di Aldo Di Lello

Il 25 aprile 2022 verrà probabilmente ricordato come il giorno nefasto dell’antifascismo italiano. E questo non per le polemiche in piazza, per i fischi a Enrico Letta, per le grida “servo della Nato”, per gli striscioni contro l’Alleanza Atlantica, per le contestazioni alla Brigata Ebraica. Tutto ciò fa in fondo parte della coreografia della Festa della Liberazione, che da molti anni è ricca di scontri e di polemiche.

No, il problema scoppiato quest’anno è più grave e più profondo. E deriva dal fatto  che l’incredibile cacofonia udita in questa edizione, al tempo della guerra in Ucraina, ha rivelato  l’inutilità dell’antifascismo, o per meglio dire la nocività, per gli stessi antifascisti, di quello che potremmo definire “antifascismo prezzemolo”.

Che cosa intendiamo per “antifascismo prezzemolo”? Intendiamo l’antifascismo buono per tutte le occasioni, quello che lascia sullo sfondo la sua storicità e le sue origini, per diventare un sorta di metro di giudizio universale e metastorico, volto a stabilire, in ogni conflitto, chi siano i “buoni” e chi siano i “cattivi”, dove risiedano le ragioni del bene e dove invece abitino gli agenti del male, dove sia la giustizia e dove invece la sopraffazione. E via di seguito, fino a trasformare fascismo e antifascismo, da categorie storico-politiche, in modelli teologico-morali.

Una bella rendita di posizione ideologica, non c’è dubbio, che ha garantito a lungo, a chi ne deteneva i sigilli ufficiali, l’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia), una sorta di primato morale sul dibattito pubblico italiano. Guai a far arrabbiare i “partigiani”, guai a subire le loro scomuniche: istituzioni e mass media si mettevano in riga. Ancora nel 1994, l’Anpi riuscì a trasformare il corteo del 25 aprile a Milano in una formidabile manifestazione contro il primo governo Berlusconi. Allora l’”antifascismo prezzemolo” dava grandi soddisfazioni, dal momento che funzionava a pieno regime il collateralismo tra Anpi e partito della sinistra, che allora si chiamava Pds, una formazione scaturita solo tre anni prima dallo storico Partito comunista italiano.

Be’, oggi tutto questo è solo un lontano ricordo. Il richiamo all’antifascismo, non soltano non mette tutti d’accordo, ma acuisce le divisioni. Ci voleva un evento tragico ed eccezionale come la guerra in Ucraina per far esplodere il conflitto interno e mettere impietosamente a nudo le contraddizioni.

Dagli inizi di aprile abbiamo assistito alla rappresentazione del surreale dilemma se fosse più “fascista” Putin o Biden. La dirigenza dell’Anpi, con il cuore ancora palpitante per la sinistra vintage, quella, per intenderci, modello Luciano Canfora, proprio non ce la faceva a schierarsi dalla parte degli “imperialisti” americani contro la Russia di Putin, che sarà anche uno zar reazionario, ma che è pur sempre l’erede, geopoliticamente parlando, della vecchia Urss di Stalin e Breznev.

C’è da capire l’imbarazzo. E poi, come si fa a celebrare il 25 aprile, data della Liberazione dal fascismo e dal nazismo in Italia, contro un Paese, la Russia, che si appresta a celebrare, a sua volta, il 9 maggio, festa della vittoria sovietica nella “Grande Guerra Patriottica” contro il nazismo? E come si fa inoltre ad assimilare ai resistenti di 77 anni fa i neonazisti del battaglione Azov, che stanno diventando leggenda per la loro strenua resistenza anti-russa tra i cunicoli dell’acciaieria di Mariupol?

Siamo di fronte a un cortocircuito assoluto, che non riguarda soltanto l’Anpi, ma tutta la sinistra italiana e tutte le generazioni cresciute a pane, pacifismo e antiamericanismo. Non tutti avranno dimenticato le vecchie canzoni come “Buttiamo a mare le basi americane” o i vecchi slogan tipo “Yankee go home”. Né, giovani e  vecchi militanti dell’antifascismo i sinistra,  avranno certo accolto il verbo liberal e atlantico che arriva da Occidente e che furoreggia a largo del Nazareno.

Espressione di questo cortocircuito e di questo imbarazzo è stato l’infortunio del 4 aprile, quando un comunicato ufficiale dell’Anpi ha terremotato la sinistra italiana perché metteva in dubbio le responsabilità russe nell’eccidio di Bucha: «Serve una commissione d’inchiesta per appurare le responsabilità».

A quel punto il cortocircuito ha rischiato di deflagrare. Ed è dovuto intervenire nientemeno che il presidente Mattarella in persona per placare gli animi e mettere fine alla guerra civile divampata all’interno della sinistra antifascista. «Dal nostro 25 aprile viene un appello alla pace. Alla pace, non ad arrendersi di fronte alla prepotenza»: così il capo dello Stato ha dato un bella tirata d’orecchie ai vertici dell’Anpi, a partire dal presidente Gianfranco Pagliarulo, il quale, alla fine, due giorni prima la ricorrenza, è stato costretto ad auto-sconfessarsi. «La resistenza ucraina è resistenza, doverosa e legittima. E l’invasione russa è da condannare, senza se e senza ma».

Parole che bruciano, ma che sono servite ai “partigiani” per marciare insieme, il 25 aprile, anche quest’anno. Però la festa è stata comunque rovinata.

Questo psico-drammone, l’Anpi se lo poteva risparmiare. Bastava in fondo capire che è del tutto legittimo nutrire opinioni diverse su fatti sconvolgenti come la guerra in Ucraina. E che pertanto i vertici dell’Associazione partigiani non erano affatto obbligati a esprimere una comune posizione ufficiale rispetto a un mondo radicalmente diverso da quello in cui, come associazione, hanno sempre esercitato potere e  influenza.

Non ci voleva molto a capirlo. Ma ciò avrebbe significato mettere in soffitta l’“antifascismo prezzemolo”. Non se la sono sentita. Mal gliene incolse. Perché nella ricorrenza 2022 s’è drammaticamente rivelato quanto sia incerto e confuso, praticamente inutile, l’orizzonte politico degli antifascisti in servizio permanente effettivo.

P.S. Nel manifesto dell’Anpi per il 25 aprile 2022 è riprodotto un disegno in cui la bandiera italiana compare con le bande tricolori orizzontali e non verticali. Non è la nostra bandiera, ma quella ungherese. Pretendono di mettere bocca su una guerra ai confini dell’Europa e non sanno neanche disegnare la bandiera italiana.

Fonte:

Di BasNews

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