di Fabio Torriero

Erano i cosiddetti “soloni in camice bianco”. Imperversavano da star televisive in tutte le trasmissioni, a ogni ora del giorno e della notte. Non c’era panel o pagina di giornale senza il contributo fondamentale, rassicurante e salvifico degli “esperti”.

Ormai i medici, gli epidemiologi, i virologi, con o senza specializzazione specifica (ma il camice giustificava ugualmente il messaggio preconfezionato, da dare al popolo per tenerlo sotto scacco con la paura), erano diventati il nostro pane quotidiano.
Non ne potevamo fare a meno. Avevano sostituito le previsioni del tempo. Anche se le loro previsioni erano tutte, ovviamente, negative, drammatiche, apocalittiche. Forse, oltre alla verità sul virus, pure per garantirsi l’eternità della presenza via etere?
Fatto sta che i vari Burioni, Pregliasco, Galli, Bassetti, Ricciardi e via dicendo, tra l’altro, in perenne contraddizione tra loro (mitigata abilmente dal lessico scientifico), si erano abituati a questa notorietà.
E addirittura, avevano iniziato a invadere i campi altrui. Pur tra mille riserve, parlavano, discettavano di politica, davano i voti ai partiti, bacchettavano esponenti della cultura e della società civile, rei di dissentire dalla loro vulgata. Toglievano la parola e il saluto, specialmente ai no vax, con veri e propri atteggiamenti “razzisti” rovesciati.

Sì, perché la loro comunicazione era ed è stata religiosa. Dovendo coprire il buco, questo va detto, di una politica incompetente, furba e vigliacca, incapace di assumersi le proprie responsabilità (avrebbe dovuto conciliare lei il primato della salute con i diritti costituzionali, l’economia, la rassicurazione pubblica etc); una politica che ha delegato la narrazione ufficiale anti-pandemica, appunto a loro, e li ha costretti a esternare non da scienziati (vaccinarsi è un atto di scienza, non di fede), ma da intellettuali dogmatici. E loro hanno pontificato dovunque non in modo empirico (consigliando, suggerendo, indicando, in progress, avvalendosi di studi che confermavano o smentivano studi precedenti), ma come pontefici di una nuova fede, quella dell’eterna salute del corpo. E quando gli italiani si sono accorti delle contraddizioni e dei limiti dei vaccini (la loro efficacia, la loro durata, ritenendo che tutto il castello fosse falso e fraudolento), i Bassetti e company non solo non hanno fatto autocritica, ma hanno cavalcato le modifiche alla loro stessa narrazione.

Insomma, sempre presenti e indispensabili. Al punto che ci avevano preso gusto. Ma, i mistici delle varianti, non avevano considerato, da scienziati e scientisti, le variabili indipendenti, cioè una guerra.
Che li ha fatti sparire dallo schermo. E adesso sono in crisi di visibilità. Che dramma per il loro ego.

Ma non si sono dati per vinti. Qualcuno di loro ha tentato perfino di aggrapparsi all’Ucraina, passando da tele-scienziato a tele-geopolitico. Ma mantenendo ferma la tecnica della paura, che ha creato milioni di cittadini paranoici e ipocondriaci. Ecco come (frasi recentissime). “La pandemia non è finita” (Ilaria Capua); “Bisogna aprire con gradualità” (ministro Speranza); “Le guerre sono un amplificatore dei contagi” (Antonella Viola); “Il virus esce dalle prime pagine, ma in autunno può tornare a colpire” (Walter Ricciardi).
Buon senso o ansia da prestazione? La guerra è una tragedia, ma l’unica cosa buona è che ce li ha tolti di mezzo. Per ora.
Un insegnamento per i politici. Quando smetteranno di avvalersi di sostituti? Prima dominavano loro, poi la palla è andata ai tecnici, poi ai soloni in camice bianco, adesso, giustamente, agli esperti di guerra. Domani?

fonte:

Di BasNews

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