di Francesco Tallarico

L’Iran avrebbe inviato un messaggio a Israele tramite l’inviato Onu in Medio Oriente, precisando che non vuole un ulteriore escalation nella guerra tra Hamas e Israele, ma che dovrà intervenire se l’operazione israeliana a Gaza continua. Lo ha riportato in esclusiva il sito Axios. Le due fonti diplomatiche sono il Ministro degli Esteri iraniano Amir Abdollahian e l’inviato Onu in Medio Oriente Tor Wennesland. Sembra che Netanyahu non abbia la benchè minima intenzione di fermare l’operazione militare a Gaza. Perciò, se la matematica non è un’opinione 1 + 1 = 2: il mondo si troverà presto di fronte all’incubo di una guerra regionale in Medio Oriente. Considerato l’invio della portaerei Gerald Ford e il programma di inviarne altre alla volta di Israele, non è escluso il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nel conflitto mediorientale.

Qualsiasi coinvolgimento diretto degli Usa nella guerra farebbe scattare con assoluta certezza una risposta da parte dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, Opec, o almeno di alcuni dei suoi membri, come avvenne durante la guerra dello Yom Kippur nel 1973, sotto forma di un embargo petrolifero nei confronti degli Usa e forse anche dell’Europa.

Questa volta è peggio perché c’è di mezzo l’Iran, che ha dimostrato agli Usa di avere il pieno controllo militare dello Stretto di Hormuz. Quello di Hormuz è uno stretto assolutamente cruciale per i mercati petroliferi globali. Basti pensare che un sesto di tutto il petrolio e un terzo di tutto il gas naturale liquefatto, o Gnl, consumati nel mondo, passa attraverso lo Stretto di Hormuz. Perciò, se si verificasse la chiusura, o addirittura un’interruzione del traffico navale attraverso lo Stretto di Hormuz, con l’embargo russo su petrolio e gas, è molto probabile che i prezzi globali di petrolio e Gnl schizzerebbero a livelli mai visti prima d’ora. E se il prezzo del petrolio arrivasse a sfiorare i 300 dollari al barile? Le conseguenze geopolitiche ed economiche sarebbero talmente disastrose da essere inimmaginabili. Già con l’attuale livello di inflazione l’economia di gran parte di Europa e Stati Uniti boccheggia e per i cittadini più poveri comincia a diventare difficile nutrirsi, vestirsi, etc.. Il massiccio aumento dei prezzi dell’energia porterebbe ad una vera e propria iper-inflazione. Le banche centrali risponderebbero di conseguenza e si arriverebbe al crollo dei mercati finanziari e del settore bancario globale. Catastrofismo? Assolutamente no. Queste proiezioni sono improntate ad un roseo ottimismo. Si basano, infatti, sulla speranza che la guerra che incendia il Medio Oriente rimanga un conflitto regionale e che Russia e Cina non intervengano, limitandosi ad assistere agli eventi. Come dice il proverbio, la speranza è l’ultima a morire …

fonte:

Di BasNews

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