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di Americo Mascarucci

E’ allarme per il prezzo del gas che ieri ha raggiunto livelli record.

Infatti ieri per la prima volta ha superato i 300 euro ad Amsterdam, mercato di riferimento per il metano in Europa. I future Ttf con scadenza a settembre hanno terminato le contrattazioni in rialzo del 10% al nuovo massimo storico di 321,4 euro al megawattora, mentre si avvicinano i tre giorni di chiusura programmata del Nord Stream. L’impennata ha anche portato i prezzi dell’energia in tutto il continente a livelli mai visti prima, contribuendo all’aumento dei costi generali, dalla produzione di zinco e alluminio ai fertilizzanti.

Una notizia che ha gettato nel panico il mondo industriale come dimostra l’intervento del presidente di Confindustria Carlo Bonomi che ha chiesto un intervento immediato del governo: “Tutti i giorni assistiamo a un aumento del prezzo del gas – ha detto il numero uno degli industriali – un tetto al prezzo del gas, se non viene realizzato a livello europeo deve essere realizzato a livello nazionale. Occorre poi sganciare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas, sospendere temporaneamente i certificati Ets e riservare una quota della produzione dell’energia rinnovabile a costo amministrato alle aziende manifatturiere, come fanno in altri Paesi”.

Intanto il premier Draghi continua a sperare nel soccorso europeo con l’imposizione di un tetto massimo al prezzo del gas che però non trova d’accordo altri Paesi. Ospite al Meeting di Rimini il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti è tornato a sollecitare in tal senso Bruxelles: “L’Italia ha richiesto un price cap sul gas e il disaccoppiamento del prezzo dell’energia dal prezzo massimo del gas. Se l’Europa non capisce che deve cambiare queste due regole – ha sottolineato – fa il gioco della Russia. Se queste regole non si possono cambiare, perché qualche grande Paese europeo si oppone, non possiamo evitare di porre il tema dello scostamento di bilancio, di come noi possiamo aiutare famiglie e imprese”.

Il grande Paese cui fa riferimento Giorgetti è naturalmente la Germania, contraria alla proposta italiana perché a detta dei tedeschi offrirebbe ai russi il pretesto per interrompere i flussi, forti di contratti che in questo modo sarebbero violati dall’Europa; il che significherebbe la rovina per l’economia nazionale non essendo il Paese pronto con soluzioni alternative. Lo ha specificato chiaramente il ministro delle Finanze tedesco, Lindner, facendo intendere che la Germania non ha nessuna intenzione di farsi chiudere i rubinetti da Putin.

Ad agitare il clima ci si è messo pure il leader di Azione Carlo Calenda con una proposta alquanto surreale, quella cioè di sospendere la campagna elettorale per consentire a Draghi di far fronte all’emergenza con il contributo di tutte le forze politiche. Poi Calenda ha specificato che intendeva una sospensione temporanea “anche di un solo giorno, il tempo di sedersi intorno a un tavolo e supportare il presidente Draghi per un piano assolutamente straordinario. Anche domani”. Peccato che la proposta sia stata rispedita al mittente senza troppi complimenti come ha fatto il leader della Lega Matteo Salvini a detta del quale “Calenda forse sa che ha già perso”. Ne è nato inevitabilmente uno scontro politico con Calenda che ha dato a Salvini dell’irresponsabile.

Ma anche il segretario del Pd Enrico Letta è apparso scettico: “Un decreto legge che raddoppi il credito d’imposta si può fare domattina. Chiediamo a questo governo di farlo – ha detto il segretario dem – per evitare a molte aziende di chiudere. Credo ci sia un consenso largo in Parlamento. E accanto a questo anche il disaccoppiamento dei costi dell’energia fossile da quella delle rinnovabili. Si può fare. Si deve fare prima delle elezioni”. Appunto, a che serve sospendere la campagna elettorale? Che c’entra il governo che può intervenire subito con le elezioni? E difatti a detta del viceministro dell’Economia Laura Castelli “ci sarebbero i margini per un nuovo decreto per calmierare gli effetti del prezzo del gas che ha raggiunto livelli record e insostenibili”. Quindi? Che c’entra la campagna elettorale?

Una patata bollente per il governo e soprattutto per Draghi che forse avrebbe preferito lasciarla volentieri al prossimo governo. E se a pensar male si fa peccato a volte ci si azzecca. Ed ecco forse spiegato perché il premier a luglio è sembrato fare di tutto per acuire la crisi e dimettersi, e perché si sono convocate le urne in tutta fretta a settembre. L’inverno si annuncia drammatico e se il buongiorno si vede dal mattino…..

fonte:

Di BasNews

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