di Redazione

Prima di affrontare alcune questioni relative al ferragosto 2021 a Monticchio, è necessario, in sintesi, fare delle considerazioni sulla genesi del Parco del Vulture.

Il Parco Naturale Regionale del Vulture è stato ufficialmente istituito il 7 novembre 2017, dopo un lungo iter iniziato nel 2001. E, al di là delle giuste finalità, riferite in sostanza all’istituzione di zone protette, corridoi ecologici, ecc, con l’obiettivo dello sviluppo di un territorio a forte valenza naturalistica e paesaggistica, chiaramente condivisibili, le criticità del Parco, senza entrare nel dettaglio, sono da attribuire essenzialmente alla sua perimetrazione, concertata dalla scorsa amministrazione regionale, molto male, da sottolineare, con il territorio e con le popolazioni locali. Davvero molto male, basti guardare la suddetta perimetrazione, a macchia di leopardo, a parte la zona del monte Vulture e dei laghi, che rende non omogenea la stessa, poiché priva della necessaria continuità, per giunta, con strane ed inspiegabili esclusioni. Doverosa premessa, poiché le problematiche attuali, sono riconducibili, in buona sostanza a tale genesi e alla sua carente concertazione con il territorio.

Per sgombrare il campo da qualsiasi dubbio, come già ribadito in un precedente articolo, se pensiamo a all’abbandono di Monticchio a partire dagli anni ’70, il Parco non può che essere una grande opportunità. Ma, un Parco gestito con intelligenza, che non crei ostacoli, e agli esercenti, e ai turisti, e gestito in maniera razionale. A quanto pare, però, il Parco del Vulture non ha molta logica, e, neanche un adeguato linguaggio (comunicazione): è nato con tali carenze, come detto innanzi.

Rispetto a ferragosto di 2 anni fa, quello precedente alle restrizioni Covid, a Monticchio, sembra si sia registrato un calo di presente di almeno il 30-40%, al di là delle presenze in locali di ristorazione, e, cosa non secondaria, con molti disagi.

Senza mezzi termini, al di là dei giusti obiettivi, sia chiaro, oggetto di critica è l’ordinanza del 6 agosto, che prevede l’istituzione del divieto di transito e di sosta veicolare sulla S.P. n. 43 (le arterie intorno ai laghi). Oggetto di critica in relazione all’applicazione pratica della stessa, priva della necessaria preventiva (non postuma) concertazione col territorio. In pratica, per raggiungere i laghi, è necessario percorrere la strada per Monticchio Sgarroni, fino al parcheggio nei pressi della ex struttura Rosa Blu. Non vi sono ricette preconfezionate, sia ben inteso, in ogni caso, scelte di questo tipo dovrebbero, come già ribadito, essere concordate con il territorio, con le Istituzioni e le associazioni (anche di categoria), e, soprattutto avviate con gradualità e con adeguata informazione. Il Parco, alla sua prima prova importante, è partito, visti i disagi, non certo in maniera ottimale. Per giunta, col rischio di screditare lo stesso Ente, a questo punto. Se, a quanto pare, molte persone, arrivano al bivio per Sgarroni, e rinunciano a raggiungere i laghi, qualche problema ci sarà: è successo nei giorni precedenti il ferragosto, e sicuramente anche in tale data. Con tutti i buoni propositi di tipo ambientalista, è chiaro che un solo parcheggio (privo, cosa molto grave, di qualsiasi forma organizzativa, specie di tipo igienico) non basta: la quantificazione dei parcheggi va fatta in base alla domanda, tenendo presente i dati statistici annuali della ricettività e del flusso turistico (dati necessari per qualsiasi tipo di programmazione). Così come non bastano 3 piccole navette, diesel e inquinanti, in contraddizione con lo spirito del parco, tra l’altro: le lunghe attese e i disagi sotto il sole sono un dato di fatto. Nel bus le attrezzature personali per il pic-nic sono difficoltose da trasportare. Nelle stesse navette le disposizioni anticovid (mascherine, ecc) difficili da rispettare.

Un Parco nato anni fa con evidenti carenze, la cui sede non può essere la Regione Basilicata, e, questa vicenda ne è la dimostrazione. Gli interessi e lo sviluppo del territorio devono essere difesi e pensati dai cittadini dello stesso territorio, e, non certo delegando le istanze al centro Regione. Ciò che accaduto a ferragosto 2021 a Monticchio, è un fatto grave, che ha causato molti disagi, si spera solo temporanei. Il Parco del Vulture, non può essere questo (privo di qualsiasi consapevolezza della necessità di un dialogo col territorio, appunto) non può e non deve creare problemi, ne traggano le dovute conseguenze i vertici, che a questo punto, dovrebbero avviare delle riflessioni: sarebbe finalmente un passo logico, avviando l’iter per il trasferimento della sede dell’Ente sul territorio, con una presidenza ed una gestione non politicizzata. Utopia, forse, se si pensa alla poco edificante vicenda di alcuni Sindaci (autocandidatisi, senza avere le necessarie competenze professionali).

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