di Americo Mascarucci

Il consiglio dei ministri, prima della pausa estiva, a sorpresa ha dato semaforo verde al cosiddetto decreto Asset contenente la norma che introduce la tassazione degli extraprofitti delle banche che, secondo le stime di Palazzo Chigi, dovrebbe portare alle casse dello Stato più di due miliardi.

La tassa sugli extraprofitti bancari varrà sui bilanci 2022 e 2023. Il prelievo del 40% scatterà se il margine di interesse registrato nel 2022 «eccede per almeno il 3%» il valore dell’esercizio 2021. Percentuale che sale al 6% confrontando il 2023 col 2022. L’imposta straordinaria, prevede ancora la norma, è versata entro il sesto mese successivo a quello di chiusura dell’esercizio antecedente a quello in corso al primo gennaio 2024. I soggetti che in base a disposizioni di legge approvano il bilancio oltre il termine di quattro mesi dalla chiusura dell’esercizio effettuano il versamento entro il mese successivo a quello di approvazione del bilancio. Per i soggetti con esercizio non coincidente con l’anno solare, se il termine di cui ai primi due periodi scade nell’anno 2023, il versamento è effettuato nel 2024 e, comunque, entro il 31 gennaio.

La nuova tassa sugli extraprofitti delle banche non potrà comunque superare il 25% del patrimonio netto. L’imposta straordinaria istituita per il 2023 ha un’aliquota del 40%, ma l’ammontare dell’imposta straordinaria, in ogni caso, non può essere superiore a una quota pari al 25% del valore del patrimonio netto alla data di chiusura dell’esercizio antecedente a quello in corso al primo gennaio 2023. L’imposta straordinaria, inoltre, non è deducibile ai fini delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive.

Le reazioni del mondo bancario e finanziario non sono state delle migliori. Piazza Affari ha aperto la seduta di ieri in negativo, con il crollo dei titoli delle banche proprio dopo l’annuncio dell’introduzione della tassa. Un annuncio che ha colto di sorpresa il mercato e i titoli delle società quotate a Piazza Affari già nella prima ora di scambi, bruciando circa 10 miliardi di euro. Gli analisti sottolineano che “il nuovo impatto simulato è anche superiore alla simulazione che abbiamo eseguito ad aprile” e calcolano che l’utile netto delle banche nel 2023 potrebbe essere ridotto di circa il 10%.

La politica invece sembra condividere la misura seppur con tutte le diverse sfumature del caso.
“L’innalzamento dei tassi della Bce – ha commentato il vicepremier Matteo Salvini bruciando tutti sul tempo – ha portato a un innalzamento del costo del denaro per famiglie e imprese. Non c’è stato un altrettanto solerte, veloce e importante aumento per i consumatori. Quindi in questo gap si verrà a contare un 40% di prelievo dagli extraprofitti multimiliardari delle banche. Non entriamo nel merito delle cifre, ma basta guardare gli utili del primo semestre 2023 delle banche per capire che non stiamo parlando di qualche manciata di milioni, ma si può ipotizzare di alcuni miliardi”.

Resta però il giallo dell’assenza del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti alla conferenza stampa. Voci di corridoio parlano di un disaccordo sui tempi, perché il ministro leghista avrebbe preferito attendere l’autunno per mettere in campo il provvedimento anche attraverso una concertazione con il mondo bancario. Invece si è deciso di bruciare le tappe e approvare il decreto a sorpresa, visto che la misura non era stata minimamente annunciata neanche nell’odg del Cdm.

Anzi, lo stesso Giorgetti a giugno durante un question time alla Camera l’aveva esclusa. Salvini invece nel presentarla alla stampa ha riconosciuto proprio a Giorgetti la paternità. Un modo per mettere il ministro all’angolo?

Ma anche dall’apposizione c’è apprezzamento per la misura.
“Da marzo – ha detto il leader 5Stelle Giuseppe Conte – il Movimento 5 stelle chiede un intervento sugli extraprofitti accumulati dalle banche per prendere da lì le risorse per sostenere i cittadini alle prese con rincari e caro-mutui. Il governo sembra accogliere la nostra proposta di una tassa sugli extraprofitti bancari, meglio tardi che mai”.

Unica nota fuori dal coro quella di Giulia Pastorella di Azione che spiega: “Non siamo contrari alla tassazione degli extra profitti, ma solo quando è chiaro da dove provengano e come distribuirli. Per esempio noi chiedevamo una tassazione dei profitti extra delle aziende che producono energia. Il governo invece cerca un capro espiatorio nei confronti del popolo che soffre, è il tentativo di additare qualcuno che non è colpevole dell’innalzamento dei tassi. Non c’è motivo per cui debbano essere penalizzate le banche”.

Una cosa è certa: il settore bancario dovrà adattarsi a questa novità, cercando di bilanciare la necessità di contribuire al sostegno dell’economia con la tutela della propria stabilità finanziaria.

fonte:

Di BasNews

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