Al Wukair (Qatar) 22/11/2022 - Mondiali di calcio Qatar 2022 / Francia-Australia / foto Panoramic/Image Sport nella foto: esultanza gol Olivier Giroud ONLY ITALY

di Aldo Di Lello

Francia o Argentina, per chi tiferanno gli italiani rimasti orfani del Mondiale? Non è una domanda oziosa e frivola. Perché tifare, sempre e comunque per qualcuno, è una modalità che risulta naturalissima a un popolo istintivamente portato alla faziosità, al becerume e alla visceralità come il nostro.

Di solito, tendiamo a stare dalla parte della squadra sfavorita o dell’outsider. Ma stavolta sarà dura, dal momento che sia la Francia sia l’Argentina sono squadre blasonate, due vere e proprie superpotenze calcistiche. E allora c’è da supporre che la scelta sarà dettata da suggestioni ed emozioni che superano abbondantemente il mondo del calcio.

Proviamo a questo punto a immaginare due tipologie di italiani contrapposte: chi si sente “europeo”, da una parte, e chi si sente “latino”, dall’altra. È probabile che il primo tipo italiano tiferà per la Francia, il secondo invece per l’Argentina.

L’ “europeo” abita prevalentemente nel Centro Nord della penisola e/o appartiene al ceto medio rimasto a galla nella crisi e ai settori più sensibili ai richiami della globalizzazione e del cosmopolitismo. Non è solo un dato socio-geografico ma politico-culturale. Perché la Nazionale di Didier Deshamps è il simbolo di una società multietnica e con un buon grado (almeno apparentemente) di integrazione. Tant’è che Emmanuel Macron ha voluto sostenere “le bleus” allo stadio di Doha già dalla semifinale. Prevalentemente, l’ ”europeo” vota Pd. Ma non è sempre detto. Sicuramente, al cento per cento, vota Calenda e Renzi.

Gli italiani che si sentono “latini” sono invece più sparpagliati geograficamente, più variegati  socialmente, più trasversali politicamente. La loro base principale è il Centro Sud, ma grandi enclave di “latini” sono presenti anche al Centro Nord. Socialmente, il tipo “latino” appartiene al ceto medio arrabbiato e impoverito, piuttosto avverso alla globalizzazione, dalla quale si sente defraudato. Questa condizione lo avvicina ai ceti popolari e ai poco garantiti. Ma, anche in questo caso, una robusta componente di “latini” può essere presente tra i ceti privilegiati e la borghesia. Il “latino” è tendenzialmente un passionale e i sentimenti, si sa, non hanno classe.

Per tutti questi motivi, l’italiano “latino” si sente vicino a una nazione calda e passionale come l’Argentina. Una nazione, va detto in aggiunta, assai colpita dai poteri finanziari globali. A molti sono rimaste impresse le immagini degli argentini imbufaliti che prendevano a calci i bancomat dopo il default della fine degli anni Novanta.

La Nazionale biancoceleste ha sempre acceso la fantasia di questo tipo di italiani, a parte l’episodio della perfida nuca di Caniggia che negò agli azzurri la finale di Italia ’90. Ma per il resto, fin dai tempi di Diego Armando Maradona, è stata un’onda imponente di simpatia, soprattutto dopo la “mano de Dios” con la quale Dieguito beffò l’Inghilterra ai Mondiali del 1986  al fine di vendicare simbolicamente la sconfitta argentina nella guerra delle Falkland di quattro anni prima. Questo oltraggio alla perfida Albione ha reso la Nazionale biancoceleste particolarmente simpatica agli italiani di destra, una parte di italiani che in questi giorni sia augura di vedere Macron uscire domenica con la faccia delusa dalla tribuna d’onore di Doha.

Il confronto antropologico-politico di questa finale si arricchisce però di un altro elemento. E cioè il fatto che all’interno della Nazionale di Deschamps si contrappongono due modelli di Francia: quella d’origine maghrebina del fuoriclasse Kylian Mbappé e quella “profonda” dell’altro fuoriclasse Oliver Giroud, bianco e cattolico. Giroud ha sul braccio un tatuaggio con un passo della Bibbia: «Dominus regit me et nihil mihi deerit» («il Signore è il mio pastore,  non manco di nulla»). Come se non bastasse, il campione francese ha anche un crocifisso tatuato sulla spalla, lo stesso simbolo religioso vietato negli edifici pubblici del suo Paese. È un particolare che pochi, per la verità, conoscono, ma che potrebbe in teoria spostare una parte del tifo.

Al dunque aspettiamo trepidanti domenica prossima. Vinca il migliore? Macché Bmappé, forza Argentina!

Fonte:

Di BasNews

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