Penso che la scelta di prevedere, a queste condizioni, il green pass obbligatorio su tutti i luoghi di lavoro sia profondamente sbagliata. Come tutti sanno, il certificato è ottenibile seguendo tre percorsi alternativi: tutti leciti e previsti dalla legge.

L’introduzione del green pass secondo le attuali regole è gravemente discriminatoria: favorisce chi, come me, ha deciso di sottoporsi gratuitamente alla vaccinazione, a scapito di chi invece legittimamente decida di ricorrere al tampone.

A prescindere dal fatto che nessuno strumento è sicuro quanto il tampone nel prevenire il contagio (e vale per tutti: vaccinati e non), ciò che più di ogni altra cosa mi indigna è la chiara volontà di eludere una previsione costituzionale.

Di fatto il green pass sul lavoro obbliga alla vaccinazione: pochi possono permettersi la spesa di tutti quei tamponi e pertanto si è letteralmente costretti a percorrere la via del vaccino.

Il punto è però questo: l’articolo 32 della Costituzione stabilisce come tale obbligo non possa che essere esplicitamente individuato da una legge specifica.

Il green pass a queste condizioni rappresenta una misura irresponsabile e surrettizia di obbligo vaccinale, incostituzionale e al quale potranno sottrarsi solo i più ricchi.

Pertanto profili di incostituzionalità a mio avviso si registrano anche in relazione al principio di eguaglianza, oltre che al diritto al lavoro.

È una misura sbagliata, incostituzionale, iniqua e nemica della comunità del lavoro: nonostante questo capace di incidere persino su un altro diritto costituzionale, quello alla retribuzione.

Inoltre è una misura profondamente divisiva, supportata infatti da una narrazione violentissima, diramata attraverso un sistema mediatico completamente asservito al governo.

Il tampone, salivare (più economico e soprattutto meno invasivo) deve essere gratuito e nella disponibilità di tutti. Questo per garantire a chiunque il diritto alla salute, come forma di prevenzione e di contrasto al contagio, e come garanzia di equità e libertà.

È semplice, è sempre facile: basta leggere la Costituzione.

Savino Balzano

Savino Balzano, nato a Cerignola nel 1987, ha studiato Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Perugia. Autore di “Contro lo Smart Working” (Laterza, 2021) e di “Pretendi il Lavoro! L’alienazione ai tempi degli algoritmi” (GOG, 2019). Sindacalista, si occupa di diritto del lavoro, collabora con diverse riviste.

Fonte: https://www.lantidiplomatico.it.

Di BasNews

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