La disforia, termine entrato da poco nel gergo della psicologia, disciplina che ha sempre avuto poco di scientifico, ma molto di politico, con una definizione di normalità che varia a seconda degli orientamenti, riguarda solo marginalmente il genere, ma è la condizione di base nella quale viviamo, ovvero nell’incongruenza fra il discorso pubblico e la realtà dei fatti. Essa si avverte praticamente su tutti i livelli, non risparmiando praticamente nulla, dai vertici occidentali al bar sport. Fare un elenco sarebbe impossibile, vista la frequenza assillante con cui le occorrenze di questa sindrome si presenta quotidianamente, ma vorrei fare qualche esempio che chiarisca ciò che voglio dire e mostri come sia quasi impossibile uscire dalla melassa pseudo ideologica nella quale siamo stati calati, come insetti da studiare.
Dalla provincia
Cominciamo dal basso dove pure ci sono fermenti che però vengono regolarmente sterilizzati dalla necessità di aderire al breviario mediatico – globalista. Per esempio, uno fra i tanti possibili, c’è da segnalare la nascita nel Pinerolese di un gruppo contro il riarmo che il 17 giugno prossimo terrà il suo primo incontro. Lodevole iniziativa, ma resa di fatto inutile dal voler a tutti i costi cantare i salmi mediatici. Nel documento – manifesto del gruppo si legge infatti: “Grazie a Rearm EU la Germania ha già avviato un piano di riarmo con una spesa di centinaia di milioni di euro, per avere in pochi anni il più forte esercito d’Europa, con la spaventosa prospettiva che alle prossime elezioni una Germania super-armata vedrà l’estrema destra dell’Afd trionfare e andare al governo”. La solita storia… ma chi ha stilato questo documento sa che l’Afd, insieme al movimento di Sahra Wagenknetch è l’unico che si oppone al riamo voluto dal cancelliere di BlackRock e ai venti di guerra che spirano su Berlino? Non è un segreto, basta leggere qualsiasi giornale tedesco per rendersi conto delle cose. Non chiedo che qualcuno si interroghi sulla definizione di estrema destra e se essa si attagli all’Afd, perché capisco che un tale sforzo intellettuale sia defatigante soprattutto per chi non è abituato alla cucina delle idee e si accontenta di mettere in forno surgelati. Fatto sta però che le antinomie e le concessioni rituali alle formule d’uso finiscono per rendere inutile e velleitaria qualsiasi protesta.
Los Angeles
E veniamo a qualcosa di molto più grande, sia sul piano della cronaca che su quello della battaglia fra le correnti che si contendono il potere, ovvero alla campagna di disinformazione più massiccia che si sia vista negli ultimi tempi. È del tutto paradossale che i media a canali unificati continuino a dire che le proteste contro l’espulsione dei clandestini dotati di corpose fedine penali, sia essenzialmente pacifica, nonostante le immagini degli incendi e degli scontri che vengono pubblicate assieme alla negzione della violenza. E persino di fronte al fatto che la sindaca woke della città, sia stata costretta ad adottare il coprifuoco nella zona centrale di Los Angeles. Il tutto per poter dire che le misure prese da Trump sono ingiuste e vergognose. In realtà è abbastanza evidente che i disordini sono organizzati e che in qualche parte sono anche finanziati persino dai soldi dei contribuenti: 34 milioni di dollari sono andati a una delle formazioni in prima linea nei disordini. D’altra parte l’organizzazione di azioni di rivolta è – secondo lo spirito americano – un vero e proprio business tanto che le proteste contro la deportazione di clandestini che hanno commesso reati sono iniziate con l’arresto di un duplice omicida, parte essenziale, evidentemente, della società californiana.
Misteri gaudiosi della Nato
E per finire per il massimo livello potremmo prendere la Nato, che il 24 giugno riunirà in Olanda i capi di Stato e di governo dei vari Paesi che compongono l’Alleanza, ma nel documento base in cui si delinea l’orientamento della discussione non si parla affatto di accogliere il regime di Kiev nell’Alleanza, dopo che per settimane il tema è stato oggetto di massiccia propaganda. Anzi non si parla affatto di Ucraina e soprattutto non si parla più dell’assistenza a lungo temine e dei 40 miliardi che avrebbero dovuto essere concessi a Zelensky per la sua guerra. Fatto ancor più importante non si parla più della Russia come del Paese aggressore. Venendo meno il sostegno incondizionato degli Usa e constatato che la guerra è ormai persa, i volenterosi europei si sottraggono allo scontro diretto per passare armi e bagagli alle azioni terroristiche nella convinzione che la Russia non reagisca. Eppure l’informazione, che generalmente è in mano alla parte guerrafondaia dell’Occidente, dice tutt’altro, sperando soprattutto di poter almeno tenere in piedi l’atmosfera di guerra e il conseguente investimento di fiumi di soldi in armi. La dissociazione dal mondo reale è completa.
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