato tutto sulla conferma del RdC, senza preoccuparsi di avanzare proposte per fare in modo che ai cittadini il Reddito non serva più. Insomma, il piano del M5S è il solito assistenzialismo che condanna milioni di cittadini a vivere in perenne condizione di minorità.
Non sorprende quindi che i contendenti al voto si siano ben guardati dal commentare gli spaventosi dati snocciolati ieri da Giancarlo Blangiardo nel suo intervento al meeting di Comunione e Liberazione. Secondo il capo dell’Istat il Sud sarà la vera vittima dello spopolamento in Italia, perché molti dei pochi nati (come al solito i migliori) andranno al Nord, che potrà così tenere a bada il fenomeno delle culle vuote grazie all’immigrazione interna.
Il Sud è destinato insomma a diventare una terra sempre più povera, anziana e spopolata. Che neanche merita qualche traballante promessa elettorale da capi politici mai come questa volta indifferenti alle difficoltà di 20 milioni di cittadini.

Fonte:

Di BasNews

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