di Massimo Spread
85 miliardi “nascosti” per truccare i conti pubblici e spendere di più del consentito. Una furbata che non viene dall’Italia, dalla Grecia o da qualche altro irresponsabile popolo latino. A tirare il pacco sono stati gli affidabilissimi tedeschi, sempre pronti a far la parte delle formiche con le cicale del Sud ma molto meno virtuosi di quanto vogliono far credere quando c’è da gestire gli affari propri.
A svelare lo scandalo è stata ieri la Corte dei conti tedesca, che ha notato come i cosiddetti “fondi speciali” con cui il governo ha finanziato spese straordinarie non possono essere scorporati dai conti pubblici. Una bestemmia in chiesa per un paese così ossessionato dal controllo sulla spesa da aver iscritto la sacra regola del pareggio di bilancio persino nella Costituzione.
Costituzione che verrà quindi violata nel 2024 quando, sempre secondo i ragionieri di Berlino, il deficit della repubblica federale arriverà a quasi 86 miliardi, il quintuplo di quanto dichiarato ufficialmente.
Tradotto in percentuali significa che il deficit non sarà di un quasi impercettibile 0,4% ma di un ben più robusto 2,4%, ben due punti in più. I soldi “nascosti” sono andati in buona parte per le spese di riarmo, sulle quali Scholz si era impegnato a scucire ben 100 miliardi di euro per rispondere in maniera adeguata alla sfida russa e soprattutto smetterla di farsi difendere militarmente dagli americani.
Non è tutto: nel misterioso calderone dei fondi speciali potrebbero finire pure i 200 miliardi messi in conto per rispondere alla lotta ai cambiamenti climatici, uno scopo talmente vago che quei miliardi potrebbero essere utilizzati per un’infinità di progetti del tutto ordinari, come la costruzione di turbine eoliche, il rifacimento delle condutture fognarie oppure, perché no, un bel superbonus per chi ristruttura casa per renderla più efficiente dal punto di vista energetico. Un bel trucchetto per far ripartire un’industria ormai stagnante, depressa dalla crisi cinese – da anni il suo principale partner economico – e dal venir meno del vecchio alleato russo, fino a due anni fa il grande fornitore di energia dei tedeschi.
Che la situazione per i tedeschi non sia rosea è stato ammesso anche dall’Istituto Ifo, uno dei principali think tank economici del Paese, la Germania è ormai tornata il malato d’Europa.
L’opposizione ne ha approfittato per criticare il ministro delle Finanze Lindner, che si presenta come il sacerdote dell’austerità ma ha di fatto solo reso opaco il modo di gestire i fondi pubblici, rendendo più difficile per i cittadini capire se il governo si mantiene o no sulla strada della virtù che predica per gli altri Stati.
Sorprende che in Italia praticamente nessuno abbia voluto dire la sua; forse si preferisce non fomentare polemiche con la Germania in un momento in cui occorre trovare un accordo per rivedere quel Patto di stabilità che a Berlino vorrebbero veder tornare in funzione nella sua versione originale, comprese le assurde clausole di rientro dal debito che, se osservate, significherebbero per l’Italia un sicuro ritorno all’austerità degli anni di Monti.
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