Photo : Stephane Sby Balmy

di Massimo Spread

Era stato annunciato come il grande evento di ritorno alla normalità dopo lo stop forzato per il Covid, il più grande salone europeo dell’auto che riparte dopo ben quattro anni di stop. Il gruppo Stellantis, la mega entità con la quale FCA si è fusa due anni fa, è ovviamente presente in forze. Ma guarda caso solo con i marchi francesi Peugeot e Citroen. Non ha portato neanche un marchio italiano. Niente Fiat, Lancia, Alfa Romeo e Ferrari.

Benvenuti nell’era francese della Fiat, che dopo aver cominciato a prendere ordini dagli americani dopo l’unione con Chrysler ora si è resa del tutto irrilevante col matrimonio francese. Un’assenza tanto più grave perché il presidente francese Emmanuel Macron, in spregio a tutti i principi di terzietà che ci si aspetta dal potere politico nei confronti delle aziende, domenica ha incontrato tutti i leader del settore automobilistico, compreso il ceo di Stellantis Tavares, con il dichiarato scopo di rendere la Francia sempre più protagonista nel settore dell’automotive.

Tavares ne ha approfittato per lamentarsi dell’assurda decisione dell’Unione Europea di vietare la vendita di auto con motore termico a partire dal 2035, definita “una decisione dogmatica” con “conseguenze sociali ingestibili”, tale da poter “uccidere il futuro della mobilità”. Macron ha cercato di rassicurarlo preoccupandosi ovviamente solo della Francia, promettendo ben 7mila euro di incentivi statali per gli acquirenti che scelgono un’auto elettrica e assicurando che il territorio transalpino si doterà di 400mila stazioni di ricarica. Aiuti pesanti, ai quali l’Italia non è assolutamente in grado di replicare: basti pensare che il Ministero dello Sviluppo economico ha appena stanziato la miseria di 20 milioni di euro per l’acquisto di auto e moto elettriche.

Auto che, in ogni caso, difficilmente saranno italiane, visto che il gruppo Fiat è ancora molto indietro nell’elettrificazione della sua gamma, sia nel comparto all-electric che nell’ibrido. E a proposito di ibrido, a Parigi verrà annunciata una vettura che promette di interessare molto i consumatori senza troppi soldi da spendere; la Dacia, marchio di origine rumena da tempo entrato nell’orbita Renault, presenterà infatti la versione ibrida del suo Suv di classe media Jogger. Una vettura che una volta sarebbe stata la Fiat a proporre, ma ormai il nostro vecchio marchio generalista si sta spegnendo nell’indifferenza collettiva, indifferenza alimentata anche dal fatto che da molto tempo ormai gli unici modelli di peso di casa Agnelli vengono prodotti all’estero, in Polonia e in Turchia.

Va detto però che pure le smanie protezionistiche di Macron rischiano di rivelarsi poca cosa di fronte all’avanzata dei marchi cinesi, che a Parigi promettono di essere i veri protagonisti. Tanto che il solito Tavares ha invocato dei dazi per impedire il proliferare delle vendite delle auto made in China, anche per rispondere alle pesanti tasse cui i veicoli occidentali sono sottoposti da Pechino. Una soluzione possibile sarebbe imitare gli Stati Uniti, dove le auto elettriche ricevono incentivi solo se utilizzano componenti made in USA. Sarebbe stato bello sentire in proposito le opinioni di John Elkann, che ha accompagnato Tavares a Parigi; ma il rampollo Agnelli, pur essendo formalmente il presidente di Stellantis, sembrava non avesse niente da dire. Anticipando, temiamo, la strategia della Fiat per gli anni a venire.

Fonte:

Di BasNews

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