di Clara Statello per l’AntiDiplomatico

Non si ferma la repressione della Chiesa ortodossa Ucraina legata al Patriarcato di Mosca (UOC) nei territori ucraini sotto il controllo di Kiev.

I sostenitori della Chiesa ortodossa scismatica dell’Ucraina (OCU) hanno sequestrato con la forza la parrocchia dei Santi Apostoli Pietro e Paolo della Chiesa ortodossa ucraina (UOC) nel villaggio di Petropavlovskoye, nella regione di Kiev, secondo il sito web dell’UOC martedì .

L’episodio è avvenuto il 13 maggio, ci sarebbero diversi feriti di cui uno grave. Uomini in uniforme e passamontagna hanno bloccato il cancello della chiesa, picchiando i fedeli che opponevano resistenza. Aggredito anche il parroco Vasyl Brinzey, mentre gli veniva impedito l’accesso all’edificio. Avrebbero anche tentato di sfrattare la sua famiglia, con quattro bambini.


Libertà religiosa in Ucraina

Il 5 maggio 2023, il Commissario della Verkhovna Rada dell’Ucraina per i diritti umani (difensore civico) Dmitry Lubinets ha dichiarato sul suo canale Telegram che “l’Ucraina è aperta e tollerante nei confronti di tutte le religioni e i diritti dei credenti sono protetti dalla legge”.

Secondo Lubinets è stata “l’invasione su vasta scala della Federazione Russa” ad aver provocato “un nuovo impulso per la transizione delle comunità religiose alla Chiesa ortodossa dell’Ucraina (OCU). In tre mesi (aprile – giugno 2022), 473 comunità si sono aggiunte alle parrocchie OCU”.

Il passaggio dalle tradizionali comunità ortodosse alla nuova Chiesa, sarebbe avvenuto su base volontaria e nel rispetto della legge ucraina sulla libertà religiosa. Ma cos’è esattamente questa nuova confessione?


Lo scisma voluto da Poroshenko

L’OCU è in realtà una sorta di Chiesa di Stato: è stata creata nel 2018 dopo la firma di un accordo per l’autocefalia tra il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo e l’ex presidente Petro Poroshenko, che ha guidato il processo di costituzione. Un ruolo che stride con il principio di separazione tra Stato e Chiesa delle moderne democrazie. 

La sua fondazione ha segnato di fatto uno scisma religioso. Le autorità di Kiev favoriscono la transizione dalla UOC all’OCU. Questo processo avviene nel rispetto della libertà di culto?


Il passaggio all’OCU

Lubinets scrive che “durante febbraio-aprile 2023, i rappresentanti dell’Ombudsman hanno visitato le comunità religiose nelle regioni di Rivne, Khmelnytsky, Kherson, Zhytomyr, Vinnytsia e Lviv. Durante le visite di monitoraggio non sono state registrate violazioni significative o situazioni di conflitto. La volontà dei membri della comunità in ogni caso era libera e trasparente. La polizia ha sorvegliato questi eventi”.

In seguito alle visite di monitoraggio, i rappresentanti del Segretariato del Commissario hanno stabilito la conformità dell’ assemblea generale delle comunità religiose con la Costituzione dell’Ucraina e la Legge dell’Ucraina “Sulla libertà di coscienza e le organizzazioni religiose”.

“In generale, durante il periodo di monitoraggio, c’è una chiara tendenza nel desiderio delle comunità religiose di effettuare il passaggio all’affiliazione confessionale dell’OCU”, riassume il Garante.

Non è esattamente così. La missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina ha osservato che sono stati presentati progetti di legge al parlamento per semplificare la transizione delle comunità da una chiesa all’altra e proibire effettivamente le attività dell’UOC in Ucraina, già vietate in molte regioni d’Ucraina senza un’apposita legge. A Lvov lo stop alle attività della UOC è stato annunciato il 6 aprile dalle autorità locali, con la sottrazione di due chiese, una delle quali consegnata all’OCU. Sui social sono stati diffusi i filmati dell’occupazione della chiesa di San Giorgio. Gli scismatici inoltre hanno tentato di distruggere il tempio di legno di S. Vladimiro, ritenuto abusivo.

A Khmelnytsky il 4 aprile le autorità locali hanno confiscato i terreni assegnati alla comunità UOC (13 in tutto) dopo un assedio durato un giorno di scismatici e nazionalisti alla Cattedrale della Santa Intercessione. Il giorno prima un uomo vestito in abiti militari aveva interrotto una funzione religiosa gettando a terra il Vangelo. Ne era seguita una rissa, il militare era stato colpito da un religioso e poi denunciato dalla polizia. Quindi la chiesa è stata presa dall’assalto da una cinquantina di persone guidate dalle autorità locali, che in serata l’hanno sequestrata e sottratta alla sua comunità religiosa.

Tre giorni prima l’ultimo tempio UOC di Ivano-Frankivsk era stato oggetto di un’irruzione dei fedeli UOC e polizia. Nel blitz erano stati utilizzati gas lacrimogeni per cacciare parrocchiani e preti.

Di modo analogo a Vinnytsia il passaggio dalla Chiesa ortodossa ucraina a quella d’Ucraina è avvenuto dopo una serie di aggressioni e persecuzioni, a cominciare dall’arresto del metropolita a novembre. Agli inizi di gennaio un abate è stato accoltellato dentro la Chiesa della Protezione della Madre di Dio, finendo in terapia intensiva. Inoltre si sono verificati atti di vandalismo contro chiese e oggetti considerati sacri.  

Nell’oblast di Chernivtsi le forze di polizia hanno preso con la forza e buttato fuori un sacerdote mentre dava la comunione durante l’occupazione della chiesa dell’Ascensione di Bukovina, poi consegnata agli scismatici dopo la cacciata di prete e fedeli. Oltre agli assedi delle chiese ci sono state aggressioni di fedeli e preti. A fine aprile il tempio di Giobbe di Pochaevsky è stato distrutto in un incendio doloso. Era stato costruito dopo la cacciata della comunità UOC dalla sua chiesa, consegnata ai fedeli del patriarcato di Kiev, nel 2014.

A Zhytomyr, Rivne e Kherson le strutture religiose sono state oggetto di massicce perquisizioni delle forze di sicurezza e polizia che hanno passato a setaccio chiese e monasteri, sottoposto a serrati interrogatori religiosi e parrocchiani, sequestrato libri, oggetti sacri e persino il denaro delle offerte ( o semplicemente dei fermati).  Il passaggio dall’OUC all’OCU è avvenuto in seguito a queste persecuzioni, ampiamente dettagliate sui canali dell’SBU e sulla stampa ucraina.


Una persecuzione religiosa, non politica

Questi episodi di violenza sono la conseguenza di una campagna di odio diffusa dai media filo-governativi, che hanno condotto una campagna per screditare l’UOC, definita la “chiesa nemica”. Tuttavia la Chiesa canonica ucraina non solo è autonoma da Mosca, ma aveva anche condannato l’ingresso in guerra della Russia nella primavera 2022. E’ emblematico che a chiedere la fine della persecuzione dell’UOC e di “lasciare da parte Dio” siano stati non solo i soldati ucraini al fronte in una serie di video (che si possono vedere qui), ma anche “eroi della Nazione”, come il campione di pugilato Vasyl Lomashenko, uno dei primi ad arruolarsi come volontari dopo il 24 febbraio dell’anno scorso. Il suo intervento sui social a favore dell’UOC gli è valso l’inserimento nella lista dei “traditori di Stato”.

Da tutto ciò si evince che l’accanimento delle autorità di Kiev e di settori dell’estrema destra fedeli e religiosi dell’UOC avviene a prescindere dal loro sostegno a Kiev o Mosca. Sono perseguitati non per una ragione politica, ma proprio per l’appartenenza ad una comunità religiosa differente dalla Chiesa fondata da Poroshenko, una comunità che ha un’identità comune ed un comune patrimonio storico-culturale-spirituale con il mondo russo. Questo sta avvenendo adesso, nell’Europa del 2023, in uno Stato che sosteniamo finanziariamente, mediaticamente e politicamente. Di questo Lubinets non fa cenno nei suoi rapporti, nonostante le evidenze che nessuna censura e nessun “fact checker indipendente” può oscurare.

Fonte:

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-nelleuropa_del_2023_tornano_le_persecuzioni_religiose_e_nel_totale_disinteresse_generale/45289_49673/

Di BasNews

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