di Americo Mascarucci

Non si placa la polemica politica intorno al giudice di Catania Iolanda Apostolico, finita al centro delle cronache nei giorni scorsi per una sentenza contraria al decreto del governo Meloni, e per aver liberato tre immigrati irregolari dal Centro di permanenza per i rimpatri di Pozzallo dove erano trattenuti in base alle norme governative.

A far discutere sono alcuni video che riprenderebbero la giudice mentre, ai tempi del governo gialloverde quando Salvini era ministro degli Interni, partecipa a delle manifestazioni contro i decreti sicurezza del leader della Lega che bloccavano le navi e respingevano i migranti, durante i quali venivano lanciati slogan e insulti verso le forze dell’ordine che presiedevano i luoghi delle proteste. E’ proprio la Lega da giorni ad essere sul piede di guerra chiedendo le dimissioni del magistrato. Una nota del partito recita: “Assordante silenzio dopo il terzo video sulla magistrata di Catania in piazza contro il Ministro Salvini, tra accuse volgari alla polizia, cori e battimani. Solidarietà alle donne e uomini delle Forze dell’Ordine, è scandaloso che non siano ancora arrivate le dimissioni dell’interessata. La riforma della Giustizia si conferma urgente e necessaria”.

Sono ormai trent’anni che in Italia è in corso una guerra senza esclusione di colpi fra politica e magistratura che sembra acuirsi soprattutto ogni volta che al governo c’è la destra. Ora, è legittimo che un magistrato abbia le sue idee e possa esprimerle anche scendendo in piazza, ma qui il problema è che il giudice Apostolico ha emesso una sentenza che ha a che fare proprio con la materia, ovvero la gestione dell’immigrazione, che l’ha vista sulle barricate, dimostrando chiaramente di avere al riguardo una posizione legittima, sacrosanta ma ideologica e discutibile.  E compito della magistratura dovrebbe essere quello di applicare le leggi e non di contestarle sulla base di convincimenti che, per quanto legittimi, non sembrano esposti in punta di diritto.

Nel caso specifico infatti il giudice Apostolico ha giudicato illegittimi i trattenimenti dei migranti nei Cpr in base al Decreto Cutro del governo che porta anche la firma del Capo dello Stato Mattarella. E’ opportuno che a decidere su detta materia sia un giudice che ha dimostrato di avere al riguardo una posizione di parte, scagliandosi contro i precedenti decreti di un altro governo e addirittura manifestando in piazza contro provvedimenti chiaramente in linea con quelli attuali? Non sarebbe stato molto più opportuno astenersi? Davvero la dottoressa Apostolico non ha valutato l’impatto che le sue decisioni avrebbero provocato alla luce dei suoi trascorsi di manifestante?

A favore del giudice di Catania c’è il fatto che in passato, già altri magistrati, hanno emesso sentenze e presieduto collegi giudicanti dove erano imputati esponenti politici contro cui si erano precedentemente esposti. Il caso più noto fu quello dell’ex giudice Nicoletta Gandus presidente del collegio del processo Mills dove era coinvolto anche l’allora premier Silvio Berlusconi e che si era più volte espressa contro le riforme della Giustizia dei governi guidati dal leader di Forza Italia. Sarà anche tutto lecito e rientrante nel sacrosanto diritto dei magistrati di esprimere ciò che pensano, però è altrettanto vero che la magistratura non dovrebbe soltanto essere imparziale, ma evitare di dare l’idea di non esserlo. E molto spesso i magistrati nel corso degli anni hanno dato l’idea di essere molto schierati, specie da una parte (la sinistra) contro un’altra (la destra).

Dall’altro lato c’è da dire che molto spesso la politicizzazione della magistratura è diventato l’alibi perfetto per autoassolvere la classe politica, facendo passare il messaggio che se ci sono magistrati prevenuti o faziosi, tutti i magistrati e i loro atti contro la politica sono frutto di faziosità. E in più una certa parte politica, la sinistra e i 5Stelle tanto per non fare nomi, ma anche i media hanno sfruttato a fini strumentali le inchieste della magistratura per colpire e affondare i propri avversari politici, da Berlusconi a Salvini, passando anche per Renzi. Stesso copione che si sta ripetendo oggi con la giudice di Catania, attaccata a destra, difesa a sinistra e dai giornali anti-Meloni, facendo nascere il sospetto di una sorta di “alleanza trasversale” contro l’attuale governo.

Ciò che invece servirebbe davvero, è ritrovare un sano equilibrio fra politica e magistratura, evitando che la magistratura venga concepita, anziché come l’organo deputato a far rispettare le leggi e a perseguire chi le viola, come controparte della politica, fino a far sospettare scopi sovversivi dietro determinate azioni dei suoi rappresentanti. E dovrebbero essere proprio i magistrati i primi ad avere tutto l’interesse a difendere la propria categoria, mettendola al riparo da sospetti e accuse di partigianeria. E come? Ad esempio collaborando ad una seria ed organica riforma della Giustizia che appunto riporti equilibrio nel rapporto fra poteri dello Stato e soprattutto garantisca finalmente ai cittadini una Giustizia giusta, rapida ed efficiente. Una riforma che tuteli l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati che è sacra ed inviolabile in uno Stato democratico ed è la principale forma di garanzia e di difesa per il cittadino; ma che sappia mettere anche la politica nella condizione di poter svolgere il proprio compito, quello di governare e legiferare, senza che siano ogni volta i magistrati a fermarne l’azione o peggio a determinare i destini dei governi democraticamente eletti.

Certo è che fino a quando su ogni questione la magistratura si mostrerà una corporazione pronta sempre e soltanto a difendere se stessa anche di fronte ad evidenti questioni di inopportunità come nel caso Apostolico, non si uscirà mai da quello che appare sempre di più un evidente corto circuito istituzionale.

Fonte:

Di BasNews

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