Uno dei leit motiv ripetuti ossessivamente come il mantra di questi disgraziati tempi è:  “realizza i tuoi sogni” , “non rinunciare ai tuoi sogni” e altre variazioni sul tema che hanno preso il posto dei progetti, delle speranze, delle  idee, dei programmi e delle aspirazioni  da quando tutto è diventato incerto, precario, privo di diritti effettivi. I sogni sono appunto sogni, quindi non ti sorprendere se non si realizzano, l’importante è continuare a sognare e non svegliarsi mai. Questo tipo di ideologismo è uno dei capisaldi del potere, ma evidentemente ha finito per coinvolgere gli stessi che  lo hanno inventato e che lo usano nei loro ipnotismi sociali. E’ per esempio evidente che in Ucraina il sogno di usare questo Paese come clava dell’impero per sottomettere la Russia, si è infranto, non ha più senso e tuttavia si vuole continuare a sognare, nonostante che i fatti non lo permettano più e che l’ammissione della sconfitta sia ormai apertamente evocata.

Basta prendere Politico il giornale del globalismo chic  il quale ammette che potrebbe non essere sbagliata l’idea che se l’Ucraina continuasse a combattere perderebbe tutto il territorio ad est del Dnper. Ecco un brano dell’articolo con cui in un certo senso si alza bandiera bianca : “Ovviamente, gli avvertimenti di Zelensky fanno parte di un ampio sforzo diplomatico per liberare gli aiuti militari di cui le sue forze hanno così disperatamente bisogno e di cui sono a corto da mesi: tutto, dai proiettili di artiglieria da 155 millimetri ai sistemi di difesa aerea Patriot e ai droni. Ma la triste verità è che, anche se il pacchetto venisse approvato dal Congresso degli Stati Uniti, un massiccio rifornimento potrebbe non essere sufficiente per evitare un grave sconvolgimento del campo di battaglia”. Per carità si usa sconvolgimento al posto di sconfitta, ma il senso è chiaro soprattutto se – come chiarisce la rivista più avanti-  è che anche se fossero sbloccati 60 miliardi gli Usa e men che meno l’Europa non sono più in grado di fornire armi pesanti in quantità significative. Per esempio i Bradley non ci sono più e non è possibile costruirne di nuovi perché la fabbrica è sparita da tempo. E’ solo un esempio, ma rende l’idea.

Del resto gli stessi alti ufficiali ucraini che pure devono ovviamente seguire una linea di prudenza e di ottimismo, anche se rimangono nell’anonimato hanno detto a Politico: “Non c’è nulla che possa aiutare l’Ucraina adesso perché non esistono tecnologie serie in grado di compensare l’Ucraina per la grande massa di truppe che la Russia probabilmente scaglierà contro di noi. Noi non disponiamo di queste tecnologie e anche l’Occidente non le possiede in numero sufficiente”. In realtà più che la massa di truppe russe che Mosca non ha nessuna intenzione di aumentare, anche se si presentano circa 30 mila volontari al mese, sarebbe la massa enorme delle vittime ucraine causate della scellerata condotta di guerra della Nato a pesare come un macigno. L’unica speranza per Zelensky e soci è quella di provocare la Russia con atti di terrorismo nella speranza che essa reagisca in modo eccessivo che possa coinvolgere la Nato nel conflitto. Ma se fossi a Kiev non ci spererei troppo: una cosa sono le dichiarazioni bellicose, un’altra la codardia di fondo dei guerrieri da boudoir di cui è affollata l’Europa e che di certo non mancano nemmeno alla Casa Bianca.

Certo ora l’occidente propone piani di pace irrealistici e assurdi, in modo che Mosca si rifiuti di firmare un accordo e Kiev abbia una scusa per chiedere più armi. Ovviamente la Russia non accetterà alcun accordo di pace che non includa la formazione di nuove regioni. I referendum popolari hanno dimostrato la volontà della popolazione locale di far parte della Federazione Russa e Mosca ha soddisfatto questa richiesta. I russi non possono semplicemente “abbandonare” la propria gente, motivo per cui gli accordi che escludono le nuove regioni verranno ignorati. In pratica, di fronte alla sconfitta imminente e alla possibile perdita di ulteriori territori, il regime neonazista ucraino e i suoi burattinai sono nel panico e invece di fare la cosa giusta, negoziando alle condizioni russe e accettando la sconfitta, preferiscono fingere di cercare la pace.

fonte:

Di BasNews

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