Devo confessarlo, in gioventù, un secolo fa, ho avuto una fidanzatina norvegese e Oslo sebbene non sia propriamente una città d’arte mi è rimasta nel cuore con quelle sue luci per noi aliene, per quegli infiniti pomeriggi estivi che cominciavano a diventare sera solo alle 22 e davanti al Teatro nazionale circondato da un grande parco e più avanti dall’università la gente sciamava come se il crepuscolo fosse la sua vera dimensione. Bene un conoscente di lassù mi scrive: “Attualmente qui in Norvegia nevica e ha nevicato piuttosto abbondantemente durante tutto il mese scorso, l’ultima volta due settimane fa in maniera massiccia , soprattutto nel sud e nel sud-est del Paese dove le masse di neve causano problemi non trascurabili: interruzioni di corrente, strade bloccate e scuole chiuse. Del resto, nell’area metropolitana di Oslo, i trasporti pubblici si interrompono quasi regolarmente perché quando le temperature scendono sotto lo zero o quando c’è la neve come adesso che siamo di nuovo sommersi, le batterie degli autobus si scaricano”

Questa non è una teoria del complotto è qualcosa che invece sappiamo da molto più di un secolo: le batterie diminuiscono la loro capacità quando le  temperature sono basse e questo vale per qualsiasi sistema alimentato con accumulatori siano essi auto, bus o telefonini. Naturalmente l’effetto è più visibile quando l’energia richiesta è maggiore  e dunque i mezzi pubblici ne risentono di più. Il fatto è che già di base le autonomie vengono svergognatamente  ritoccate verso l’alto, ma poi i test invernali svolti a bassissima velocità e a temperature che vanno da 0 a – 10 gradi mostrano una perdita di potenza del 36 per cento. Quando fa più freddo di così la potenza viene addirittura dimezzata rispetto alle altre stagioni. Qui naturalmente si fa riferimento al sud della Norvegia e a modeste altezze sul mare perché nel resto del Paese e ad altitudini nemmeno molto elevate i – 10 sono abbastanza normali. Non spaventatevi è freddo secco e la mia fidanzatina tremava negli inverni padani con tre chili di nebbia per centimetro quadrato. Ma insomma possiamo immaginare il bordello di questi giorni dove una tecnologia presentata come avveniristica fa clamorosamente cilecca …  oltretutto le ricariche diventano molto più lunghe perché in queste condizioni è particolarmente imprudente ripartire sotto al 90 per cento della carica massima. E ovviamente bisogna rinunciare al riscaldamento per evitare che l’autonomia reale divenga una piccola frazione di quella nominale.

Da quello che dice il mio conoscente, in questi giorni è cominciato lo scaricabarile, le autorità del trasporto pubblico che non hanno controllato le effettive prestazioni dei bus acquistati incolpano le ditte costruttrici e queste i subappaltatori nel tentativo di mostrare che questi inconvenienti non appartengono alla tecnologia in sé, ma al fatto che alcuni mezzi erano sottopotenziati. Con tutta probabilità si tratta di balle perché in realtà ci sono stati problemi anche con le stazioni di ricarica che presentavano errori software che interpretavano -12 gradi come surriscaldamento e spegnevano il caricabatterie. Ora si dice che forse bus e auto dovrebbero essere dotati di preriscaldatori della batteria che tuttavia porterebbero alle stelle i consumi elettrici. Dunque l’elettrico andrebbe bene solo l’estate purché naturalmente i bus non si incendino.

Fonte:

Di BasNews

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