di Fabio Torriero

Che fine hanno fatto e che fanno le nuove generazioni? Dove stanno, cosa pensano, dove si trovano? In quale luogo? In tutti e in nessuno (la realtà virtuale)? Una cosa è certa, non fanno più il mestiere di giovani.

In proposito, gira sulla rete una considerazione amara ed estremamente significativa: “Ventenni che cedono a un ricatto per non rinunciare alle serate e cinquantenni che rinunciano al loro lavoro pur di non cedere al ricatto”. E’ chiaro?
In questa abissale differenza tra generazioni, più che i comportamenti dei cinquantenni che in questa sede non interessano, emerge una postura da parte delle nuove generazioni che deve far paura e far riflettere. E che va letta e affrontata senza paternalismi, sociologismi o pregiudizi.
Il giovane per natura deve contestare, essere rivoluzionario, essere contro, per dimostrare, affermare sé stesso. Poi, col crescere, arriva forse a una sintesi. Questa è stata la vita di ognuno di noi. Da sempre, indipendentemente dalle epoche.

Invece, cosa hanno fatto recentemente i nostri? Si sono omologati al pensiero unico, al mainstream, si riconoscono in Sanremo, il simbolo per eccellenza del conformismo di Stato, esaltano la fluidità, si sono tutti vaccinati in fila indiana (come se stessero a un concerto), per poter continuare una libertà unicamente fisiologica: uscire la sera, andare in giro, correre sui prati, viaggiare, magare tornare a sballarsi. Attenzione, espressioni normali (salvo lo sballo), che però non possono esistere senza una dimensione più alta della libertà: quella etica, sociale, politica, culturale, che presuppone capacità critica, comprensione della realtà, pensiero, azione.
Anziché combattere il “regime Covid”, individuarne i vulnus, anziché combattere le libertà costituzionali compresse (difese a spada tratta in passato, contro il fascismo, Berlusconi, Salvini, le riforme della pubblica istruzione), anziché difendere ad esempio, i diritti dei lavoratori senza Green Pass (loro che difendono ideologicamente i diritti di tutti, dai migranti, a qualsiasi orientamento sessuale, fino al diritto di drogarsi etc), sono scesi in piazza perché infastiditi dalle ultime regole sulle prove d’esame.

Fa loro fatica la seconda prova scritta. Troppo difficile. Impegnativa. Meglio le tesine, o percorsi personalizzati, che significa il nulla. O hanno preso a pretesto alcune morti durante il modulo scuola-lavoro, che avrebbe dovuto riguardare le norme di sicurezza degli stage o un’inchiesta giudiziaria per appurare le responsabilità dei singoli casi, non delegittimare una formula giusta, mirata a collegare il mondo scolastico col mercato del lavoro.
E altra iniziativa clamorosa (è accaduto in un liceo romano), hanno manifestato contro una professoressa, rea di aver “offeso” una studentessa, per atteggiamenti e vestiario non consoni alla scuola. Apriti cielo. Tutti leoni, maschi e femmine, con gonne e pantaloncini corti per solidarietà.

Del resto, è sempre il “modello Sanremo” che trionfa. Sembra un punto di non ritorno.
Ma vestirsi in gonna e pantaloncini corti è un atto rivoluzionario? O è la definitiva consacrazione al conformismo imperante (gender), che vede le identità sessuali come negative?
Quando capiranno i giovani che vestirsi in modo consono non sono un tributo, una sudditanza verso il moralismo degli anziani, o un cedimento verso le odiate istituzioni, ma un atto di rispetto e di semplice opportunità per luoghi che non sono discoteche o case private? Quando capiranno che vestirsi conformemente ai luoghi pubblici, è un atto che dà importanza non solo agli altri (visto che la solidarietà è un altro loro mantra, spesso vissuto in modo soltanto esotico), ma a loro stessi, nei momenti più importanti della loro vita (la scuola, il lavoro etc)?

Oppure, se l’unica rivoluzione che sanno organizzare è nel nome delle mere pulsioni dell’io, di ogni desiderio che deve diventare un diritto, dell’individualismo del costume, la cosiddetta “bio-libertà”, allora non c’è veramente più nulla da fare.
Quando capiranno che se il sistema politico-culturale-mediatico esalta il loro conformismo, la loro omologazione (sulle scelte che riguardano la vita), chiamandoli maturità, senso di responsabilità e modernità, li hanno fregati?
Vuol dire che il sistema ha vinto, ha ucciso i giovani, li ha rimbecilliti, togliendo loro i parametri di fondo che consentono la distinzione tra bene e male, falso e vero. E una società senza giovani muore in mano ai vecchi.

Fonte:

Di BasNews

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