Ieri le cronache ci hanno regalato due diversi eventi, uno morbosamente seguito, ovvero quello che viene chiamato Gay Pride, una carnevalata che ha ben poco a che fare con i diritti degli omossessuali o gente Lgbt… e chi più ne ha più che ne metta e uno invece tenuto bene al guinzaglio dall’informazione smutandata, ovvero l’attacco aereo israeliano che ha distrutto l’Al-Baqa Café sul litorale di Gaza. Si tratta di uno dei pochi punti della Striscia dove esiste ancora la rete ed era dunque frequentato dalla stampa. L’intenzione era quella appunto di uccidere coloro che ancora forniscono testimonianze testimoni sulle stragi (infatti sono morti almeno tre giornalisti a quanto si sa, fra le ottanta persone massacrate) e fornire un monito a chi avesse ancora il coraggio di informare sull’inferno del sionismo. Tra le due cose non sembra esserci alcun rapporto, mentre invece ne esiste uno strettissimo, anzi si potrebbe dire organico: il Pride, frequentatissimo da pseudo politici nostrani, gentina davvero orrenda, e benedetto dalla von der Leyen, è stato fatto in Ungheria proprio a dispetto del governo di Budapest che guarda caso è uno dei pochissimi esecutivi europei che oppone qualche resistenza al bellicismo della Ue, alla sua russofobia, ai proclami di guerra all’Iran e sul desolante silenzio sulle stragi di palestinesi.
Lasciamo perdere che il tutto è stato spacciato come dimostrazione della libertà di espressione che invece proprio i vertici di Bruxelles vogliono reprimere attraverso prese di posizione istituzionali ben note, queste sono le solite sciocchezze di facciata buone giusto per i più i gonzi, quelli che insomma non badano al cibo, ma all’impiattamento, per fare un paragone culinario che però rende bene l’idea di fondo. Il fatto sostanziale è che il genocidio a Gaza, la guerra con l’Iran e quella contro la Russia sono tre spetti della medesima cosa. L’economista Michel Hudson proprio nei giorni scorsi ha scritto un lungo articolo per dimostrare che tutti questi teatri di morte sono il risultato del tentativo delle élite americane di riprendersi il potere che avevano durante il periodo unipolare. Ne va della propria esistenza: senza la possibilità di comando universale nel quale sono cresciute, semplicemente sparirebbero perché il sistema cui fanno riferimento sta collassando. La decisione presa dal G7 secondo la quale le multinazionali americani non dovranno più pagare tasse in altri Paesi di questo disgustoso consesso ne è una dimostrazione lampante, ancorché laterale al discorso che stiamo facendo, Tornando a noi ciò che è accaduto a Gaza l’altro giorno e ciò che accade ormai da quasi due anni con l’assenso politico occidentale, con il silenzio e con la fornitura di armi è qualcosa di strettamente collegato sia con la vicenda iraniana, sia con quella ucraina: la manifestazione di Budapest, voluta e organizzata con i soldi della Ue che finanzia i centri Lgbt, è stato un diretto assist ai signori della guerra.
Non ci vuole molto a capirlo e questo naturalmente finirà nel prossimo futuro per danneggiare proprio la causa Lgbt che evidentemente viene usata come ariete per forzare la mano ai Paesi che non ci stanno alla logica di guerra e delle oligarchie al potere le quali fanno collezione di buone cause apparenti, per gestirle secondo i propri interessi e in maniera trasversale. Salute, clima, accoglienza sono diventati dei totem per le più selvagge speculazioni e destabilizzazioni. Tutta la gente presente in Ungheria, magari in perfetta buona fede è stata insomma utilizzata in maniera strumentale per un’azione politica in favore della guerra totale delle oligarchie che attraverso di essa vogliono impoverirci. E ne saranno le prime vittime designate se il loro disegno si realizzerà. Altro che libertà e diritti. Altro che umanità e pace. D’altra parte è anche vero che sulle cose occorre ragionare e non pare davvero che questo accada. In uno striscione presente a Budapest si dice che prenderlo da quelle parti fa funzionare meglio il cervello: parrebbe proprio di sì, ma solo se esso si trova nelle medesime regioni anatomiche.
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