di Americo Mascarucci

La guerra in Ucraina la stanno raccontando come l’aggressione della Russia ad uno Stato sovrano per sottometterlo ed impedire che possa entrare in Europa e nella Nato. Ma quanto è reale questa narrazione? Le responsabilità sono soltanto di Putin? Ne abbiamo parlato con Alessandro Meluzzi, psichiatra, scrittore, ex parlamentare, che è stato anche primate della Chiesa ortodossa italiana. E nella guerra fra Russia e Ucraina, oltre a questioni di natura strettamente geopolitica, anche il fattore religioso sembra svolgere un ruolo.

Professore, la guerra in Ucraina ce la stanno raccontando nel modo giusto? Oppure ci tengono nascoste delle verità scomode?

“Le vicende dell’umanità, all’interno della storia, non sono mai come ce le raccontano o ce le hanno raccontate. Un grande intellettuale francese che è stato testimone della seconda guerra mondiale e che si chiama Henri Marrou, disse che il terzo millenio, o sarebbe stato spirituale o non sarebbe stato affatto. Analisi che io condivido totalmente. Alla fine del secondo conflitto mondiale disse anche che la prima vittima della guerra è l’innocenza e in conseguenza di ciò, la seconda è la verità. In mancanza di innocenza e di verità le storie non sono mai come il potere le racconta. Dalla guerra del Peloponneso ad oggi è stato sempre così”.

Quindi cosa sta accadendo realmente in Ucraina?

“Le guerre sono sempre sporche, su questo non c’è dubbio. Non esiste guerra che non porti sofferenze, morti, distruzioni e che non contenga in sé il male. Ma la scelta di Winston Churchill di non arrendersi ad Hitler fu sicuramente una scelta benedetta, così come quella del generale russo Kutuzov di ritirarsi per lasciare Mosca a Napoleone visto che con quel gesto, una vera e propria trappola, favorì la caduta dell’impero napoleonico cambiando il corso della storia. Se Milziade e Temistocle non avessero resistito ai persiani non avrebbero salvato la civiltà occidentale. Persino San Tommaso e Sant’Agostino affermano che esiste una guerra giusta che difende i buoni diritti contro i cattivi diritti. Quindi sgombriamo il campo dal pacifismo ideologico perché neanche Gandhi fu un vero pacifista, avendo insegnato che la guerra si può fare con mezzi non violenti, piegando con la Marcia del Sale l’impero britannico. La guerra dunque la usano tutti, buoni e cattivi”.

Sta dicendo che Putin non è dunque il cattivo della situazione?

“Analizziamo le forze in campo. Da una parte c’è la Russia, che da Lenin a Gorbaciov ha avuto l’impero sovietico che garantiva un equilibrio bipolare del mondo e che nel bene e nel male ha assicurato settant’anni di pace. Quando Gorbaciov consegnò all’Occidente le chiavi della Russia causò la devastazione da parte degli oligarchi di Mosca e San Pietroburgo, che hanno svenduto di fatto la civiltà russa alle mafie finanziarie internazionali. Ricorderete molto bene la morte dei 120 sommergibilisti nel mar Baltico, con la potenza militare sovietica e russa ridotta un cumulo di ruggine. Da parte di Putin c’è stata una legittima reazione a tutto questo. Del resto gli accordi siglati all’indomani della caduta del Muro di Berlino prevedevano che fra la Nato e la Russia sarebbe rimasto un cuscinetto di Stati neutrali come la Finlandia e la Svezia, e in più sarebbero dovuti restare neutrali i Paesi dell’ex Patto di Varsavia, dalla Polonia all’Ungheria fino alla Romania. Invece la Nato progressivamente ha spinto i suoi confini fino alle porte della Russia con la possibilità per un missile di raggiungere in tre minuti Mosca. Questo non fu accettato dagli Usa nel 1961 quando il mondo sfiorò la terza guerra mondiale di fronte alla possibilità che i sovietici potessero montare le basi missilistiche a Cuba. Da quella crisi ci salvò il buon senso di Nikita Krusciov e di Kennedy, oltre all’appello di Giovanni XXIII. Oggi siamo in una situazione simile”.

Quindi non è la Russia a volere la guerra ad ogni costo, è questo che sta dicendo?

“Sono d’accordo con l’analisi che ha fatto l’ex ambasciatore Sergio Romano che ha spiegato come, invece di utilizzare l’Ucraina come una mazza ferrata contro la Russia, si sarebbe dovuto dialogare con l’immenso mondo russo per evitare il formarsi di un blocco con la Cina. Si è preferito invece seguire il progetto di un’omologazione del mondo alle grandi elìte finanziarie, le stesse per intenderci che negli ultimi anni hanno gestito la pandemia obbligandoci a seguire le direttive in campo vaccinale. Ma non hanno capito costoro che c’è un’ampia parte di mondo che non ha nessuna intenzione di lasciarsi omologare e che non vuole farsi sottomettere dal nuovo ordine mondiale. Un mondo che sta fuori dal Nord America, dall’Europa e dalla Nato. Ne fa parte la Russia, la Cina per altre ragioni, l’India, il mondo islamico di rito sciita ma non solo, una larga parte del mondo africano e di quello latino americano con Paesi come il Brasile, il Venezuela, il Messico. Un mondo che non vuole essere governato da queste elìte e bisogna prenderne atto”.

In pratica sta dicendo che Putin in qualche modo sta anche tutelando gli interessi di chi non vuole sottomettersi al nuovo ordine mondiale?

Vogliono imporci un imperialismo assoluto e schiacciare la testa a chi si ribella, ma questo prima o poi porta alla guerra”.

Però Putin ha aggredito uno Stato sovrano?

“Bisogna partire dalla rivoluzione del 2014 che è stata finanziata dai dollari americani dei ben noti filantropi, con le provocazioni dei cecchini che dai tetti sparavano sulla piazza. Poi sono arrivati gli oligarchi al potere, tutti figli di Davos. Questo sta a dimostrare chiaramente che la strategia è stata sin dall’inizio quella di utilizzare l’Ucraina che è slava, ortodossa, largamente russofona, come una chiave per far saltare Putin e il suo mondo. Una strategia dunque che va avanti da molto tempo, dagli anni della rivoluzione arancione. Putin oggi è intervenuto perché ha capito che i giochi si stanno facendo molto pericolosi. Non dimentichiamo che già due operazioni di destabilizzazione sono state tentate in Bielorussia e nel Kazakistan e la tenaglia di Davos si stava stringendo pericolosamente sul collo del presidente russo. Non stiamo inventando niente, sappiamo benissimo chi finanzia in questi Paesi i movimenti anti-russi. La logica dello scontro era inevitabile. Chi semina vento, raccoglie tempesta. Questa reazione russa era stata messa in conto e c’è chi sta tuttora lavorando perché questa crisi faccia saltare gli equilibri mondiali per favorire un’unica volontà egemone. Purtroppo per loro non hanno tenuto conto del ruolo che stanno giocando la Cina, l’India e tutte quelle parti del mondo che non hanno nessuna intenzione di farsi governare dai signori di Davos”.

Lei fa parte della Chiesa ortodossa italiana. Come valuta il fatto che in questo scontro si stanno confrontando anche due mondi ortodossi, il patriarcato di Mosca da una parte, e quello di Kiev dall’altro?

“Anche il conflitto religioso è stato purtroppo fortemente alimentato. Le chiese ortodosse sono autocefale, sono chiese essenzialmente nazionali, non hanno una struttura piramidale e verticistica come la Chiesa cattolica che non a caso si identifica in uno Stato sovrano seppur piccolo. Lo scisma fra la chiesa ucraina e quella russa è stato fortemente voluto e sostenuto da centrali ortodosse filo americane come il Patriarcato di Costantinopoli. Nel momento stesso in cui dopo la rivoluzione arancione il Patriarcato di Kiev ha accettato di separare i suoi destini da quelli di Mosca con la benedizione di Costantinopoli dando vita alla Chiesa ucraina autocefala, ha manifestato chiaramente la volontà di volere uno scontro anche religioso oltre che politico. Tenga conto che in Ucraina esiste anche una nutrita componente di origine polacca e ci sono comunità cattoliche di rito orientale, quindi dal punto di vista religioso la situazione è molto complessa. Lavorare per dividere significa favorire le conflittualità e le conflittualità portano alle guerre, anche quelle di religione. Anche il fattore religioso è stato quindi cavalcato ad arte per alimentare la tensione e lo scontro”.

fonte:

di Americo Mascarucci

La guerra in Ucraina la stanno raccontando come l’aggressione della Russia ad uno Stato sovrano per sottometterlo ed impedire che possa entrare in Europa e nella Nato. Ma quanto è reale questa narrazione? Le responsabilità sono soltanto di Putin? Ne abbiamo parlato con Alessandro Meluzzi, psichiatra, scrittore, ex parlamentare, che è stato anche primate della Chiesa ortodossa italiana. E nella guerra fra Russia e Ucraina, oltre a questioni di natura strettamente geopolitica, anche il fattore religioso sembra svolgere un ruolo.

Professore, la guerra in Ucraina ce la stanno raccontando nel modo giusto? Oppure ci tengono nascoste delle verità scomode?

“Le vicende dell’umanità, all’interno della storia, non sono mai come ce le raccontano o ce le hanno raccontate. Un grande intellettuale francese che è stato testimone della seconda guerra mondiale e che si chiama Henri Marrou, disse che il terzo millenio, o sarebbe stato spirituale o non sarebbe stato affatto. Analisi che io condivido totalmente. Alla fine del secondo conflitto mondiale disse anche che la prima vittima della guerra è l’innocenza e in conseguenza di ciò, la seconda è la verità. In mancanza di innocenza e di verità le storie non sono mai come il potere le racconta. Dalla guerra del Peloponneso ad oggi è stato sempre così”.

Quindi cosa sta accadendo realmente in Ucraina?

“Le guerre sono sempre sporche, su questo non c’è dubbio. Non esiste guerra che non porti sofferenze, morti, distruzioni e che non contenga in sé il male. Ma la scelta di Winston Churchill di non arrendersi ad Hitler fu sicuramente una scelta benedetta, così come quella del generale russo Kutuzov di ritirarsi per lasciare Mosca a Napoleone visto che con quel gesto, una vera e propria trappola, favorì la caduta dell’impero napoleonico cambiando il corso della storia. Se Milziade e Temistocle non avessero resistito ai persiani non avrebbero salvato la civiltà occidentale. Persino San Tommaso e Sant’Agostino affermano che esiste una guerra giusta che difende i buoni diritti contro i cattivi diritti. Quindi sgombriamo il campo dal pacifismo ideologico perché neanche Gandhi fu un vero pacifista, avendo insegnato che la guerra si può fare con mezzi non violenti, piegando con la Marcia del Sale l’impero britannico. La guerra dunque la usano tutti, buoni e cattivi”.

Sta dicendo che Putin non è dunque il cattivo della situazione?

“Analizziamo le forze in campo. Da una parte c’è la Russia, che da Lenin a Gorbaciov ha avuto l’impero sovietico che garantiva un equilibrio bipolare del mondo e che nel bene e nel male ha assicurato settant’anni di pace. Quando Gorbaciov consegnò all’Occidente le chiavi della Russia causò la devastazione da parte degli oligarchi di Mosca e San Pietroburgo, che hanno svenduto di fatto la civiltà russa alle mafie finanziarie internazionali. Ricorderete molto bene la morte dei 120 sommergibilisti nel mar Baltico, con la potenza militare sovietica e russa ridotta un cumulo di ruggine. Da parte di Putin c’è stata una legittima reazione a tutto questo. Del resto gli accordi siglati all’indomani della caduta del Muro di Berlino prevedevano che fra la Nato e la Russia sarebbe rimasto un cuscinetto di Stati neutrali come la Finlandia e la Svezia, e in più sarebbero dovuti restare neutrali i Paesi dell’ex Patto di Varsavia, dalla Polonia all’Ungheria fino alla Romania. Invece la Nato progressivamente ha spinto i suoi confini fino alle porte della Russia con la possibilità per un missile di raggiungere in tre minuti Mosca. Questo non fu accettato dagli Usa nel 1961 quando il mondo sfiorò la terza guerra mondiale di fronte alla possibilità che i sovietici potessero montare le basi missilistiche a Cuba. Da quella crisi ci salvò il buon senso di Nikita Krusciov e di Kennedy, oltre all’appello di Giovanni XXIII. Oggi siamo in una situazione simile”.

Quindi non è la Russia a volere la guerra ad ogni costo, è questo che sta dicendo?

“Sono d’accordo con l’analisi che ha fatto l’ex ambasciatore Sergio Romano che ha spiegato come, invece di utilizzare l’Ucraina come una mazza ferrata contro la Russia, si sarebbe dovuto dialogare con l’immenso mondo russo per evitare il formarsi di un blocco con la Cina. Si è preferito invece seguire il progetto di un’omologazione del mondo alle grandi elìte finanziarie, le stesse per intenderci che negli ultimi anni hanno gestito la pandemia obbligandoci a seguire le direttive in campo vaccinale. Ma non hanno capito costoro che c’è un’ampia parte di mondo che non ha nessuna intenzione di lasciarsi omologare e che non vuole farsi sottomettere dal nuovo ordine mondiale. Un mondo che sta fuori dal Nord America, dall’Europa e dalla Nato. Ne fa parte la Russia, la Cina per altre ragioni, l’India, il mondo islamico di rito sciita ma non solo, una larga parte del mondo africano e di quello latino americano con Paesi come il Brasile, il Venezuela, il Messico. Un mondo che non vuole essere governato da queste elìte e bisogna prenderne atto”.

In pratica sta dicendo che Putin in qualche modo sta anche tutelando gli interessi di chi non vuole sottomettersi al nuovo ordine mondiale?

Vogliono imporci un imperialismo assoluto e schiacciare la testa a chi si ribella, ma questo prima o poi porta alla guerra”.

Però Putin ha aggredito uno Stato sovrano?

“Bisogna partire dalla rivoluzione del 2014 che è stata finanziata dai dollari americani dei ben noti filantropi, con le provocazioni dei cecchini che dai tetti sparavano sulla piazza. Poi sono arrivati gli oligarchi al potere, tutti figli di Davos. Questo sta a dimostrare chiaramente che la strategia è stata sin dall’inizio quella di utilizzare l’Ucraina che è slava, ortodossa, largamente russofona, come una chiave per far saltare Putin e il suo mondo. Una strategia dunque che va avanti da molto tempo, dagli anni della rivoluzione arancione. Putin oggi è intervenuto perché ha capito che i giochi si stanno facendo molto pericolosi. Non dimentichiamo che già due operazioni di destabilizzazione sono state tentate in Bielorussia e nel Kazakistan e la tenaglia di Davos si stava stringendo pericolosamente sul collo del presidente russo. Non stiamo inventando niente, sappiamo benissimo chi finanzia in questi Paesi i movimenti anti-russi. La logica dello scontro era inevitabile. Chi semina vento, raccoglie tempesta. Questa reazione russa era stata messa in conto e c’è chi sta tuttora lavorando perché questa crisi faccia saltare gli equilibri mondiali per favorire un’unica volontà egemone. Purtroppo per loro non hanno tenuto conto del ruolo che stanno giocando la Cina, l’India e tutte quelle parti del mondo che non hanno nessuna intenzione di farsi governare dai signori di Davos”.

Lei fa parte della Chiesa ortodossa italiana. Come valuta il fatto che in questo scontro si stanno confrontando anche due mondi ortodossi, il patriarcato di Mosca da una parte, e quello di Kiev dall’altro?

“Anche il conflitto religioso è stato purtroppo fortemente alimentato. Le chiese ortodosse sono autocefale, sono chiese essenzialmente nazionali, non hanno una struttura piramidale e verticistica come la Chiesa cattolica che non a caso si identifica in uno Stato sovrano seppur piccolo. Lo scisma fra la chiesa ucraina e quella russa è stato fortemente voluto e sostenuto da centrali ortodosse filo americane come il Patriarcato di Costantinopoli. Nel momento stesso in cui dopo la rivoluzione arancione il Patriarcato di Kiev ha accettato di separare i suoi destini da quelli di Mosca con la benedizione di Costantinopoli dando vita alla Chiesa ucraina autocefala, ha manifestato chiaramente la volontà di volere uno scontro anche religioso oltre che politico. Tenga conto che in Ucraina esiste anche una nutrita componente di origine polacca e ci sono comunità cattoliche di rito orientale, quindi dal punto di vista religioso la situazione è molto complessa. Lavorare per dividere significa favorire le conflittualità e le conflittualità portano alle guerre, anche quelle di religione. Anche il fattore religioso è stato quindi cavalcato ad arte per alimentare la tensione e lo scontro”.

fonte:

Di BasNews

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