Rischiava di estinguersi perché poco redditizio e prolifico, nonostante la bontà della carne e degli insaccati prodotti. Doveva essere allevato allo stato brado e dopo due anni raggiungeva massimo un quintale e mezzo. Poco competitivo se paragonato ai maiali cresciuti in allevamenti intensivi. Era il 2011,quando 40 capi di suino nero sono stati reintrodotti nei boschi di Cancellara e lasciati liberi di crescere e riprodursi. Oggi se ne contano 450. Un progetto reso possibile grazie alla tenacia di giovani agricoltori diventati startupper. A crederci l’azienda agricola Bioagrimar 100 per cento biologica di Genzano di Lucania. Con la collaborazione della startup di Chieti “Farm4trade”, dell’Alsia e dell’Università degli studi della Basilicata e con l’applicazione di soluzioni hi tech nella gestione dell’allevamento, si è riusciti a preservare la razza, ad allevare gli animali in modo sostenibile e naturale, senza rinunciare al profitto. Un archivio digitale che ha consentito a migliorare il benessere animale garantendo al consumatore finale la tracciabilità e la qualità dei prodotti. Vincenzo Marottoli, responsabile marketing della Bioagrimar nel podcast parla di questo progetto che ha permesso di salvaguardare la specie.

Di BasNews

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito web utilizza i cookie per migliorare la facilità d'uso. Se utilizzi il sito accetti l'utilizzo dei cookie.