Napoli - Torre Annunziata Napoli i ministri Sangiuliano e Crosetto firmano protocollo per la riqualificazione dello Spolettificio (Napoli - 2023-04-14, napolipress) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

di Aldo Di Lello

Il generale Roberto Vannacci è finito sotto accusa davanti al Tribunale dell’ Inquisizione Politicamente Corretta e da un paio di giorni il suo caso impazza su giornali e social, suscitando sentimenti piuttosto violenti nell’opinione pubblica: molti sono quelli che lo difendono, ma altrettanti quelli che lo ricoprono di insulti.

Il fatto è che Vannacci ha diverse colpe agli occhi dei sostenitori del pensiero unico. Non solo quella di essere un impertinente politicamente scorretto perché ha espresso  (in maniera se vogliamo anche rozza, ma senza offendere nessuno) idee in dissonanza con i canoni dominanti, ma anche la colpa di essere un militare, perdipiù parà, perdipiù generale, perdipiù decorato, perdipiù autore di diverse azioni umanitarie, avendo salvato tanti civili sui teatri di guerra. Un soldato che salva vite umane? È un vero sfregio per l’ortodossia pacifista e antimilitarista.

Vannacci ha violato anche il tabù che non prevede che un generale dell’esercito abbia opinioni (ammenoché non siano politicamente corrette) e che, per giunta, abbia voglia di divulgarle in un libro autoprodotto, peraltro urticante già nel titolo: “Un mondo al contrario”. Guai a ritenere che viviamo in una società dove si distruggono i valori naturali.

Ma la colpa più grande del generale impertinente è alla fine un’altra: non avere sufficienti coperture politiche. Perché, se imbarazzanti possono essere risuonate talune sue affermazioni (ad esempio quella che i «tratti somatici di Paola Egonu non rappresentano l’italianità»), ancora più imbarazzante è stato l’attacco ricevuto immediatamente, non appena “la Repubblica” ha estrapolato le frasi più “hot” del suo libro, dal ministro della difesa Guido Crosetto, il quale, dopo aver definito «farneticazioni» le parole di Vannacci, ha sollecitato azioni disciplinari, azioni che sono  peraltro arrivate in tempo pressoché reale, essendo stato il generale dei parà deposto dalla carica di direttore dell’Istituto di geografia militare di Firenze. Vannacci è stato trasferito a Roma in attesa di altro incarico, che probabilmente non verrà, o che almeno non verrà presto, perché il generale subirà probabilmente altre sanzioni in via gerarchica, laddove non sarà addirittura costretto a difendersi in sede legale dalle iniziative che promuoveranno contro di lui le varie associazioni (Lgbt, antirazziste e chi più ne ha più ne metta)  in via di mobilitazione.

E così il generale impertinente s’è giocato la carriera nel giro di quarantott’ore per aver semplicemente messo nero su bianco quello che pensava sulla nostra società. Roba da non credere. Roba da non credere soprattutto che un ministro della difesa scarichi in quattro e quattr’otto un ufficiale superiore con lo stato di servizio di primordine come l’autore di “Un mondo al contrario”.

Se le intenzioni di Crosetto erano quelle di placare le polemiche, s’è clamorosamente sbagliato, perché le opposizioni (soprattutto il Pd) hanno sentito odore di sangue e si sono fatte sotto in modo ancora più feroce. Alessandro Zan , autore del famigerato ddl pro Lgbt fortunatamente non diventato legge, ad esempio non si accontenta della destituzione dalla guida dell’Istituto geografico militare: « Il semplice trasferimento – ha tuonato – non è sufficiente. La sua presenza ai vertici dell’Esercito continua a recare discredito e disonore alle forze armate». E già, avremmo voluto vedere l’on Zan come se la sarebbe cavata in Iraq a salvare civili, come ha invece fatto il generale Vannacci.

Il problema è che, quando qualcuno viene lasciato solo, subito si avvicinano i lupi. E questo rischio, Crosetto, avrebbe dovuto valutarlo prima di abbandonare Vannacci al suo destino. Evidentemente il ministro si sente debole politicamente, diciamo sotto schiaffo. Concedere tutto quello spazio alle opposizioni, rifiutarsi di difendere un generale, certo imprudente e ingenuo, ma comunque capace e valoroso, lascia capire che alcuni esponenti dell’esecutivo non hanno ancora imparato l’arte di governare a testa alta, difendendo a spada tratta il settore della Pubblica amministrazione affidato alla loro cura. È bene che Giorgia Meloni alzi la cornetta del telefono e faccia quattro chiacchiere con il suo ministro della Difesa…

fonte:

Di BasNews

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