di Americo Mascarucci

La morte di Benedetto XVI ha messo fine alla situazione anomala protrattasi per quasi dieci anni, determinata dalla coabitazione di due papi in Vaticano, situazione che ha prestato anche il fianco a diverse interpretazioni. Ad ogni modo la sua morte segna una nuova fase per la Chiesa. Di questo è convinto Alessandro Meluzzi, psichiatra, scrittore, ex deputato ma soprattutto vescovo della Chiesa ortodossa italiana, che ha sempre visto comunque in Ratzinger un punto di riferimento importante in campo teologico e dottrinale.

Professore, cosa ha rappresentato Benedetto XVI per la cristianità?

“E’ stato il più grande teologo degli ultimi cinque secoli di storia cristiana, sia in Oriente che in Occidente. Credo che il problema maggiore per la Chiesa sia oggi legato all’ortodossia spirituale”

Cioè?

“Con Benedetto XVI la Chiesa era saldamente ancorata alla tradizione biblistica, quella non influenzata unicamente da una lettura del metodo critico scientifico ma illuminata dallo Spirito. Una dimensione ancorata agli insegnamenti dei padri della Chiesa come è nella tradizione agostiniana e bonaventuriana. Non a caso Ratzinger è stato autore di un documento grandioso, la Dominus Iesus, che riconferma la centralità assoluta di Cristo nella storia della Chiesa e della redenzione, in contrapposizione alle dottrine moderniste che ritengono tutte le strade utili per arrivare a Dio, comprese le altre religioni. Mi pare quindi che adesso si apra una forte dicotomia fra una Chiesa che guarda al mondo e che rischia di essere legata ai poteri forti finanziari e geopolitici, e un piccolo resto d’Israele, già annunciato dallo stesso Ratzinger, che si avvia a presidiare la retta fede e l’ortodossia, che non possono essere svendute ad una visione mondialista e globalista post umana e transumana del mondo”.

Si è mai fatto un’idea del perché Ratzinger abbia voluto rinunciare al pontificato?

“Penso che Benedetto XVI abbia preso questa decisione anche per salvare la Chiesa romana e il Vaticano in un momento di grande difficoltà. Sembra che ai tempi di Obama sia esistita la minaccia concreta di non far uscire più nemmeno le banconote dai bancomat vaticani. Si paventava il rischio di un assalto violento alla Chiesa da parte di quella che io ritengo essere una setta massonico-satanista che governa una parte del mondo con il ricatto economico e finanziario. Ratzinger ha quindi deciso di rinunciare per poter presidiare la retta fede e salvare l’Istituzione dal rischio di essere delegittimata e attaccata. Penso sia stato un grande atto di carità e di coraggio”.

Quindi ritiene che si sia trattato di una rinuncia imposta ed obbligata come ebbe a denunciare il vescovo Luigi Negri?

“Assolutamente sì, credo sia stata un’uscita imposta dal rischio di una sede impedita e confortata dalla visione saggia e lungimirante di un uomo che certamente sciocco non era. Ha pensato quindi al futuro, non soltanto della propria anima e del proprio ruolo, ma anche a quello della Chiesa di Cristo”

Però mi scusi, Benedetto in tutti questi anni ha sempre confermato che la sua scelta è stata libera e di non essere stato obbligato o condizionato da nessuno. Ha sempre ribadito di aver lasciato perché non aveva le forze per andare avanti e ha giurato obbedienza a papa Francesco. Anche dopo la sua morte il segretario particolare Georg Gänsweinh ha ripetuto che non esistono motivi diversi da quelli sempre dichiarati dal Papa emerito. Quindi non si starà forse esagerando con il complottismo, e alla fine è stato soltanto un gesto dettato dalla stanchezza fisica?

“Non posso credere che un gesto così forte possa essere legato soltanto alla stanchezza. Non renderebbe ragione alla vera natura dell’anima del cardinale Ratzinger e di papa Benedetto XVI. Mi sembra una lettura molto superficiale ed ingiusta. Credo che lui nel suo ritiro presso il monastero Mater Ecclesiae fosse impedito da ogni punto di vista e non abbia mai potuto rivelare al mondo le vere ragioni della rinuncia, e penso che sia stato da parte sua un gesto di straordinaria prudenza. Forse un giorno la verità verrà finalmente a galla”.

Quali sono state le luci e le ombre del pontificato di papa Benedetto?

“Le luci prevalgono ampiamente sulle ombre che in verità non vedo, se si pensa che anche sul fronte della pulizia della Chiesa è stato il papa che ha agito nel modo più forte, determinato e coerente. Dal punto di vista teologico è stato durante il pontificato del grande papa e santo Giovanni Paolo II il custode dell’ortodossia e l’autore fondamentale delle grandi pagine che hanno caratterizzato l’operato e le encicliche del pontefice polacco. Poi non dimentichiamo la sua forte lettura cristologica raccolta nei tre volumi sul Cristo che ritengo oggi preliminari per qualsiasi accesso alla sacra scrittura. Penso che tutto ciò che ha fatto da teologo, da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e da papa, sia qualcosa che va nella vera direzione dell’ecumenismo, anche per chi come me è ortodosso ma saldamente ancorato alla dottrina dei padri della Chiesa d’Oriente e d’Occidente che lui ha sempre massimamente amato, e alla forza profetica dei sette grandi concili ecumenici su cui si base il credo niceno-costantinopolitano che è alla base della nostra fede trinitaria e mariana”.

Fonte:

Di BasNews

Un pensiero su “Ratzinger, Meluzzi: “Contro di lui un complotto chiaro””

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