Il capitalismo metafisico dello zio Sam

Urla e strepiti per spaventare gli avversari, pratica antica come sa chi abbia studiato l’Iliade o abbia letto qualcosa di Levi Strauss o di altri studiosi di etnologia. Oppure finzioni di amicizia come l’incontro al Cairo fra Trump i sionisti, qualche leader arabo odiato dalla propria stessa popolazione e i pagliaccetti europei, Con l’aggravante di vantarsi del fatto che mancassero Putin , Xi, Modi, Pezeshkian e gli altri leader dei Brics che rappresentano 4 miliardi di persone e di certo di gran lunga la più importante manifattura del mondo. Ma, dicono l’immagine e la favola, essi sono “isolati”. Il fatto è che l’impero, il suo sistema di rapporti, la sua economia e l’ideologia sulla quale essa si fonda,  sta affrontando un declino terminale dove agitarsi scompostamente  da tutte le parti, anziché nuotare in una precisa direzione, diventa l’unica strategia possibile.  Trump sta tentando di imporre una nuova “Bretton Woods” per ricreare l’egemonia del dollaro attraverso minacce, spacconate e dazi o la guerra, se necessario, ma su questa follia – che peraltro è totalmente aliena a quei “valori” occidentali così ipocritamente sventolati – pesa il fallimento della guerra unidirezionale contro la Russia che avrebbe  dovuto servire da lezione per tutti. Così adesso si cerca una vittoria sulla pelle dei Palestinesi perché sia Washington che Tel Aviv con i suoi propositi escatologici, non possono, sopravvivere a una sconfitta o semplicemente alla sopravvivenza di Hamas.

Lo stesso capitalismo di origine americana è entrata in una fase metafisica. Lo dimostrano i dazi che la Casa Bianca ha cercato di imporre alla Cina, quando quest’ultima possiede la chiave di volta delle nuove tecnologie, ovvero le terre rare, che peraltro non sono rare affatto, ma la cui estrazione e lavorazione implicano una filiera che richiederà molti anni per essere ricreata e che comunque dovrà sestuplicare i prezzi i costi. Questo è un bel problema, non solo per le bolle come quello dell’intelligenza artificiale che servono a tenere alte le borse, ma in primo luogo per quella industria delle armi di cui gli Usa hanno vitale bisogno per mostrare le zanne. Senza terre rare e magneti di cui la Cina ha in pratica il monopolio, non è possibile quella guerra che viene ogni giorno minacciata.

Nella tabella sottostante ecco sintetizzata la situazione dell’economia globale che non può lasciare dubbi su chi stia salendo e su chi stia scendendo, ma mostra molto bene come la percentuale di economia manifatturiera – qui chiamata produttiva – sia molto inferiore in Occidente rispetto ad altri Paesi economicamente rampanti e assurdamente bassa negli Usa.

Tutto questo implica una sorprendente idea guida: dopo che gli Usa e i suoi grandi capitalisti hanno saccheggiato il pianeta potendosi permettere livelli di vita molto alti, adesso che sono dipendenti dalla produzione manifatturiera altrui, vorrebbero utilizzare la loro posizione di consumatori compulsivi per ricattare gli altri Paesi e i loro stessi amici. Avete bisogno che vi compriamo i beni che producete. Senza di noi le vostre vendite caleranno e andrete in rovina. Naturalmente anche questa è una sciocchezza: proprio il fatto che tante aree del mondo si siano sviluppate o sono in via di farlo, rende se non marginale certo poco credibile e incisivo questo oscuro ricatto.

Non c’è nemmeno bisogno di ricorrere alla satira verso tutto l’universo narrativo in cui è incartato con i nastrini della follia questa idea delirante:  Trump il leader del mondo, Putin che sta perdere la guerra, sempre che non sia malato terminale, come viene suggerito, l’Ucraina che si prepara a risorgere, la Cina   umiliata e via sciocchezzando con questi croccantini studiati per l’uomo della strada.  Immaginare che i consumatori, in quanto tali, possano essere padroni del mondo, non solo è una una penosa sciocchezza, anche considerando le teorie economiche che fanno da substrato a questi deliri, ma è la dimostrazione di un sistema che non riesce più a sorreggersi, che ha esaurito il proprio carburante, ossia ha raggiunto il limite in cui l’accumulo di capitale non è più sufficiente tenere in volo la mongolfiera del capitalismo. Ora bisogna distruggere per ricreare le condizioni ideali per il sistema.  dunque che guerra sia, dovunque sia possibile, in una corsa con il tempo perché il tempo per la crisi del deficit e del debito americano sta per scadere.

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