L’ignobile farsa del Nobel recitata dai pazzi
Non ho fatto in tempo a dire che ormai la geopolitica è qualcosa che merita il lettino dello psicanalista che ecco servito lo psicodramma del nobel per la pace. Lo scrivo tutto minuscolo perché ormai da molti decenni, anzi diciamo pure da qualche anno dopo la Seconda guerra mondiale, è diventato il centro di una baratteria pseudo intellettuale con premi distribuiti secondo il peso dei vari Paesi occidentali e turni stabiliti, con pochissime eccezioni. Insomma qualcosa di vagamente ignobel. Quello per la pace poi grida vendetta, essendo niente di più e niente altro che l’espressione tracotante del Washington consensus: qualsiasi guerrafondaio o tagliateste può essere nobelato se ciò fa gli interessi degli Usa. Ma quest’anno il comitato norvegese che si occupa di obbedire agli ordini che vengono da oltre Atlantico, si è trovato di fronte a un dilemma perché Trump aveva esplicitamente chiesto che gli fosse conferito il titolo: nel luglio scorso aveva chiamato Jens Stoltenberg, ministro delle finanze norvegese ed ex segretario generale della Nato, l’uomo più in vista e più potente del Paese, per chiedergli che gli fosse attribuito il riconoscimento. Però essendo il babau dei globalisti e oltretutto non avendo fatto alcuna pace, se non la tregua dell’ultim’ora per Gaza, ha scatenato un inferno amletico dentro lo squallido comitato di troll intagliati nel nodoso legno del neoliberismo che si incarica di conferire il premio.
Non era semplice: l’intreccio di interessi simbolici intorno a questo premio è enorme ed evidentemente c’è stato un braccio di ferro tra diverse fazioni. Finché si trattava di dare il nobel per la pace al buon Obama che faceva guerre dappertutto, ma era in accordo perfetto col potere complessivo, non esistevano difficoltà di nessun tipo e nessuna opposizione salvo la realtà dei fatti. Ma con Trump c’erano dei problemi e così cosa hanno tirato fuori dal cilindro gli illustri scalzacani di Oslo? Per salvare capra e cavoli hanno conferito il premio a una golpista venezuelana, tale Maria Corina Machado, che da anni è presente nei tentativi più violenti di cacciare Maduro. E che oltretutto è stata finanziata dai sionisti di Tel Aviv, arrivando persino a chiedere l’aiuto militare di Israele. In qualunque modo la si possa guardare, questa pasionaria dei petrolieri privati ha a che fare con la pace come la cruna dell’ago col cammello. Adesso che Trump sembra intenzionato a invadere il Venezuela e che gli Usa sono passati alle maniere forti e banditesche contro le imbarcazioni che battono la bandiera di quel Paese, è sembrata una buona scelta di compromesso. Certo, questi servi in livrea hanno dovuto fingere che in Venezuela non esistano le elezioni, benché sia il Paese latino americano dove se ne tengono di più in assoluto, e che si tratti di una dittatura. Anzi ha dovuto fingere che la neo pacifista ad honorem debba vivere in clandestinità, quando invece compare spesso sulla stampa e sulle Tv globaliste che monopolizzano una parte maggioritaria dell’informazione venezuelana. Ma insomma ognuno ha bisogno di guadagnarsi l’aringa quotidiana anche se non precisamente col sudore della fronte. Tanto più che subito dopo la notizia della nomina si è scatenata la consueta tempesta di incenso nei confronti della golpista anti Maduro: tutti i pinocchietti del Geppetto globalista che non intaglia il legno, ma plasma materia organica di color marrone per le sue creazioni, sono spuntati fuori come funghi dopo la pioggia autunnale a dire meraviglie di un personaggio oscuro e comunque imbarazzante per la sua appartenenza all’estrema destra bombarola.
E tuttavia non è bastato. L’esclusione ha ferito comunque lo smisurato ego del presidente americano che sprizzando irritazione da tutti i pori ha dichiarato: “Il presidente Trump continuerà a stringere accordi di pace, a porre fine alle guerre e a salvare vite umane. Ha un cuore umanitario e non ci sarà mai nessuno come lui in grado di spostare montagne con la sola forza di volontà. Il Comitato per il Nobel ha dimostrato di anteporre la politica alla pace”. E adesso i norvegesi temono una vendetta che si potrà concretizzare con dazi o con la richiesta di maggiori contributi per la Nato, insomma con qualche gabola. Tutto questo sarebbe perfettamente comprensibile e persino divertente se vivessimo in un manicomio criminale, ma purtroppo accade nel mondo di fuori dove anche noi viviamo.
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