di Redazione

I Parchi, si sa, da sempre hanno avuto sostenitori, e detrattori. Per sgombrare il campo da qualsiasi dubbio, però, se pensiamo all’abbandono che Monticchio ha avuto a partire dalla fine degli anni ’70, il Parco non può che essere una grande opportunità. Ma, un Parco gestito con intelligenza, che non crei ostacoli, e agli esercenti, e ai turisti. A tale proposito, il 6 agosto, l’Ente Parco del Vulture ha emanato un’ordinanza che regola la circolazione e la sosta in relazione ai laghi di Monticchio (Ordinanza che, a quanto pare, sarà in vigore solo 2 mesi all’anno). In breve, le principali previsioni riguardano l’istituzione del divieto di transito e di sosta veicolare sulla S.P. n. 43 (le arterie intorno ai laghi). In pratica, per raggiungere i laghi, è necessario percorrere la strada per Monticchio Sgarroni, fino al parcheggio nei pressi della ex struttura Rosa Blu. Da qui, attraverso l’utilizzo di 2 navette (semplici piccoli pulman tradizionali, non elettrici, in contraddizione con le intenzioni della stessa ordinanza in merito alla riduzione delle emissioni, con dotazione di 12 posti) si potrà raggiungere l’area dei laghi. Parcheggio (visti i disagi, è evidente che un solo parcheggio non basta) peraltro, privo di qualsiasi forma organizzativa: informazioni, segnaletica, servizi igienici, aree protette per l’attesa (ci sono quasi 40 gradi). Senza assecondare a tutti i costi le esigenze e le pretese dei turisti (per lo più giustificate) a giudicare dai risultati, per Monticchio, la stagione turistica di agosto è partita in maniera improvvisata e molto male. Difatti, dopo alcuni giorni, a seguito della sopra citata ordinanza, Monticchio Laghi, sembra un luogo semideserto. Pare che le persone, arrivino al bivio per Sgarroni, e rinuncino a raggiungere i laghi: si spera di essere smentiti a ferragosto! Questa è una situazione molto grave per le attività presenti nell’area dei laghi, già in grandi difficoltà a causa delle recenti restrizioni Covid. Detto ciò, e sottolineando ancora una volta quanto detto in premessa, è necessario fare alcune dovute considerazioni. “Noi non siamo figli del caos”, tanto per usare un’espressione cara ad uno dei fisici italiani più importanti, in relazione all’origine della vita. E il caos di Monticchio, appunto, successivo agli anni ’70, non può essere superato senza usare la logica, per restare in tema filosofico-scientifico, e in special modo, nel rispetto delle tradizioni e delle tendenze culturali del territorio. Certe scelte, come quelle dell’ordinanza di cui prima, devono essere concordate con il territorio, con le Istituzioni e le associazioni (anche di categoria). Figuriamoci se si avvieranno progetti di investimento cosa accadrà! Poiché Monticchio ha bisogno di grandi investimenti: riattivazione funivia, creazione di attrattività turistiche, attenzione per il patrimonio storico-culturale, inserimento dei laghi in circuiti turistici nazionali ed internazionali, ecc., che la Regione, a meno di smentite, non credo sia interessata ad avviare. Monticchio, non è un pantano, non lo sarà mai. E’ il luogo storico-naturalistico più importante della lucania, nonché uno dei più importanti del mezzogiorno (l’Abbazia, la sua storia, il suo musei di storia naturalistica).

La sede dell’Ente Parco del Vulture non può essere la Regione Basilicata, e, questa vicenda ne è la dimostrazione. La sede deve essere Rionero, la cittadina maggiormente coinvolta in relazione alle questioni che riguardano Monticchio. Gli interessi del territorio devono essere difesi dai cittadini dello stesso, e, non certo delegando le istanze al centro Regione, che, anzi, ostacola lo sviluppo delle altre aree, determinando, di fatto, le scelte in merito all’utilizzo delle risorse. La presidenza e gli incarichi delle personalità che gestiranno il parco, con vicende poco edificanti di non molto tempo fa relative alla presidenza, appunto, non imputabili alla Regione, sia chiaro, devono essere affidati a professionisti esperti, senza che sulla questione vi siano le solite mani della politica, che, si sa, invade ogni ambito della sfera sociale. Per concludere, si può anche dire, che si spera si avviino a soluzione tali questioni, ma se il tutto resta in Regione, come detto prima, una Regione da sempre poco attenta all’area del Vulture (è solo un dato di fatto) senza un dialogo con il territorio, la strada da percorrere sarà molto ripida.

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