di Leonzia Gaina

Segnali negativi che si sommano. Il recupero dell’economia sempre più in difficoltà e i dati non sono confortanti sul terreno del lavoro per la mancanza di risposte alle richieste di assunzioni.
È l’analisi della Confartigianato che riflette come la crisi del lavoro da Covid-19 continua a scaricarsi integralmente su imprenditori, collaboratori e lavoratori autonomi. Il tema lavoro, inteso come scarsità di manodopera, inoltre diventa protagonista di ricerche, riflessioni e soprattutto di flessioni produttive.

La manodopera che manca
Sul fronte della domanda le piccole imprese sono protagoniste, ma faticano a trovare manodopera, quelle artigiane in maniera più accentuata. Le ultime tendenze del mercato del lavoro, inoltre, dicono come aumentano le differenze. C’è una piccola ripresa del lavoro dipendente, ma nulla di positivo si vede invece nel lavoro indipendente. “Il calo di 286 mila occupati totali cumulato in 22 mesi di pandemia è tutto determinato dal lavoro indipendente”, osserva la Confartigianato, “che registra una caduta del 6,2%, pari a 320 mila occupati in meno.
Nel solo mese di dicembre 2021, l’effetto dell’aumento del lavoro dipendente di 52 mila unità è azzerato dalla caduta di 51 mila occupati indipendenti, delineando una stazionarietà dell’occupazione totale rispetto al mese precedente”.

Piccole imprese in difficoltà
Le imprese artigiane fanno difficoltà a reperire personale. I. Particolare le micro e piccole società. Quasi i due terzi delle imprese che hanno aumentato o hanno intenzione di aumentare l’occupazione trovano difficoltà nel reperire lavoratori con competenze adeguate.
“L’esame dei dati del sistema Excelsior di Unioncamere-Anpal”, scrive la Confartigianato, “evidenzia che nel 2021 il 32,2% delle entrate previste dalle imprese sono di difficile reperimento, in aumento rispetto al 29,7% del 2020 e al 26,4% del 2019. Si osserva una maggiore accentuazione per le imprese artigiane, per le quali la quota di entrate di difficile reperimento nel 2021 sale al 41,4%, 3,2 punti in più del 38,2% del 2020 e 8,6 punti in più del 32,8% del 2019”.

I settori che cercano lavoratori
Nella manifattura la quota di imprese che segnalano ostacoli all’attività causata dalla scarsità di manodopera sale al 6,1%. “Il massimo degli ultimi 20 anni”, ricorda ma Confederazione, “con una forte accentuazione per il settore dei Macchinari dove la quota di imprese interessate dal fenomeno sale al 12,1%”. I dati sono già messi in evidenza nel Rapporto di Confartigianato. Scarsa manodopera, con valori superiori alla media, nei settori: Mobili con 11,0%, Legno con 9,7%, Prodotti metallo con 9,3%, Gomma e materie plastiche e Riparazione macchinari, entrambi con l’8,0%.
All’opposto, i segnali di scarsità sono più attenuati per Tessile e Farmaceutici, e Autoveicoli con 2,2%, Alimentari con 1,5% e Altri mezzi trasporto con 1,1%.

fonte:

Di BasNews

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