di Aldo Di Lello

Da dove è realmente partito il missile che ieri è esploso in territorio polacco, a sei chilometri dal confine ucraino? Probabilmente non lo sapremo mai con certezza. Il motivo è semplice: se ne fosse accertata l’origine russa, sarebbero guai seri. Per tutti, anche per noi.

Non stupisce quindi che il primo a gettare acqua sul fuoco sia stato proprio Joe Biden, il quale, diverse ore dopo l’esplosione, ha dichiarato di ritenere «improbabile che i missili siano partiti dalla Russia». La tesi al momento più accreditata è di un «errore» della contraerea ucraina. Un missile sarebbe caduto sulla fattoria polacca (due i morti) nel tentativo di intercettare un ordigno di Mosca. Un’altra ipotesi chiama sempre in causa la contraerea di Kiev: un missile russo sarebbe stato per errore deviato in territorio polacco.

Possiamo allora tirare un sospiro di sollievo? Neanche per sogno. Il fatto rimane grave e preoccupante. Per diverse ore, i centri decisionali della Nato e l’opinione pubblica internazionale si sono ritrovati sotto un fortissimo stress. E lascia pensare il modo in cui si sono accavallate le notizie nel corso della serata di ieri. All’inizio, appena s’è diffusa la notizia dell’esplosione, fonti di intelligence Usa hanno parlato all’agenzia Ap di un missile russo. In Polonia è stato subito convocato il Comitato di Difesa e Sicurezza nazionale, con il ministero degli Esteri di Varsavia che ha confermato la «fabbricazione russa» dell’ordigno. Volodymyr Zelensky ha subito brandito la spada: «Il conflitto si è allargato». Non meno allarmistici sono stati i commenti dei dirigenti lettoni e cechi, che hanno parlato di aggressione alla Nato.

In poco tempo, dai talk show televisivi sono arrivate ondate di preoccupazione. «E ora che succede?». La Polonia invocherà l’articolo 5 del Trattato della Nato, che prevede l’immediata risposta collettiva in caso di aggressione a un Paese membro dell’Alleanza?

La tensione s’è stemperata quando sono cominciate a circolare notizie sul possibile incidente «tecnico» all’origine dell’esplosione, fino alle parole sdrammatizzanti arrivate dal presidente americano e da varie autorità Nato nella mattinata di oggi.

Resta però il fatto che abbiamo vissuto tutti, chi più chi meno, ore di angoscia. E qualcuno non avrà neanche dormito stanotte. Certe cose non dovrebbero mai accadere, neanche per scherzo. E invece è accaduto. Perché?

Si può essere trattato certo di una semplice casualità, ancorché produttrice di ansia planetaria. Ma non è improbabile che ci siamo trovati davanti a una sorta di “test” volto a saggiare la tenuta nervosa del sistema occidentale (e non) di fronte alla possibilità di una escalation della guerra in Ucraina.

Questa seconda ipotesi è suffragata dal fatto che l’ “incidente” è avvenuto nel pieno del G20, con i capi mondiali riuniti a Bali. Come a dire: ricordatevi che c’è una guerra in Ucraina e che non finirà tanto presto.

A chi giova produrre un simile stress? Il primo indiziato è Putin, che ha disertato il summit mondiale e può aver voluto comunque far sentire la sua presenza. Può aver voluto dire che il trionfalismo di Zelensky dopo la presa di Kherson è del tutto fuori luogo. E che la Russia non ha alcuna intenzione di abbandonare il Donbass. Del resto, proprio nella prima giornata del summit a Bali, Mosca ha lanciato la bellezza di novanta missili sull’Ucraina. Il messaggio finale potrebbe essere quanto mai inquietante: attenti a non umiliare la Russia perché stiamo parlando della seconda potenza nucleare del mondo.

Ma è plausibile anche un’interpretazione opposta, non meno inquietante: a saggiare la saldezza di nervi dell’Occidente è in realtà la Nato, in primis gli Usa. Il motivo è far sapere a tutti che un’escalation nel conflitto è sempre possibile, magari scatenata da un “incidente” o da un momento di “follia” di qualche generale. Stranamore è vivo e lotta insieme a noi. L’obiettivo principale potrebbe essere quello di “preparare” l’opinione pubblica occidentale ai rischi crescenti provocati da una guerra di lungo periodo. Mosca, del resto, respinge ogni accusa. E, a proposito del missile caduto in territorio polacco, parla di «provocazione» della Nato.

A chiunque giovi l’“incidente” del missile, una cosa è certa: stanno giocando con la sicurezza di tutti. Questa guerra, per noi occidentali, è un fatto prima psicologico (e naturalmente economico) che militare. Alla fine ne usciremo tutti cambiati. E forse non in meglio.

fonte:

Di BasNews

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