Una cosa è abbaiare, un’altra è mordere. Così davvero non ci si spiega perché l’impero di Washington dovrebbe tentare a tutti i costi una guerra nucleare con la Russia, quando ha meno testate dell’avversario (anche comprendendo i modesti arsenali di Francia e Gran Bretagna) , vettori parecchio più arretrati rispetto alla panoplia di missili ipersonici che Mosca può vantare e infine difese aree e antimissilistiche meno efficienti:  in queste condizioni persino un attacco a sorpresa, secondo la dottrina del first strike così a lungo cullata dal Pentagono, potrebbe risolversi in un disastro. Infatti è stata proprio Washington a calmare le acque dopo la caduta dei due missili ucraini sul territorio polacco, subito spacciati per russi da tutta l’informazione occidentale, perché come dice anche una acuta pensatrice come la Meloni, hanno sempre la colpa di tutto. La vicenda è così diventata chiarissima: Kiev è ormai alla disperazione, soprattutto dopo che le elezioni di medio termine in Usa, seppure meno “rivoluzionarie” di ciò che ci si attendeva, rendono comunque difficile il continuo invio di armi e soldi, soprattutto dopo il fallimento di Ftx che pare sempre più fosse il raccordo tra il regime ucraino e chi comanda in Usa. E’ naturale che  i nazisti ucraini tentino  in ogni modo di allargare e nuclearizzare un conflitto. che non possono vincere sul campo.  Prima hanno scelto la strada delle stragi di civili sperando di provocare una risposta eccessiva di Mosca, adesso cercano di simularla in proprio. Su questo non credo che ci possano essere dubbi visto che la stessa amministrazione Usa ha fatto capire a Zelensky di aver esagerato. Inoltre esiste un fatto tecnico che denuncia la vicenda come una falsa bandiera ucraina: i missili S300  non si sono autodistrutti in volo come prevede l’elettronica di bordo: questa funzione può essere esclusa solo agendo manualmente prima del lancio, ma ciò non avrebbe avuto alcun senso se gli ucraini avessero davvero voluto abbattere qualche razzo russo.

Tuttavia esiste un altro elemento da tenere in considerazione: la Polonia è letteralmente zeppa di missili Patriot  che non sono stati attivati all’arrivo  dei  due S300 ucraini, volutamente e ingannevolmente scambiati per russi, Sappiamo bene che questi “anti missile”  venduti come fossero un mano santa sono in realtà una schifezza, che in Arabia Saudita non sono riusciti ad intercettare nemmeno uno degli  Scud yemeniti appartenenti all’epoca sovietica: la loro vera efficienza sta nel portare  soldi alla Raytheon ovvero al maggior attore del complesso militar industriale statunitense. Probabilmente non sarebbero riusciti ad intercettare un bel nulla, ma il fatto è che non si è nemmeno tentato di farlo, che gli addetti  alle batterie di questi missili non si sono nemmeno mossi il che è abbastanza incomprensibile se davvero avessero avuto timore di un attacco russo. Se ne sono stati invece buoni buoni ad aspettare che la commedia giungesse al suo fine . Sorge a questo punto il dubbio che Varsavia sia stata al gioco, anzi in qualche modo ne sia stata coprotagonista se non addirittura la suggeritrice.

Ma quale interesse potrebbe avere la Polonia in un allargamento del conflitto, a parte le mire sull’area più occidentale dell’Ucraina, visto che sarebbe comunque la prima ad essere distrutta in caso di guerra nucleare? Nessuno in realtà  se non la sensazione psicopatologica di Varsavia di poter contare qualcosa, anzi di divenire centrale nella geopolitica,  solo se si mantiene una situazione di conflitto tra gli Stati Uniti (con l’Europa al seguito) e la Russia, togliendola dalla marginalità nella quale è relegata fin dalla fine del Seicento. Sono ormai più di tre secoli che la politica polacca si declina in questi termini, sia pure con le ovvie differenze di epoca in epoca:  tra una sensazione di superiorità rispetto ai vicini tanto da immaginarsi una Polonia che vada dal Baltico al Mar Nero e una dannata paura della Russia. Purtroppo le ambizioni non hanno mai corrisposto ai mezzi, tanto più che si tratta di un Paese i cui confini sono cambiati talmente tanto che di polacchi veri e propri si può parlare solo nell’area tra Varsavia,  Cracovia e Lublino ma hanno al contrario finito per mettere in eterna contrapposizione il Paese con la Russia, ovvero con la sua grande paura. E per la verità anche contro la Germania, cosa che potrebbe accadere anche in questo passaggio di epoca.

Dunque a questo punto la Polonia rischia di diventare il maggior pericolo per la pace, forse anche più dell’Ucraina stessa dove si combatte una guerra per procura, ma del cui destino tutti se ne fregano, Varsavia invece da dentro la Nato può provocare enormi guasti nel  cercare di mantenere uno stato di conflittualità dal quale ritiene di potersi avvantaggiare in qualche modo.

Fonte:

Di BasNews

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