In un Paese mediamente serio, un Parlamento mediamente serio sarebbe febbrilmente impegnato a elaborare una legge quadro che migliorasse la sicurezza dei luoghi di lavoro con l’obiettivo, strutturale, di limitare gli incidenti mortali. Invece la politica-politicante, dopo essersi seriamente impegnata a officiare i suoi riti bizantini per la composizione delle liste elettorali attraverso il regolamento di conti tra correnti o tra capibastone, sta seriamente cercando di comunicare al 33 per cento degli italiani che andrà malvolentieri a votare cosa faranno i vari, autorevoli, candidati, una volta seduti tra gli scranni di Strasburgo, nell’esclusivo interesse degli italiani: «Più Europa in Italia, più Italia in Europa». Il ritornello funziona. Intanto fioccano arresti, gli ultimi freschi freschi in Liguria, e gli avvisi di garanzia che minano le fondamenta di Comuni e Regioni. I problemi veri del Paese? Possono ragionevolmente essere procrastinati fino al 10 giugno. Dopo il voto. A quella data la strage di operai di Casteldaccia, nel Palermitano, dove cinque padri di famiglia hanno perso la vita asfissiati da un gas assassino, sarà già un vago ricordo.Il 16 febbraio una maxi-trave prefabbricata crollò in un cantiere a Firenze provocando la morte di cinque operai. Per la tragica dinamica dell’incidente si disse, solennemente, che era stato raggiunto il punto di non ritorno e che un Paese civile come l’Italia non si poteva permettere disgrazie del genere. «Basta», gridarono in coro politica, istituzioni, imprenditori, sindacati. Il 9 aprile l’esplosione in una centrale idroelettrica del bacino artificiale di Suviana, sull’Appennino Bolognese, si portò via altri sette lavoratori, tra tecnici e operai. Si disse, solennemente, che questa immane tragedia aveva sopravanzato anche il punto di non ritorno segnato dall’incidente di Firenze. «Mai più», gridarono in coro politica, istituzioni, imprenditori, sindacati. Poche ore fa a Casteldaccia, Palermo, sono morti altri cinque operai durante l’ispezione in una fogna. «Inaccettabile», stanno gridando in coro politica, istituzioni, imprenditori, sindacati. Nel frattempo, qua e là, altri lavoratori sparsi per l’Italia hanno perso la vita. Il 3 maggio di tre anni fa l’operaia 22enne Luana D’Orazio morì risucchiata da un orditoio difettoso in una fabbrica in provincia di Prato. Nel murale che le hanno dedicato Luana è piena di vita e sembra addirittura sorridere al destino che l’ha colpita.   

Di chi le cause? Ah, saperlo. Il tutto è sempre ricondotto alla tragica fatalità: a Firenze il collasso della trave; a Suviana una scintilla incontrollata; a Casteldaccia, la zaffata improvvisa di un gas velenoso. Mai che si tenti ricostruire la scala delle responsabilità, che ci sono e sono gravissime: dalla catena dei subappalti al rispetto delle norme di sicurezza fino all’adeguatezza delle imprese. Tanto per dare qualche numero, l’anno scorso ci sono registrati 1043 morti bianche delle quali 65 in Sicilia e 18 a Palermo, quasi in ogni segmento produttivo.

Le norme sono oggettivamente superate e vanno riviste, gli ispettori del lavoro sono insufficienti per coprire la mole di sopralluoghi nelle migliaia di cantieri aperti in tutto il Paese e non si sa come fare chiarezza nel sottobosco dei subappalti.

Per scuotere da un apparente torpore che dovrebbe farsi carico di intervenire, subito dopo la tragedia di Firenze la Filca-Cisl si fece presentò una piattaforma di dieci proposte operative per mettere fine al caos del sistema dei cantieri. Eccole.

  1. Scorporo dal ribasso d’asta dei costi della sicurezza e del lavoro anche nei lavori privati, ad alta intensità di manodopera, per fornire da subito garanzie di qualità e di trasparenza nell’offerta con controllo sulle offerte anormalmente basse.
  2. Garanzia, anche nei lavori privati, di mantenimento degli stessi standard contrattuali per tutta la catena d’appalto.
  3. Responsabilità in solido nei lavori privati ad alta intensità di manodopera parificata al pubblico.
  4. Formazione obbligatoria quale prerequisito per l’avvio di attività edile in camera di commercio, per garantire che le nuove imprese siano preparate alle sfide che il mercato impone, in modo responsabile.
  5. Formazione obbligatoria preventiva sulla sicurezza a tutti coloro che entrano in cantiere e per gli stranieri alfabetizzazione edile propedeutica al corso. Nomina di un Certificatore che attesti la genuinità della formazione svolta che verrà inserita in una piattaforma digitale pubblica.
  6. Esecuzione dei lavori più complessi affidata ad imprese specialistiche, non di sola manodopera, con esperienze almeno quinquennali, certificate nella realizzazione di quella specifica lavorazione.
  7. Premialità per le imprese asseverate presso il sistema bilaterale per una prevenzione consapevole e, in presenza di alta intensità di manodopera, visite preventive del CPT obbligatorie.
  8. Introduzione della figura del Promotore della Sicurezza, consulente per le attività ispettive, al fine di potenziare gli strumenti messi in campo dal Testo Unico e limitare il numero di incarichi ai coordinatori della sicurezza, con obbligo di presenza in cantiere almeno settimanale.
  9. Per i lavori ad alta intensità di manodopera affidamento preferenziale alle Reti di Impresa/aggregazioni di impresa per incentivare la strutturalità aziendale volta alla qualità e alla responsabilità datoriale, coinvolgendo, al contempo, elevate professionalità volte all’esecuzione dell’opera.
  10. Cartello digitale di cantiere trasparente per tutti gli appalti.

Un vero manifesto di tutela della sicurezza dei lavoratori anche se, sono gli stessi sindacati a dirlo, il rischio zero purtroppo non esiste. Da parte sua, il governo ha annunciato una stretta: interdizione dagli appalti da due a cinque anni in caso di “gravi violazioni” o di “accertata responsabilità penale per reati” in materia di salute e sicurezza del lavoro. Sospensione e decadenza dai benefici fiscali e contributivi per le imprese irregolari. Ripenalizzazione delle sanzioni in materia di appalto, subappalto e somministrazione illecita. Inasprimento delle sanzioni in materia di lavoro nero e irregolare.

Se i tempi di adozione fossero rapidi, nei prossimi mesi si potrebbe già registrare un sensibile miglioramento delle condizioni di lavoro e di sicurezza nei cantieri, che si tradurrebbe in una drastica diminuzione degli incidenti. Requisito fondamentale per riuscirvi? Una classe politica mediamente seria. 

Foto: corrieredellacalabria.it

Di BasNews

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