Cercasi democrazia

Le elezioni regionali riportano un dato evidente, eppure ignorato dalla corte mediatica e dagli stessi vincitori delle elezioni: i votanti sono meno della metà degli aventi diritto. Lo scollamento tra potere plutocratico e popolo è ormai evidente, la democrazia ad ogni tornata elettorale ha il suo requiem, ciò malgrado la tragedia curvata in farsa continua la sua corsa verso la disntegrazione. Nulla sembra fermare la deriva, la si ignora, la si vela, la si omaggia fino all’inverosimile. Il dato di fatto è che la democrazia non c’è, al suo posto vi sono plutocrazie che organizzano il consenso con i ceti dei benestanti e, specialmente, con i nuovi cortigiani, i giornalisti, che rappresentano nei loro servizi “il mondo che non è”.

Siamo da decenni talmente disabituati a pensare la democrazia che siamo diventati incapaci di definirla. Ci si limita ad affermare che la democrazia coincide con il voto. Sappiamo bene che fascismo e nazismo non abolirono il voto, ma giunsero al potere  con rilevante consenso popolare, pertanto democrazia e voto non coincidono necessariamente. Nel nostro caso la definizione semplicistica voto-democrazia non è neanche applicabile, in quanto più della metà della popolazione non si reca alle urne. La democrazia è coscienza di popolo, essa è vera e viva, nel caso il voto sia consapevole e razionale. Il voto pensato consente di oltrepassare posizioni individualistiche e di classe, e dunque di oltrepassare gli interessi particolari per l’universale, ovvero le chiusure di classe si fluidificano nella consapevolezza che vi sono diritti universali che riguardano il popolo e l’umanità tutta. La democrazia è dunque lavoro politico e spirituale che si esplica nell’ordinario; il voto è solo il momento finale della prassi democratica, in cui i cittadini danno forma alla progettualità politica. Tale coscienza necessita  di scuole pubbliche e di buon livello qualitativo, di spazi di discussione pubblica e di salari e di stipendi dignitosi che permettono di soddisfare i bisogni materiali e di partecipare alla vita politica. Tali diritti sociali, architrave della democrazia, hanno subito un pianificato bombardamento da destra e da sinistra, poiché i confederati del liberismo hanno agito con  fanatismo semi-religioso nel distruggere e affondare lo stato sociale, la loro fede nel liberismo e nella globalizzazione è incrollabile, malgrado gli atroci risultati.

Dopo il bombardamento sui diritti sociali resta solo l’azienda Italia in cui la sanità è rigorosamente per benestanti e la formazione di bassa qualità è il nuovo catechismo, infatti l’oppio dei poveri ha una nuova ed inedita versione nelle “agende” che sono snocciolate a scuola. Le formazioni alternative al liberismo non hanno spazio mediatico che tra programmi d’intrattenimento e servile adattamento dei media (l’Italia è al 49° posto per la libertà d’informazione) alle logiche del dominio disinformano il popolo ormai “plebe”. La democrazia non c’è, è stata rasa al suolo a suon di decreti e di  finanziarie.

Metà e oltre della popolazione, lo sa e non va a votare, ma ha somatizzato un senso di impotenza e di disperazione. Tale impotenza è la loro vittoria e il loro trofeo, in quanto non si osa pensare alla fine dell’agenda liberista, la si accetta come fosse una sentenza divina. Nel frattempo la nazione è diventata un albergo per il turismo di massa, si susseguono tragici gli sfratti e le case hanno costi proibitivi. La classe media usa le case come alberghi per turisti e sono assenti politiche per la costruzione di case popolari. La casa non è un diritto, è diventata un privilegio. Si vive nel peggiore dei mondi possibili e declina con la democrazia la salute mentale delle persone umiliate e offese da un sistema senza pietà. Solo la legge del più forte governa la nazione, i deboli sono schiacciati sotto lo zoccolo acuminato dei tagli sociali.  La democrazia è tutta da ricostruire, ma non ci saranno divinità o eroi a salvarci, ogni astenuto ha le sue buone ragioni, ogni vita porta i segni del vuoto democratico, ciò malgrado i soli che possono salvare la democrazia sono coloro che si astengono, in quanto il loro silenzio elettorale è il sintomo di un malessere generale e diffuso che attende di diventare parola e organizzazione politica e sociale per il nuovo corso.

“Democrazia cercasi”, quasta è la verità da cui iniziare il viaggio verso la democrazia, non c’è alternativa, sei milioni di italiani  già vivono in povertà assoluta (9,7% della popolazione), ma si finanziano le guerre; sta a noi invertire la rotta. Indignamoci e la democrazia sarà nuovamente realtà.

Salvatore A. Braavo

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